Giornalismo disinvolto. MI si appella alla responsabilità dei singoli professionisti e delle redazioni

Giornalismo disinvolto. MI si appella alla responsabilità dei singoli professionisti e delle redazioni

Alla fine, dopo tanto discutere, è stata stralciata la proposta di inasprimento delle pene per i reati giornalistici, a carico, cioè, dei giornalisti che diffondono notizie false.

Quello della libertà di stampa resta però un tema caldo.

È vero che l’eccessivo giustizialismo comporta spesso illegittime compressioni di libertà di opinione, espressione, pensiero. Ma la discussione non può ridursi alla solita contrapposizione tra coloro che inneggiano alla politica della tolleranza zero, con evidenti aneliti forcaioli, e altri che, pur invocando il massimo rigore nella valutazione della responsabilità professionale, percepiscono come ormai acclarato, e dunque accettano, il trend della scarsa attendibilità delle informazioni immesse in circolazione.

Meritocrazia Italia sceglie, come sempre, di affrontare i problemi con approccio sostanzialista, perché le tutele abbiano sempre effettività e non esistano valori tiranni, ma sempre diritti fondamentali in ragionevole bilanciamento tra loro. Nella specie, la corretta informazione ha a che fare non soltanto con la libertà di stampa, cronaca e critica, ma anche con la libertà di scelta e di partecipazione democratica dei cittadini.

La stampa ha una funzione sociale importantissima. Contribuisce alla formazione dell’opinione pubblica.
È per questo che le figure professionali che curano l’informazione giornalistica sono chiamate al massimo rigore.
È vero che lo stigma della detenzione non scoraggia dalla commissione di delitti, spesso portati avanti anche per interessi economici e consumismo, ma un meccanismo utile ad arginare quel giornalismo senza scrupoli, uso alla diffusione di notizie non verificate, costruite ad arte o rese in modo tale solo da sollevare clamore mediatico serve.
In questo senso, puntare sulle sanzioni pecuniarie forse sarebbe più utile al fine di scoraggiare il mercenarismo giornalistico, sì come puntare su misure disciplinari con interdizioni dalla professione anche di lungo periodo affinché si percepisca il peso collettivo di un’informazione drogata o alterata.

Nel frattempo, non ci si può che appellare alla responsabilità dei singoli professionisti e delle redazioni.

Stop war.



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