Gravissime le assenze alla COP29: urge un nuovo paradigma di responsabilità e solidarietà internazionale
Si è aperta a Baku la 29ª Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP29), che dovrebbe rappresentare un momento cruciale nel percorso di contrasto alla crisi climatica globale.
L’assenza di alcuni tra i leader mondiali più influenti rischia di compromettere la portata e l’efficacia delle discussioni. Senza il contributo di alcune figure chiave, si indebolisce il dialogo sui meccanismi concreti e strutturali necessari per affrontare il riscaldamento globale e mitigare i suoi effetti.
Mancheranno Joe Biden, Luiz Inácio Lula da Silva, Xi Jinping e Vladimir Putin. La loro partecipazione avrebbe rappresentato un segnale di impegno internazionale per un approccio coordinato. La carenza di rappresentanza da parte di attori globali strategici limita invece la possibilità di ottenere compromessi significativi, fondamentali per incentivare piani d’azione collettivi.
Anche il mancato coinvolgimento di altre Nazioni chiave come Giappone, Australia, Canada e Papua Nuova Guinea indebolisce il peso dell’incontro. Il commento del primo ministro della Papua Nuova Guinea, che ha definito il vertice una “totale perdita di tempo,” evidenzia il crescente scetticismo in merito all’efficacia dei processi negoziali in corso e l’insoddisfazione di alcuni Stati verso una cooperazione climatica ancora troppo vaga e non sufficientemente finanziata.
Sul fronte europeo, l’assenza della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz suscita ulteriore allarme. Senza una partecipazione attiva delle istituzioni europee e dei suoi principali rappresentanti, l’Unione potrebbe non riuscire a esercitare il ruolo di guida che le compete, rallentando il progresso verso un fronte comune che sia promotore di iniziative innovative e impegni ambiziosi.
La COP29 si inserisce in un contesto globale di profonda urgenza, segnato dall’aumento di eventi climatici estremi, dal crescente divario sociale ed economico e da un’escalation di instabilità ecologica. Oggi più che mai, le Nazioni sono chiamate a un’assunzione di responsabilità che vada oltre gli impegni teorici, investendo in politiche trasformative che sappiano contrastare le cause profonde delle emissioni di gas serra e favorire la protezione degli ecosistemi.
In questo scenario complesso, Meritocrazia Italia rinnova l’appello per un impegno finanziario globale che supporti i Paesi più vulnerabili, agevolandone la transizione verso una resilienza climatica sostenibile. È necessario uno sforzo di sistema che incoraggi gli investimenti in tecnologie verdi e infrastrutture resilienti, essenziali per costruire un’economia a basse emissioni e a prova di clima.
Meritocrazia ribadisce l’urgenza di adottare un nuovo paradigma di responsabilità e solidarietà internazionale che trasformi la crisi climatica in un’opportunità di coesione e di innovazione globale. Le parole non sono più sufficienti: la comunità internazionale deve agire concretamente e coordinarsi con obiettivi tangibili e misurabili.
Per questo Meritocrazia continuerà a sostenere e promuovere il dialogo internazionale e l’attivazione di politiche condivise, affinché la lotta contro il cambiamento climatico rimanga al vertice dell’agenda politica globale, riconoscendo in essa non solo una priorità, ma un imperativo strategico per il futuro dell’umanità.
Stop war.