I punti cardine della riforma delle pensioni secondo Meritocrazia Italia
La riforma delle pensioni targata Meloni ha l’obiettivo di raggiungere gradualmente “Quota 41”, ovvero con la possibilità, per il futuro, di andare in pensione congedandosi dal lavoro a qualsiasi età ma con 41 anni di contributi.
Tra gli obiettivi principali quello di «chiudere la stagione delle forme di accesso ai pensioni sperimentali» per «individuare l’accesso a pensioni più compatibili con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore e al contempo di ricambio generazionale dei datori di lavoro, evitando pericolosi ‘scaloni’ anagrafici». Negli ultimi anni si sono, infatti, susseguite forme sperimentali di flessibilità in uscita (APE, Quota 100-102-103, Opzione Donna, solo per citarne alcune), che sono state anche prorogate in parte dalle Legge di Stabilità 2023, in questo primo periodo, per evitare il cosiddetto scalone.
Ma l’intento preannunciato dal Governo è quello di dare forma e vita ad una completa revisione del sistema pensionistico nel segno della solidarietà e della sostenibilità per le future generazioni, per esitare un riassetto strutturale che, finora, non è riuscito a nessuno.
Se si volesse davvero mantenere inalterato l’obiettivo di Quota 41, il primo ambito di intervento dovrebbe essere riservato alla ricerca delle coperture finanziarie, considerando che, secondo le prime simulazioni, se venisse adottata a partire dal 2024 costerebbe da sola nel primo biennio circa 3 miliardi di euro. A ciò sia aggiunga la necessità di intervenire sulla normativa del riscatto dei contributi e sulla pace contributiva per permettere a una platea più ampia di popolazione di raggiungere i 41 anni di contributi.
Ma la strada della strutturalità di Quota 41 quale requisito minimo contributivo di accesso alla finestra pensionistica indipendentemente dall’età anagrafica non sembra essere l’opzione migliore, apparendo finanche in contrasto con l’annunciato riferimento alle future generazioni ed alla volontà di prevedere meccanismi che tutelino il diritto previdenziale anche a fronte di un mercato del lavoro che spesso comporta carriere discontinue, con il rischio di non maturare un trattamento adeguato o di non raggiungere mai Quota 41.
Meritocrazia Italia, propone invece di puntare su di una quadruplice direttrice di intervento, che si articoli:
a)- nell’incentivazione del sistema di ricambio generazionale all’interno del mondo del lavoro, anche prevedendo forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato, per foraggiare l’esodo dei lavoratori più vicini alla pensione e percorsi mirati di staffetta generazionale con doti attrattive di incentivi alle assunzioni che consentano un efficace rilancio dell’occupazione giovanile.
b)- nell’accesso a forme pensionistiche più compatibili con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore, disancorando il maccanismo di innalzamento ed adeguamento automatico dell’età pensionabile rispetto all’aspettativa di vita ISTAT, perché il nostro è un Paese che tende all’invecchiamento e perché non tutti i lavori possono essere svolti fino alla soglia dei 70 anni. Ecco allora che dovrà essere permesso a chi non riesce a raggiungere l’età o i contributi massimi di poter scegliere di accedere ad una pensione calcolata con il sistema contributivo, ma senza penalizzazioni, già in essere grazie all’operatività del meccanismo di applicazione dei coefficienti di trasformazione. Considerando anche che, da qui a breve, l’applicazione totalizzante del sistema contributivo puro, comporterà l’assenza di difficoltà ad erogare pensioni a qualsiasi età e con qualsiasi requisito.
c)- nel potenziamento della previdenza integrativa, che dovrà marciare di pari passo con quella obbligatoria, per permettere, a chi ricade nel sistema contributivo puro, di garantirsi una pensione dignitosa. Nota dolente è, infatti, il mancato decollo delle pensioni integrative che, per come studiate, non hanno prodotto a promuovere investimenti dei singoli per garantire l’auspicata integrazione delle prestazioni pubbliche, consentendo di mantenere lo stesso tenore di vita ante pensione. Oggi, dunque, diviene indispensabile intervenire con maggiori garanzie ed incentivi, provvedendo:
– a dividere, sul fronte pubblico, la gestione di rivalutazione del capitale investito, versato dai lavoratori attraverso i contributi, con gestioni separate in grado di garantire performance e trasparenza;
– all’innalzamento della deducibilità fiscale sui sistemi previdenziali privati, sino a 10.000 euro annui;
– all’attivazione di accordi pubblico/privato per mettere a regime polizze a rendita immediata, rivalutabili, alla scadenza dell’età contributiva, a libera scelta del lavoratore;
– ad una riforma dei fondi di gestione atta a garantire maggiori rivalutazioni;
– ad una maggiore flessibilità di eventuali anticipazioni su quanto accantonato in fondi privati, prevedendo oltre alle specifiche già in essere anche quella di possibili evenienze sopravvenute, a causa di perdita del posto di lavoro o altri casi accidentali che condizionano la vita del lavoratore.
d)- nell’utilizzo di sistemi di rivalutazione delle pensioni minime legandole ai processi inflattivi, per garantire maggiori tutele alle fasce più deboli.
Meritocrazia invita al coraggio, creando presupposti di medio e lungo periodo in grado di garantire livelli di prestazioni sufficienti ed adeguati, con un sistema di interessenza tra pubblico e privato che garantisca sul lungo periodo la sostenibilità dei conti pubblici e l’adeguatezza dei trattamenti previdenziali, disegnando forme di scelta della posizione pensionistica in modo consapevole, con futura rendita adeguata al tenore di vita e con oneri calcolati secondo i principi generali del nostro ordinamento pensionistico.
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