Ideologia e verità
L’ideologia si ammanta di verità. Ma le verità nelle quali crediamo, a volte, sono costruite sul personale sentimento e non riflettono il vero.
Dinanzi a tanti stimoli, non sempre è semplice restare lucidi.
Negli anni ’70 e ’80, le principali sollecitazioni provenivano dalla tv commerciale, quella dei prodotti di massa, della corsa alla spesa, in parallelo alle evoluzioni dell’industrializzazione, già avviata dopo la seconda guerra mondiale. Eppure le identità non erano in pericolo; gli equilibri si potevano ancora conservare perché non era ancora andata persa la propensione alla lettura, all’approfondimento.
Con il passaggio dalla tv commerciale al sopravvento della tecnologia, il modo di ragionare e di vivere è stato del tutto stravolto. In poco tempo. Prima che potessimo accorgercene.
Lo smartphone è diventato strumento essenziale per la vita di relazione, consente di comunicare ma consente anche di accedere più facilmente e velocemente a ogni mercato. Di acquistare con leggerezza e compulsivamente.
Sono state costruite nuove verità.
Non si dimentichi che Hitler diffuse l’ideologia nazista su rivendicazioni di verità, sostenendo che, paradossalmente, alcune sono così tanto palesi da non essere viste né percepite. Su queste basi, creò ad arte una battaglia ideologica folle, alimentando l’odio di massa contro un’intera etnia, per l’onnipotenza personale e della Nazione.
Verità e ideologia hanno la pretesa di vivere come facce di una stessa medaglia, fatta, però, della materia delle bugie.
Che viviamo in un mondo di artificialità è evidente. Non sono reali neppure i nostri desideri, i nostri sogni, pilotati da chi controlla le nostre abitudini e profila le nostre inclinazioni. Il mercato, e poi l’uomo. Il consumismo vince tutta la partita.
Un nuovo, fintamente segreto, pericolosissimo, grande fratello, che altera la percezione comune del vero.
Nulla è più oggettivo. La formazione è indotta. I sentimenti sono indotti. Sfuma ogni propensione al sacrificio, alla voglia di raggiungere i traguardi voluti per la via maestra dell’impegno e la dedizione. E si cerca il guadagno facile, grazie alla visibilità su un social network.
Meritocrazia sceglie di non essere indifferente a questa deriva culturale. Da qui le tantissime proposte per la costruzione di un mondo diverso, per un ritorno alla verità. Con l’opera altruistica di chi vuol fare la sua parte, e non cede alla sterile polemica, alle provocazioni prive di sostanza.
E chiede che lo facciano anche le Istituzioni. Chiede che lo faccia anche la stampa, che dirotta l’attenzione delle masse verso il superfluo e punta al clamore mediatico e, così, al mero profitto.
In questa direzione va, ad esempio, la richiesta di adottare un T.U. per la regolazione dell’uso dei social e la maggiore responsabilizzazione dei gestori delle piattaforme. In questo momento di massima fragilità, non ci si può lasciare distrarre. La tecnologia, l’intelligenza artificiale, che tanta utilità possono portare al progresso della civiltà, non devono sfuggire al controllo. Diversamente una grande opportunità si trasformerà, come pure sta accadendo, in un grande pericolo. L’informazione va curata, e non deve perdere il contatto con la realtà.
Non sia artificiale anche la dimensione nella quale scegliamo di vivere.
Meritocrazia è consapevole della responsabilità che oggi grava su tutti i cittadini. È il tempo che le coscienze si risveglino, che si abbandoni ogni prospettiva di felicità meramente individualistica.