Il centro del mondo
La scorsa settimana si è tenuto il sesto Congresso nazionale di Meritocrazia Italia.
Tre giorni intensi. Soltanto chi ha vissuto la passione dell’esperienza ha potuto capire quanta energia di può ricavare da momenti di forte condivisione.
È stato un successo che ha restituito soddisfazione agli sforzi fatti da molti.
Ma sappiamo che c’è ancora tanta strada da percorrere. Bisogna ancora sudare molto per realizzare l’obiettivo del cambiamento.
Circa cinquant’anni fa, la famiglia Benetton avviò la propria impresa nella provincia di Treviso, partendo con la distribuzione porta a porta dei propri maglioni colorati. Con un po’ di tempo e tanto sacrificio, il marchio ebbe diffusione anche a livello nazionale, e poi internazionale, conquistando, tra le altre, Parigi e New York.
Un giornalista chiese a Benetton a cosa fosse dovuta la scelta di conservare la sede in un luogo di provincia. Lui rispose prendendo un mappamondo e facendolo girare: come si fa a capire qual è il centro del mondo? Il centro del mondo, disse, non è Milano, né Roma, né New York, né Parigi. È dove riteniamo che sia il nostro centro di interessi, che poi può diventare un centro di interessi per tutti.
Questo è successo anche per la Silicon Valley, in California, un’area a principale vocazione agricola che divenne la sede dell’‘imprenditoria nei garage’. Sorse lì un’Università che riunì alcune delle migliori menti del Paese, giovani provenienti da famiglie normali che cominciarono a spostarsi da est a ovest e destinati a fondare alcune delle aziende più potenti al mondo.
Bastano unione d’intenti e voglia di costruire per trasformare zone sconosciute in centri di attrazione.
Il centro del mondo, allora, davvero non esiste.
Meritocrazia Italia sta impiegando tutte le forze a disposizione per creare un pensiero differente, libero da retaggi ideologici, da ambizioni di potere e dall’individualismo moderno.
Sul palco del Congresso nazionale si sono incontrate persone molto diverse tra loro, si sono confrontate personalità provenienti da schieramenti politici diversi, su vari argomenti. Quel palco è diventato un centro di interessi artigianale.
Mi viene da pensare alla trama del noto romanzo di Oscar Wilde, ‘Il ritratto di Dorian Gray’. Nella Londra di fine 800, il bellissimo Dorian vive l’ossessione di restare giovane. Per questa sua ambizione, conduce una vita irregolare, immorale, e finisce per morire suicida e procurare la morte di una fidanzata che credeva di non amare.
L’edonismo dà forza nell’immediato ma logora nel lungo periodo.
Per avere visione serve stimolo comune e desiderio di condivisione. Deve piacere stare insieme agli altri, cercare lo sguardo dell’altro nella fatica e trovare la forza in un sorriso.
Ogni dirigente di Meritocrazia vive la responsabilità del gruppo. Sa che, quando sale su un palco, non parla per sé, ma dà voce al Movimento. Non è facile fare sintesi di sensibilità molto diverse, nel rispetto del pensiero di tutti.
Esserne all’altezza è complicato.
Basta lasciare uno spiraglio all’egoismo per rovinare tutto. E invece quello che si costruisce con sacrificio va difeso strenuamente, per restare credibili e raggiungere davvero l’obiettivo di cambiare la vita (non di uno, ma) di tanti.
Il Congresso ci regala questa consapevolezza.
Ci sentiamo orgogliosi di una crescita istituzionale che è meritata con la costanza e la determinazione di chi ha imparato il valore del gioco di squadra.