IL DIGITALE NELLA P.A.
Un cambiamento non solo di struttura
Ovvio rilevare che la p.a., pachidermica e ancora all’eccesso burocratizzata, necessiti di un complessivo adeguamento ai tempi e alle mutate esigenze.
La dovuta trasformazione digitale, da tempo annunciata, impone non soltanto una riorganizzazione della dotazione strumentale, ma soprattutto un cambiamento sostanziale dei modelli operativi.
L’obiettivo è ben lontano dall’essere traguardato, ma il quadro normativo non lascia margini a incertezze e il livello di evoluzione tecnologica è favorevole a un reale efficientemente dei servizi.
Di necessità virtù, la nuova dimensione virtuale imposta alle relazioni sociali dall’evento pandemico ha rivelato una innata capacità di adattamento, anche da parte delle fasce d’età più avanzate, solitamente non a proprio agio nella comunicazione telematica.
Per vero, le opportunità sono state in parte colte anche dalla p.a., che, da marzo scorso, per scongiurare il definitivo collasso del sistema, ha optato per un regime di smart working, con attività libere da vincoli orari e organizzate per fasi, cicli e obiettivi.
A una sommaria ricostruzione, pare che, nonostante le difficoltà iniziali (mai del tutto superate), la soluzione abbia portato risultati positivi in termini di produttività.
E’ vero che, rispetto ad altri Paesi europei, l’Italia risponde ancora a bassi livelli performance digitale, sia per ragioni culturali che infrastrutturali, ma un segnale di crescita si avverte, se non altro per l’attenzione mostrata al tema anche a livello politico e normativo. La stessa recente costituzione del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione e dell’Agenzia per l’Italia digitale lasciano sperare. Da ultimo il tema è stato anche rilanciato dal decreto Cura Italia, il quale, all’art. 76, ha previsto che sia un gruppo di esperti a studiare, supportare, sviluppare e a gestire i processi di trasformazione tecnologica e di digitalizzazione dell’amministrazione pubblica. Verso la digitalizzazione dovrà essere orientato anche il Recovery Plan in corso di composizione.
Il Codice di Amministrazione Digitale (di seguito “CAD”), come di recente ritoccato, definisce principi e metodologie per consentire alla p.a. quella trasformazione tecnologica di cui necessita per rendere più fruibili sia processi interni che i servizi resi all’utenza. Il diritto all’identità e al domicilio digitale, quello alla fruizione e al pagamento di servizi pubblici online, la possibilità di partecipare ai procedimenti amministrativi per via elettronica sono solo alcuni degli obiettivi da traguardare.
Insomma, la strada è ancora lunga, ma qualcosa si muove.
La dotazione informatica è insufficiente, il processo di dematerializzazione dei documenti non ancora completo e l’analfabetismo digitale fenomeno ancora dilagante.
Ma non può dubitarsi del fatto che la digitalizzazione rivesta un ruolo strategico per la crescita economica e la competitività del Paese e sia tra gli strumenti di riforma del settore pubblico per quanto attiene al contenimento della spesa, intesa non solo come risparmio (di costi ed energie) ma anche come metodologia per evitare sprechi o duplicazione dell’agire della p.a. Auspicabilmente digitalizzare vuol dire maggiore efficienza e semplificazione dei rapporti tra amministrazioni e con i cittadini.
Garantire efficienza, efficacia, economicità, imparzialità, trasparenza, semplificazione e partecipazione, nel rispetto dei princìpi di uguaglianza e di non discriminazione; assicurare l’effettivo riconoscimento dei diritti dei cittadini e delle imprese; favorire uniformità e graduale integrazione delle modalità di interazione degli utenti con i servizi informatico, e promuovere l’ottimizzazione delle prestazioni lavorative (art. 12 CAD).
In tutto questo è la missione.
Quel che non può essere taciuto è, però, che la trasformazione digitale della p.a. passa anche dal cambiamento d’approccio culturale e organizzativo sia degli operatori sia dell’utenza, che dovrebbero proiettarsi a un modello nuovo di relazione e farsi pronti ad accogliere la moderna impostazione dei flussi informativi, comunicativi e di scambio.
E allora, si guarda al futuro con ottimismo, a condizione che l’annunciata rivoluzione tecnologica non finisca per ridursi alla mera, e poco utile, trasposizione in digitale delle procedure in essere.
Perché la direzione resti quella desiderata dell’efficientamento della struttura è fondamentale:
– puntare su una decisa campagna di alfabetizzazione digitale, che travolga sia il personale dipendente pubblico sia l’utenza;
– procedere nell’opera d’informazione e formazione dell’utenza sulle potenzialità dei servizi digitali offerti dalla p.a., col beneficio della semplificazione delle procedure e del risparmio di tempo ed energie;
– programmare più significativi investimenti per l’aggiornamento e/o l’acquisto della dotazione strumentale necessaria;
– completare il processo di archiviazione elettronica della documentazione, già avviato ma con una lentezza inadeguata alle esigenze;
– procedere a una graduale riqualificazione e riconversione degli spazi ospitanti i vecchi archivi cartacei, ad esempio, in luoghi di formazione, con maggiore impegno nel recupero infrastrutturale.
Di SIMONA IEZZI
Fonti: www.agid.gov.it;
www.innovazione.gov.it.