IL FENOMENO DEL ‘WHITE FLIGHT’
Fenomeno fuori dal tempo
L’espressione ‘white flight’ (fuga dei bianchi) è apparsa per la prima volta in Italia in uno studio del 2017 (dal titolo «White flight a Milano, la segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell’obbligo») di denuncia delle nuove forme di ghettizzazione degli allievi stranieri e dei residenti nelle periferie realizzate mediante la fuga degli italiani verso scuole private o più qualificate.
In America se ne parla fin dagli anni ’60.
Nell’Europa del nord, dalla Danimarca all’Irlanda, il rischio della fuga bianca è entrato nel dibattito pubblico già da diversi anni.
Ma i fatti di cronaca provano che il problema non è superato.
Secondo uno studio del 2019 sulla percezione del razzismo in America, condotto dal Pew Research Center (che si occupa delle tendenze sociali e demografiche negli Stati Uniti), il 64% dei neri afferma che il Paese è ancora iniquo nella distribuzione dei diritti.
Anche il Southern Poverty Law Center ha dimostrato che l’avversione razziale è questione irrisolta. Gli analisti hanno mappato i gruppi d’odio contro le popolazioni non bianche risalenti al 2019, dichiarando di tenere sotto traccia ben 1.600 gruppi estremisti operanti in tutto il Paese.
Pur risalendo al 1865 la ratifica del tredicesimo emendamento, l’eredità razzista non è mai stata del tutto superata. Abolita la schiavitù, si trovò un nuovo modo per isolare la popolazione afroamericana: la c.d. segregazione, un processo, giuridicamente legittimo. di divisione della vita, delle attività, della socialità, del lavoro. La pronuncia di incostituzionalità giunse soltanto negli anni Sessanta.
Secondo studi sociologici, il ‘volo dei bianchi’ è stata una risposta razziale alla gentrificazione: quando uomini e donne afroamericane cercano di entrare nella classe media americana, inizia la mobilitazione da parte dei bianchi per allontanarsi.
Introdotta la parità sostanziale, i ricchi bianchi iniziarono ad allontanarsi dai propri quartieri. Cambiò di conseguenza il costo delle abitazioni, e della vita.
Ed è noto che la segregazione abitativa ha un effetto diretto sulla qualità dell’istruzione.
La regola dello school zoning prevede che ogni ragazzo di età compresa tra 5 e 21 anni sia assegnato a una scuola pubblica all’interno di una certa zona secondo l’indirizzo di residenza. Si può anche presentare domanda a una scuola esterna al proprio distretto, ma non è detto che venga accettata e in ogni caso bisognerà corrispondere tasse scolastiche elevate.
Nikole Hannah Jones, una reporter impegnata sul tema della segregazione razziale nelle scuole statunitensi, ha affermato, in un articolo apparso sul New York Times, che gran parte della retorica contemporanea sull’importanza della libera scelta della scuola è, in realtà, una declinazione degli impulsi razzisti e segregazionisti dei genitori bianchi, che cercano modi efficaci e legali per spostare i loro figli dalle scuole pubbliche, frequentate prevalentemente da afroamericani o da latini, in scuole private, in teoria aperte a tutti ma in pratica accessibili solo a pochi.
In più, in situazioni di richiamo disciplinare e per le medesime infrazioni, gli studenti appartenenti a minoranze etniche hanno più probabilità di essere sanzionati rispetto a quelli bianchi. Gli alunni neri, ad esempio, sono sospesi il 3,8% di volte in più rispetto a quelli bianchi. E i ragazzi sospesi tendenzialmente non riescono a diplomarsi in tempo e sono più inclini a essere intrappolati tra le maglie del sistema giudiziario minorile per comportamenti anomali. Un meccanismo vizioso noto come ‘tunnel scuola-prigione’, che, nel 2014, il Ministero dell’Educazione e della Giustizia ha cercato di affrontare attraverso la c.d. direttiva ‘Cari Colleghi’ (Dear Colleague Letter on the Nondiscriminatory Administration of School Discipline), con la quale si sollecitava un migliore monitoraggio del personale scolastico, perché fosse adeguatamente formato per gestire la disciplina in modo non discriminatorio.
In Italia, il tasso di segregazione scolastica è stato adottato nel corso dei lavori della Direzione Educazione e Istruzione del Comune di Milano come indicatore di squilibrio sociale nelle scuole più periferiche.
L’equazione è semplice: se le scuole dell’obbligo hanno un tasso di iscrizione molto basso di minori italiani residenti nel bacino di utenza, vengono considerate ‘scuole segregate’, perché vuol dire che il c.d. white flight ha creato lì un’eccessiva concentrazione di allievi ‘svantaggiati’, in maggioranza di origini straniere.
Le zone più problematiche, soltanto a Milano, sono 25.
A Torino, nei quartieri caratterizzati da forte presenza di immigrati, l’80% dei bambini italiani si sposta verso il centro o verso scuole private. Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio sugli stranieri relativo al 2019, a Torino città il 19% degli alunni ha una cittadinanza non italiana, ma in alcune classi gli stranieri arrivano a rappresentare il 100%.
Il rischio di classi-ghetto è altissimo.
I dati più significativi riguardano le scuole medie inferiori.
In cima alle classifiche delle scuole white flight nel biennio 2019-2020 c’è la scuola media dell’istituto comprensivo Giacosa (zona Turro-Nolo), con quasi il 90% di studenti stranieri; il tasso di segregazione calcolato è del 36%. Al contempo, però, l’altra scuola media dello stesso Istituto ha un tasso di segregazione del 4%, sebbene gli stranieri siano il 66%. Ciò perché la criticità viene quantificata in base alla corrispondenza fra iscrizioni e bacino di utenza (se non si registra una fuga verso altre scuole e se anche gli italiani studiano negli istituti del proprio bacino).
Nell’Irlanda del Nord, soltanto per attingere dalle altre esperienze europee, circa il 90% dei ragazzi frequenta scuole nelle quali si preferisce una certa tradizione religiosa. Nelle scuole statali predominano i protestanti. Solo il 7% circa si iscrive nelle circa 60 scuole integrate e il 2% in quelle di lingua irlandese. Poiché la maggior parte dei quartieri è segregata, i bambini possono raramente incontrare qualcuno al di fuori della loro comunità religiosa.
Lo studio dei dati è fondamentale per definire misure adeguate al contrasto della ghettizzazione.
Tante le iniziative già avviate, talora di successo: dall’apertura di nuove scuole montessoriane al potenziamento di progetti educativi utili a rendere più attrattive le scuole di quartiere.
Restano clamorose le storture comportamentali di un sistema che continua a dettare norme educative separatiste e del tutto anacronistiche rispetto agli scenari sociologici attuali.
Il multiculturalismo avanzante impone il ripensamento delle politiche di integrazione, oggi di fatto inadeguate. Occorre costruire una Società aperta e inclusiva, che segua senza timore i cambiamenti e dia valore all’incontro delle Civiltà.
Il ruolo dell’istruzione è determinante in questo processo: per superare l’intolleranza nei confronti del presunto diverso e per raggiungere competenza culturale è necessario promuovere la sensibilità interculturale e lo sviluppo del pensiero critico.
«Una società che separa i propri bambini non cesserà mai di essere divisa».
FONTI
https://www.ilfoglio.it/gran-milano/2021/06/05/news/aiuto-il-white-flight-segregazione-razziale-nelle-scuole-in-citta–2474112/
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/scuole-periferia-1.6821733
https://fondazionefeltrinelli.it/eventi/white-flight-milano-la-segregazione-sociale-ed-etnica-nelle-scuole-dellobbligo-presentazione-del-volume-cura-di-carolina-pacchi-e-costanzo-ranci/
https://gliasinirivista.org/il-ritorno-della-segregazione-nelle-scuole-degli-stati-uniti-2/
https://www.lesenfantsterribles.org/distretto-nord/scuole-e-segregazione-lirlanda-del-nord-verso-un-lento-cambiamento/
https://blog.uaar.it/2021/04/24/presidente-irlandese-denuncia-sistema-scolastico-segregazionista-dell-irlanda-del-nord/