Il principio della Rivoluzione non è nell’involucro, ma nella sostanza delle cose
Una scatola può far pensare a tante cose diverse. A un trasloco, al bisogno di accantonare quello che non va, all’arrivo di qualcosa di nuovo. Comunque sia, una scatola porta con sé emozioni: tristezza, malinconia, felicità o sorpresa.
Il progetto di Meritocrazia è una come una scatola, che cattura l’attenzione di tantissime persone.
Ogni proposta pubblicata ha larga visibilità. Ogni evento è ampiamente partecipato. In molti vogliono prendere parte alle nostre attività, per condividere idee e opinioni.
Tutte le cose nuove, però, un po’ affascinano e un po’ disorientano. E non è detto poi che il contenuto confermi le sensazioni trasmesse dal contenitore.
Nel 1463, Pico della Mirandola descriveva, con novecento tesi, l’integrazione tra credo differenti. Venne definito da molti eretico, ma la sua opera più importante, l’orazione ‘De homins dignitate’, sintetizza sensibilità molto differenti. Il metodo non è troppo diverso da quello che utilizziamo in Meritocrazia. Creiamo un pensiero politico nuovo mettendo in dialogo posizioni diametralmente opposte. Tutto questo va oltre la semplice proposizione personale e non ha nulla a che fare con ambizioni di candidature o partecipazioni a campagne elettorali.
Un’impresa davvero non semplice.
Quello che c’è di più difficile è conservare coerenza tra parole e azioni.
Anzitutto occorre non cedere alle lusinghe di cariche elettorali. Partecipare a questo tipo di competizione non consentirebbe di conservare fedeltà ai propositi, perché sarebbe necessario preoccuparsi di catturare consenso democratico.
Ma la coerenza non è più un valore. Quante persone note per l’appartenenza a un certo partito si sono presentate alle recenti elezioni europee con altro logo! Le ideologie, comunque anacronistiche, sono ormai soltanto un paravento dietro il quale nascondere ambizioni individuali. Poco importa poi se i problemi restano. Il potere acceca e allontana dagli impegni presi e dai buoni propositi.
Avvilisce il modo in cui, all’esito delle europee, ciascuno abbia cercato di dimostrare di essere il vincitore, rileggendo dati e numeri, in un braccio di ferro davvero senza senso.
La verità è che ci fermiamo sempre ad ammirare la scatola, specie se ben incartata. E dimentichiamo del tutto di prestare attenzione al contenuto. Voliamo sulla superficie delle cose, in disparte la sostanza.
Ci preoccupiamo di realizzare il ponte sullo stretto di Messina, infrastruttura utilissima che porterà certo benefici, ma non ci curiamo per nulla delle relazioni tra le persone. Servono ponti diversi, quelli che avvicinano umanamente le persone, oggi così portate all’isolamento. Per questo torna tanto attuale il pensiero di Pico della Mirandola, che metteva bene in evidenza il distacco esistente di fatto tra modi di essere e di pensare, e la necessità di trovare un punto di incontro per vivere insieme.
Quando avrà capito questo, che serve coesione per vincere le sfide di un futuro che è già presente, anche la politica sarà pronta a una svolta. La concezione elitaria che ancora la caratterizza lascerà il posto alla partecipazione dei singoli, per dare valore al contributo della cittadinanza attiva.
Bisogna saper costruire idee, ma, per farlo, serve conoscere i problemi, piccoli e grandi, con visione e lungimiranza.
Invece ci lamentiamo delle buche per strada, dell’inquinamento atmosferico, specie nelle grandi città, della scarsità delle risorse idriche, e poi continuiamo a sprecare, a scegliere la plastica al vetro, l’auto ai mezzi pubblici. Continuiamo a guardare, passivi e impassibili, concentrati sul piccolo del nostro mondo artificiale.
Come Martin Luther King, come Nelson Mandela, con Gandhi o Maria Teresa di Calcutta, bisogna trovare la forza di combattere una battaglia diversa e farsi esempio di un altro tipo di comportamento, per cambiare le menti.
La rivoluzione si fa con il sacrificio di tutti i giorni. Non con i proclami di una campagna elettorale.