IL PRIVATE EQUITY
Un investimento in continua crescita
Sono tante le forme di investimento possibili.
Tra quelle attualmente di maggiore interesse è il c.d. private equity.
Il private equity è una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita (high grow company) effettuata prevalentemente da investitori istituzionali con l’obiettivo di ottenere un consistente guadagno in conto capitale dalla vendita della partecipazione acquisita o dalla quotazione in borsa.
Al fine di ripartire il rischio esistente, i soggetti coinvolti tendono a investire le somme in diversi progetti, differenziando il proprio portafoglio di investimenti, come ad esempio il lancio di un nuovo prodotto sul mercato da parte dell’azienda che viene finanziata, il finanziamento, la crescita e lo sviluppo anche internazionale dell’impresa, i passaggi generazionali societari, o ancora la quotazione in borsa di una società. In linea generale, in questo metodo alternativo di investimento si parla di capitale non quotato in una borsa pubblica.
La società target viene finanziata attraverso l’acquisto di azioni e/o sottoscrivendo azioni di nuova emissione, apportando così nuovi capitali.
Prima dell’evento pandemico, in Italia e a differenza di altri Paesi europei, quello del private equity era uno dei settori più giovani e di modesta diffusione. Nel 2020 tale forma di investimento ha subito una flessione per poi godere di una consistente ripresa nel 2021.
L’Osservatorio PEM (Private Equity Monitor) della LIUC Business School, che si occupa solo di private equity, ha segnalato nel 2021 la chiusura di 383 deal, un record assoluto con una evidente accelerazione proprio negli ultimi mesi dell’anno.
Per la grande maggioranza dei casi si tratta di buyout, e in una porzione importante di questi di add on, quindi di aggregazione ad altre realtà, operazione sempre più frequente negli ultimi anni.
Non sono mancati, anche se minoritari, investimenti da expansion, con cui investitori esterni hanno inserito capitale in un’impresa confidando nel suo sviluppo (un esempio, l’acquisizione da parte di Red Circle Investments, di Renzo Rosso, di quote in Bending Spoons, una delle maggiori aziende ICT del nostro Paese).
Dall’Osservatorio PEM emerge come sia il Nord Italia a essere protagonista; le operazioni in Lombardia rappresentano il 35% del mercato, a seguire quelle in Veneto con il 20%, e in Emilia Romagna con il 15%.
Secondo gli analisti nel 2022 dovrebbero proseguire ed anzi accelerare i trend già visti nel 2021.
L’emergenza ha giocato un ruolo fondamentale nella diffusione di tali forme di investimento.
Infatti i fondi di private equity hanno avuto un notevole sviluppo nel settore definito ‘Life Science’, quello scientifico, medicale, biotecnologico. Un altro ambito che ha generato forte interesse nel 2021 e ne genererà altrettanto quest’anno è quello dell’industria: 53 operazioni di private equity hanno coinvolto realtà industriali italiane, con una crescita che è stata guidata anche dalle opportunità di Industria 4.0.
Non è difficile immaginare come i sempre più ingenti investimenti in ambito medicale e diagnostico siano legati alla pandemia e alla maggiore importanza che centri diagnostici e cliniche stanno avendo.
Tuttavia l’emergenza c’entra anche con l’attrazione del settore industriale. La diffusione dei contagi, infatti, sta costringendo molte aziende, anche medie e piccole, a potenziare l’utilizzo di sistemi digitali, e allo stesso tempo a rendere più economica ed efficiente, per quanto possibile, la supply chain.
È vero che ora, almeno in astratto, è possibile contare sul PNRR, ma le aziende, soprattutto piccole e medie, con prodotti di eccellenza, tipiche del tessuto produttivo italiano, necessitano di liquidità immediata per poter proseguire nella loro attività.
Il private equity rappresenta un’opportunità da incentivare e favorire.