IL RESTYLING DELLA P.A.
Valorizzare il capitale umano nell’era digitale
A qualche mese di distanza dalla firma del ‘Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale’ (di seguito ‘Patto’) dello scorso 10 marzo da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la Pubblica amministrazione con le maggiori sigle sindacali CGIL, CISL e UIL, si attende l’approvazione delle ‘Linee guida in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni’, attualmente al vaglio della Conferenza Unificata.
Saranno queste a dare indicazioni per lo svolgimento della prestazione lavorativa c.d. agile a pubbliche amministrazioni ed enti assimilati, nelle more della regolamentazione specifica (che verrà disciplinata coi nuovi CCNL).
La trasformazione della p.a. è già in atto.
Il lavoro agile dovrà diventare, in una realtà dinamica in continua evoluzione, sotto la spinta della progressiva digitalizzazione della società contemporanea, snodo centrale della prossima contrattazione collettiva.
Durante le fasi di più acuta emergenza pandemica, il lavoro agile (previsto all’art. 18, comma 1, l. 22 maggio 2017, n. 81) ha rappresentato la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa (in virtù dell’art. 87, comma 1, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, convertito con l. 24 aprile 2020, n. 27), garantendo la continuità del lavoro in sicurezza per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni e, per quanto possibile, la continuità dei servizi erogati dalle amministrazioni.
Tuttavia, superata la gestione della fase emergenziale, si è deciso di inserire il lavoro agile sia nella futura contrattazione collettiva, come stabilito dal Patto, sia nella disciplina da prevedersi nell’ambito del Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO). Sembra rappresentare un utile strumento non solo di conciliazione vita-lavoro, ma anche di innovazione organizzativa e di modernizzazione dei processi stessi all’interno della p.a.
La ristrutturazione della p.a. parte, dunque, da un nuovo modello di lavoro più elastico e flessibile, che sia in grado di portare maggiore soddisfazione all’utenza in termini di servizi resi e, al tempo stesso, conciliare i tempi di vita e di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici.
Insomma, lo svecchiamento tanto atteso delle procedure, della strumentazione in dotazione, delle risorse impiegate nella p.a., iniziato nel periodo emergenziale per la pandemia da Covid-19, sta continuando.
Nuovi modelli organizzativi, ispirati alla semplificazione e alla digitalizzazione dei processi in essere, il reclutamento di nuove risorse attraverso concorsi celeri e completamente informatizzati, così come indicati dall’art. 10, d.l. 1 aprile 2021, n. 44, stanno segnando una tappa significativa nel processo di transizione in seno alla p.a. Anche nel comparto pubblico stanno emergendo nuove competenze, e, in generale, si sta valorizzando il capitale umano, quale passaggio fondamentale per una rivoluzione nell’organizzazione del lavoro e nel raggiungimento dei risultati attesi.
Personale preparato, all’uopo selezionato, e posto in condizione di svolgere l’attività lavorativa con sistemi all’avanguardia attraverso procedure informatizzate, sarà anche in grado di raggiungere migliori perfomance: questa la sfida più grande.
La modalità di lavoro agile sperimentata in via emergenziale durante la pandemia ha reso possibile la prestazione lavorativa in ambito domiciliare, slegandola dall’ambiente di lavoro abituale e svolta in ore preordinate. Ha avuto il merito di riprogrammare la prestazione modellandola per obiettivi e lasciando ampia autonoma di gestione al lavoratore, evidenziando al tempo stesso nuove esigenze.
Dovranno infatti trovare idonea disciplina nella prossima contrattazione collettiva il diritto alla disconnessione e a una dotazione tecnologica adeguata, l’esigenza di verificare la sicurezza della prestazione lavorativa e il corretto utilizzo dei sistemi di gestione dati da remoto, nonché il regolare esercizio del potere datoriale.
Questi aspetti sono tutti anticipati e dunque presi in considerazione dalla Linee guida che, suddivise in due parti analizzano, nella prima, il loro ambito di applicazione e, nella seconda, le condizioni per l’accesso alla prestazione lavorativa in forma agile.
Le Linee guida redatte ai sensi dell’art. 1, comma 6, del decreto del Ministro per la pubblica amministrazione dell’8 ottobre 2021 recante «Modalità organizzative per il rientro in presenza dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni» dovranno approfondire, difatti, i profili relativi a:
– l’invarianza dei servizi resi all’utenza;
– l’adeguata rotazione del personale autorizzato alla prestazione di lavoro agile, assicurando comunque la prevalenza per ciascun lavoratore del lavoro in presenza;
– l’adozione di appositi strumenti tecnologici idonei a garantire l’assoluta riservatezza dei dati e delle informazioni trattati durante lo svolgimento del lavoro agile;
– la necessità per l’amministrazione della previsione di un piano di smaltimento del lavoro arretrato, ove accumulato;
– la fornitura di idonea dotazione tecnologica al lavoratore;
– la stipula dell’accordo individuale di cui all’art. 18, comma 1, l. 22 maggio 2017, n. 81, cui spetta il compito di definire gli specifici obiettivi della prestazione resa in modalità agile, le modalità ed i tempi di esecuzione della prestazione, le modalità ed i criteri di misurazione della prestazione medesima, anche ai fini del proseguimento della modalità della prestazione lavorativa in lavoro agile;
– il prevalente svolgimento in presenza della prestazione lavorativa dei soggetti titolari di funzioni di coordinamento e controllo, dei dirigenti e dei responsabili dei procedimenti;
– la rotazione del personale in presenza ove richiesto dalle misure di carattere sanitario.
L’adesione al lavoro agile avrà natura consensuale e volontaria e sarà consentita a tutti i lavoratori, siano essi con rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale e indipendentemente dal fatto che siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato o determinato. L’amministrazione avrà cura d’individuare le attività che possono essere effettuate in lavoro agile, c.d. ‘smartabili’.
Da precisare, poi, che la prestazione lavorativa da svolgersi in modalità agile – e questo le Linee guida lo pongono bene in evidenza – dovrà avvenire attraverso l’utilizzo di idonea dotazione tecnologica consegnata al lavoratore o, in alternativa, con le dotazioni tecnologiche del lavoratore che presentino requisiti di sicurezza. Inoltre, l’accesso alle risorse digitali e alle applicazioni dell’amministrazione raggiungibili tramite la rete internet dovrà avvenire attraverso sistemi di gestione dell’identità digitale (sistemi Multi factor authentication, tra i quali, ad esempio, CIE e SPID), in grado di assicurare un livello di sicurezza adeguato. Dovrà essere rispettato, poi, il principio di rotazione dei lavoratori al lavoro agile ed anche l’obbligo di garantire prestazioni adeguate.
L’amministrazione, previo coinvolgimento delle organizzazioni sindacali attraverso gli istituti di partecipazione previsti dai CCNL, avrà cura anche di facilitare l’accesso alla prestazione lavorativa agile ai lavoratori che si trovino in condizioni di particolare necessità, non coperti da altre misure.
La prestazione lavorativa in modalità agile si svolgerà senza vincolo di orario nell’ambito delle ore massime di lavoro giornaliere e settimanali stabilite dai CCNL con individuazione specifica dei periodi temporali nei quali il lavoratore non potrà erogare alcuna prestazione lavorativa (fascia di inoperabilità e anche di disconnessione). Tale fascia comprende in ogni caso il periodo di 11 ore di riposo consecutivo (di cui all’art. 17, comma 6, del CCNL 12 febbraio 2018 del CCNL Funzioni Centrali ed alle analoghe disposizioni degli altri CCNL vigenti).
È apprezzabile la rapidità con la quale la p.a., sempre associata nella simbologia a un vecchio e lento pachiderma, si sta preparando al passaggio alla modernità attraverso uno svecchiamento dei processi, della dotazione strumentale e delle risorse impiegate. Segno di un cambiamento del comparto pubblico, che, per una volta, è in vantaggio rispetto al privato che si accinge a definire, per riflesso, con Governo e parti sociali, il ‘Protocollo sul lavoro agile nel settore privato’.
Si auspica che, nella fase di attuazione delle Linee guida, nessuno rimanga indietro e che ci sia:
– effettivo reclutamento di nuove risorse;
– formazione idonea del personale in servizio;
– rispetto nella turnazione del personale da dedicare alle attività c.dd. smartabili;
– attenzione per le categorie più fragili affinché la modalità agile non diventi motivo di ghettizzazione, ma di reale inclusione nella vita lavorativa, in ogni sua manifestazione;
– attenzione reale ai risultati da raggiungere più che al tempo impiegato nella realizzazione;
– collaborazione positiva e rispetto dei ruoli nella relazione lavoratore-datore di lavoro.