IL RITORNO ALLA COMPETENZA, UNICO LIBERALISMO POSSIBILE – 7 NOVEMBRE 2021
Se nel viaggio verso un futuro migliore ci si ferma a guardare indietro alla strada percorsa, non si può che scorgere un passato di ripetute cruente contrapposizioni.
L’aristocrazia contro la borghesia. La borghesia contro il proletariato.
L’Ancien Régime portò alla Francia una importante visibilità, poco prima di essere annientato dalla Rivoluzione francese. Idee eversive che finirono per causare una maggiore instabilità governativa.
In questo, il modello liberale ben rappresentato da Adam Smith: «Sembra dunque che la proporzione fra il capitale e il reddito regoli ovunque la proporzione tra l’industria e l’ozio. Ovunque predomina il capitale, prevale l’industria; ovunque prevale il reddito, prevale l’ozio».
Come spesso accade, anche all’epoca si cercava di imporre idee di miglioramento rispetto all’esistente muovendo nella direzione sbagliata, partendo da un’osservazione della realtà filtrata dalla lente dell’economia. Il valore umano più debole del desiderio di ricchezza.
Non si contano le vittime del continuo conflitto per l’affermazione delle idee. La Rivoluzione francese è costata la vita a cinquecentomila persone. Trecentomila arresti. Venticinquemila esecuzioni sommarie e diciassettemila decapitazioni. A morte oltre duemila aristocratici. Tra l’altro.
Tutto fu in nome di un modello di Governo nuovo, che riconoscesse centralità al Popolo, contro i privilegi dell’aristocrazia. Per il risultato, però, del ritorno a un passato di incertezza e instabilità. Napoleone provò a riaffermare i valori rivoluzionari dell’epoca, ma fallì, perché spinte ancora più estremiste minavano nuovamente gli equilibri di Governo.
Sul piano economico, prima della Rivoluzione la proprietà terriera era ripartita tra duecentomila famiglie; dopo la Rivoluzione, cinque milioni di cittadini beneficiarono della vendita forzosa di larghe fette di appezzamenti. Passo essenziale per un reale sviluppo sociale. Ma la ricchezza vera continuava a concentrarsi nelle mani di pochi. Questo perché al nobile obiettivo di ristabilire l’equità sociale non si fece corrispondere una gestione accorta delle relazioni e degli eventi, passaggio delicatissimo.
La Storia deve far riflettere.
Il liberalismo nasce come reazione agli eccessi violenti dell’illuminismo, mirando sulla centralità dell’individuo, della libertà e della democrazia.
Però riportare l’Uomo al centro di ogni riflessione è semplice a parole, più difficile nella concreta articolazione delle logiche di politica economica e sociale.
Servono intelligenza e competenza per ridare il giusto peso al Prodotto Interno Lordo. Serve saper gestire risorse che saranno sempre sparute.
Serve, insomma, competenza.
Se fossimo in grado di restituire alla competenza il ruolo che le spetta nelle posizioni strategiche dell’organizzazione sociale e politica, si avrebbero maggiori disavanzi favorevoli.
Dal 1998 l’Italia è ferma su produttività e innovazione. Fanalino di coda di un’Europa della quale Germania, Francia e Spagna hanno il pieno controllo. Invece, il settore manifatturiero ha sempre avuto un disavanzo a favore di 90 miliardi di euro. Risultato importante, anche se comunque meno impressionante di quello della Germania.
Ogni Stato dovrebbe conoscere i suoi punti di forza, per poi lavorare su quelli di debolezza.
E invece, nella Patria della Cultura, dell’Arte e della letteratura, poco risalto si dà all’immenso patrimonio a disposizione.
Ci si concentra su settori estranei alla tradizione del Paese. È un bene, perché così si contribuisce al miglioramento anche in ambiti in passato poco esplorati. Resta tuttavia anomalo che non si dedichino energie a sufficienza alla qualità dei settori nei quali ci si è sempre saputi far valere.
Il liberalismo che deve essere affermato è quello che tende all’equità sociale non attraverso contrasti e conflitti, ma attraverso la competenza, il sacrificio, l’umiltà e il garbo. È l’unica strada per ripristinare la credibilità dell’Italia anche nei rapporti internazionali e ricordare al mondo che siamo da sempre ‘costruttori di Civiltà’.
L’Italia non merita di restare indietro.
Ciascuno deve saper essere come la buccia d’arancia, che, a differenza di quella degli altri frutti, ha esattamente le stesse proprietà della polpa.
Con la forza della verità e senza finzioni, si guardi al presente. E poi con coraggio al futuro.
«L’azione umana è sempre economica ed è tale non per i fini che essa persegue, ma per il fatto che essa si svolge attraverso l’utilizzo dei mezzi» (von Hayek). Se i mezzi fossero rappresentati da persone di competenza e Merito, avremmo la soluzione a ogni problema.