Il tempo dei supereroi

Il tempo dei supereroi

Comune è la tendenza ad amplificare il proprio ego, nel tempo dei supereroi.
Sono diffusi il complesso del ‘primo della classe’ e un certo sentimento di superiorità rispetto agli altri.
Ma nei percorsi condivisi, quelli volti alla costruzione, non ci sono migliori o peggiori.

Oggi parlare di ‘costruzione’ è quasi eversivo. È una parola che si utilizza poco e non sempre a proposito.
La verità è che la costruzione implica sempre fatica. Mettere mattone su mattone non è semplice.
Criticare è l’azione più facile in assoluto. Dietro uno schermo siamo tutti più bravi. Siamo bravi a giudicare chi fa, mettendo evidenze errori e debolezze. A condannarne le scelte e le azioni.
Si giudica più di quanto non ci si adoperi per fare.
Eppure anche la critica può servire, quando è fatta con umiltà, con garbo.

Meritocrazia Italia nasce sulla voglia di costruire, valutando la realtà circostante per capire quali le cose da cambiare e quali quelle da valorizzare, con l’obiettivo di raggiungere il benessere collettivo, che è anche benessere individuale.
Questo studio è consentito soltanto a chi ha il coraggio di sporcarsi le mani e a chi comprende che è grazie all’unione che si raggiungono i risultati più importanti. Soltanto chi si mette in gioco in prima persona e cerca di fare la propria parte riesce a raggiungere traguardi alti, quei traguardi inarrivabili per il singolo.

Questo pensiero mi riporta all’esempio dato da un Presidente del Consiglio del passato, certamente tra i più autorevoli, Giovanni Giolitti. Nacque come Ministro del Tesoro e assunse la presidenza nel 1982. Più di ogni suo successore, riuscì a incidere sulla storia d’Italia. Costruì strade e ferrovie, riqualificò il lavoro agricolo. Soprattutto viveva il popolo. Allargò la sua battaglia alla tutela dell’infanzia e delle donne. Ebbe un’impronta fortemente riformista.
Nel 1904, quando si trattò di fermare una grossa manifestazione, Giolitti scelse di non far intervenire l’esercito, ma di lasciar esprimere sindacati e lavoratori nelle loro rimostranze, cercando di creare i presupposti perché l’evento non sfociasse in atti di violenza e, in uno, dando effettività al diritto di opporsi a quello che, nella società, non andava.
In questo modo lanciò un segnale forte allo Stato. Fece capire quale importanza avesse il pensiero dei cittadini.
Fu solo un’occasione, che però non restò isolata. In tante altre circostanze confermò questo modo di fare.
Divenne in breve il punto di riferimento del mezzogiorno, anche grazie agli sgravi fiscali, l’incremento delle opere pubbliche, la protezione dei lavoratori, leggi realmente rivolte a vantaggio dei cittadini, non pilotate dagli interessi di lobby.
L’Italia liberale fu costruita principalmente nel periodo giolittiano, e scompare oggi dietro l’onnipotenza degli individualismi.

Il leaderismo senza costrutto di squadra, senza organizzazione di gruppo compromette definitivamente tutte le possibilità di vittoria. E la vittoria di un politico non è mai essere presente ovunque, essere intervistato o comparire sulle prime pagine. La vittoria di un politico è sempre nel fare il bene di tutti, senza ansia di raccolta del consenso elettorale e senza distinguere tra i propri elettori e i propri detrattori.
Oggi non si adottano più soluzioni utili a tutti, ma si svolgono solo attività divisive.
Norme su norme che fanno gli interessi di alcuni o che hanno a oggetto situazioni particolari. Si dimenticano i principi generali, che a volte bastano a regolare situazioni specifiche.
Sembra che ai leader interessi più farsi fotografare con altri leader che dare concretezza a proposte all’esito dei summit internazionali. Incontri tra persone di potere che non portano a nulla di fatto.
Si agisce senza concerto, di solo istinto, senza avvertire il peso della responsabilità della cura di milioni di persone. Continuano ad aumentare distruzione e conflitti.

Questo mondo deve cambiare.



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