IL TEMPO PER L’ALTRUISMO – 6 DICEMBRE 2020
Un inconsapevole egoismo porta i più a vivere la frenesia dei ritmi quotidiani prestando attenzione solo a sé, e a ciò che riguarda la più intima sfera dei propri affetti.
Per il resto, non v’è spazio. Né tempo.
Ma miope è chi crede che sia possibile costruire il proprio benessere senza prestar cura a quello altrui.
Miope è chi crede di poter realizzare il proprio sogno di felicità in una cornice di desolazione.
L’emergenza ha tolto il velo alle difficoltà e ha rivelato uno scenario sconfortante.
Nessun settore si distingue per meriti d’avanguardia, a livello locale e nazionale. La cattiva gestione affligge ogni comparto pubblico. La Sanità, vittima di decenni di gravi privazioni e illegittimi privilegi, ne è solo un triste esempio. Le risorse, pure un tempo messe a disposizione, non sono state utilizzate in maniera ragionata e ragionevole nella direzione del potenziamento del settore. Il diritto alla salute è stato sacrificato all’arricchimento di alcuni.
Eppure il virus continua a fare da alibi alle responsabilità. E annebbia la vista di chi non si accorge che il disagio arriva da lontano.
Un 2020 inatteso, indesiderato e nefasto porta luce sulle debolezze, mette ordine tra le priorità di intervento e rende improcrastinabile l’unica reazione possibile: la solidità della (ri)costruzione. Occorre ripartire dalla Sanità, dalla formazione, dalla riforma della fiscalità. Per farlo, serve puntare sulle abilità.
Più che in passato i cittadini chiedono risposte. Hanno bisogno di concretezza. Per bisogno, si lasciano sedurre dalla malìa degli slogan, ma reagiscono forte alla delusione di promesse non mantenute.
I gruppi politici mostrano di averne contezza ogni volta che aprono al dialogo e si avvicinano nel confronto. Non è certo, però, che ogni segnale di condivisione sia realmente espressione di spirito collaborativo e desiderio costruttivo. Purtroppo l’esperienza porta a credere che gli accordi interni siano piuttosto funzionali a evitare che il potere di alcuni vada disperso e che gli equilibri, precari, vengano conservati a beneficio della tenuta di un Governo instabile. È semplice mostrare apertura quando tutto va male, ma la positiva alchimia collaborativa si esprime al meglio quando tutto va bene e comunque si continua a mostrare propositività e desiderio di confronto.
E invece in questo momento storico è importante, più che mai, restituire purezza ai sentimenti e trasparenza ai rapporti. Puntare sulla riabilitazione culturale dei giovani, che, ormai abituati a una dimensione tecnologica delle relazioni, riscoprano la bellezza del contatto umano.
Non basta.
È importante che la Rivoluzione delle menti sia supportata da scelte economiche adeguate. Anche europee. Perché l’Europa resta un’opzione necessaria soltanto a condizione che il Trattato di Maastricht venga rivisitato. Irragionevole e ingiustificata è la disparità nelle posizioni di forza rivestite dai Paesi membri. La coesione del nucleo rappresentato dalla Comunità Economica Europea del 1957 ha lasciato il posto a logiche ispirate alla sola politica monetaria. Alla creazione di un mercato unico e al tentativo di far comune barriera contro le speculazioni di Paesi orientali e USA, non corrisponde un vero senso di comunità, con radici nel terreno della solidarietà. Il rigore della politica fiscale italiana ne è soltanto un effetto riflesso.
Il vero è che nessun moto di costruzione porta poi a risultati concreti se mancano progettualità, forza di credere nell’obiettivo, capacità d’osservazione lucida, propensione al sacrificio dello studio, visione. E altruismo.
In un quadro generale di disfattismo, ignavia e rassegnazione, Meritocrazia Italia si fa portavoce di un modo nuovo di pensare. Attinge dall’esempio di chi ha fatto grande il Paese in un passato non dimenticato, con il coraggio dell’impegno e con la generosità di chi mette a disposizione di tutti le proprie energie, il proprio ingegno e le proprie abilità.
Meritocrazia affida la scena ai bisogni, per ricomporre i pezzi di una società in frantumi.