IL TRACCIAMENTO: DAL CICLO DEI RIFIUTI ALLA CATENA DEL BIOLOGICO
Uno studio
Tanti sono i punti di contatto tra tutela dell’ambiente e politiche agricole in termini di buone pratiche colturali, smaltimento dei prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura, trinciatura degli scarti della potatura, e impianti a biomasse.
Uno dei problemi comuni che merita attenzione è quello della progressiva digitalizzazione delle attività e, in particolare, del contributo che potrebbe apportare un migliore investimento tecnologico.
Il tema è oggi particolarmente sentito e, per vero, i modelli virtuosi non mancano.
Nel settore ambiente, sono di diffusa adozione meccanismi gestionali per la tracciabilità e il monitoraggio dei rifiuti.
Erredi 2.0, ad esempio, è una piattaforma gestionale che ammette il monitoraggio e l’analisi dei rifiuti raccolti a 360°, permettendo di tenere sotto controllo tutti i flussi di raccolta differenziata, dal conferimento al loro smaltimento. La piattaforma è personalizzabile fino al punto che ogni Comune può costruire il proprio ‘gestionale rifiuti’, scegliendo e integrando in ogni momento i moduli relativi ai servizi attivi nel Comune.
Integrabile per il monitoraggio e la tracciabilità dei conferimenti tramite porta a porta, ecocasette, isole ecologiche e ritiro ingombranti, aiuta a mantenere costantemente sotto controllo tutti i flussi di raccolta differenziata. Con questo sistema è possibile avere dati puntuali e certi sui quantitativi e sulle tipologie di rifiuti conferiti dai singoli cittadini, riducendo il flusso dei rifiuti conferiti in discarica, verso l’obiettivo della riduzione dei materiali conferiti in discarica e quindi dei costi di gestione per il relativo smaltimento (specie per i rifiuti speciali, ingombranti, raee).
La compartecipazione dei cittadini ha il beneficio di educare a una corretta raccolta differenziata.
Il settore agricoltura è un passo indietro. Manca un adeguato livello di meccanizzazione e non si punta nel modo giusto neppure sui mezzi di commercio elettronico. Ci si riferisce ancora ai classici sbocchi della produzione agricola tramite vendita diretta in azienda, vendita all’ingrosso e vendita al dettaglio mediante pubblici esercizi.
Eppure comincia a diffondersi in uso il tracciamento dei prodotti biologici.
Si pensi a piattaforme informatiche come OIP (Organic Integrity Platform), in grado di tracciare il percorso dei prodotti bio dalla terra alla tavola tramite un sistema di rintracciabilità informatica interamente dedicato ai prodotti biologici e Made in Italy (olio extra vergine d’oliva, riso, pomodoro e cereali).
Anche l’utilizzo della tecnologia blockchain è molto diffusa nel food per garantire la tracciabilità degli alimenti e le scelte d’acquisto dei consumatori. Inizialmente concepita per i sistemi di sicurezza delle informazioni (in quanto registro distribuito, lo scambio di dati, informazioni e valore avviene in modo blindato al fine di controllare qualsiasi transazione ed effettuare un sicuro tracciamento dei vari blocchi inseriti dai singoli attori che si immettono nella catena), i dati memorizzati su una blockchain non possono essere manipolati e il modello risulta resistente al furto e alla manomissione. È quindi possibile sviluppare e progettare servizi che vanno dall’architettura semplice a quella avanzata per soddisfare le specifiche esigenze di vari tipi di business. I campi di applicazione sono numerosi: gestione delle cripto valute (bitcoins), informatizzazione delle elezioni politiche (e-voting), miglioramento della logistica. Non ultimo, proprio il controllo delle filiere produttive e del settore del food.
Le opportunità offerte dal sistema proiettano verso percorsi informativi nel settore agroalimentare convenzionale e biologico sempre più digitalizzati. La blockchain si rivolge a un consumatore informato ed esigente, che desidera conoscere tutte o alcune delle informazioni relative ai prodotti, come i metodi di coltivazione, la provenienza degli ingredienti, il tipo di fertilizzanti usati o la modalità di allevamento e così via.
Ripercorrendo a ritroso la storia di uno specifico lotto di una referenza immessa sul mercato, possono essere traguardati anche i seguenti obiettivi:
– il superamento della diffidenza tecnologica e della mancata alfabetizzazione digitale nel settore agroalimentare;
– la tracciabilità richiesta dal sistema di controllo del biologico tramite il coinvolgimento di tutte le procedure operative aziendali previste, dalla qualifica del fornitore fino alla consegna al cliente (questa catena d’informazioni legate tra loro senza soluzione di continuità consente, tramite punti di contatto tra un anello e l’altro e tra un documento e il successivo, di recuperare il documento nel quale sarà nuovamente presente quella materia prima, ingrediente, additivo, eccetera, di cui si deve conoscere la storia).
Tra i vantaggi ulteriori:
– benefici assicurativi per gli agricoltori in caso di danni climatici;
– tutela delle proprietà in seguito alla registrazione dei terreni (come avvenuto in Arabia Saudita per il catasto degli immobili, che è stato interamente inserito in una blockchain);
– tracciabilità della provenienza dei prodotti per contrastare il commercio illegale;
– monitoraggio e verifica sulla sostenibilità ambientale di determinati progetti.
In conclusione, la blockchain porta maggiore trasparenza nelle filiere agricole in quanto è in grado di controllare la coltivazione, il trattamento, la raccolta delle materie prime, il trasporto, lo stoccaggio, il controllo di qualità e infine la distribuzione del prodotto finito. Tutti i dettagli sono resi disponibili su un sistema di blockchain che il cliente può verificare scansionando il codice QR applicato sul prodotto, oppure rilevando attraverso codici a barre o Tag RFID una serie di informazioni.
In questa architettura distribuita e decentralizzata, tutti possono verificare le informazioni e nessuno da solo detiene il potere del controllo con evidenti ulteriori benefici in termini di contrasto alle frodi, eliminazione della corruzione e fiducia.