IL TRENO DEL PROGRESSO HA DERAGLIATO – 8 MAGGIO 2022
Per riscoprire il nostro ruolo nell’opera complessa di cambiamento, sul piano ideologico e operativo, dobbiamo essere capaci di cogliere i passaggi cruciali del percorso evolutivo delle Civiltà.
Insegna molto la transizione dal buio del medioevo alla nuova vita portata dal Rinascimento, nel quale l’Italia ha avuto un peso decisivo. Alla fine, si tratta di ritrovare la nostra identità.
Grazie alla riscoperta del bello, si è stati in grado di superare l’età dei soprusi, della tirannia. Lo si deve all’esaltazione raffaellesca dell’Arte, al gusto estetico di Hegel, al genio di Goethe, che fermava l’attimo fuggente. ‘Arrestati’, chiedeva, ‘sei bello!’.
Lo si deve alla letteratura, alla musica, alla pittura, alla scultura.
La Storia insegna che la crescita dei popoli è sempre crescita religiosa e politica insieme, che l’interiorità è essenziale per la costruzione della socialità. Per questo, la spiritualità va coltivata, e condivisa, anche mediante l’espressione artistica, che è sempre condivisione emotiva delle idee.
È arte il proprio mestiere. È arte la capacità di stare insieme. È arte il confronto. È arte la reazione. È arte l’opera di costruzione di un mondo capace.
Bruscamente ritornando all’oggi, l’abbandono di ogni pensiero plastico emerge dall’approccio pubblico al tema, delicato, della guerra. Si pretende di distribuire torti e ragioni, in un fare ulteriormente divisivo. E ci si allontana ancora di più dall’obiettivo di riportare equilibrio, e ragione. Non si è stati in grado di far leva sulle particolari affinità culturali di alcuni territori, a margine tra due Paesi diversi, per costruire il miglior dialogo possibile, invece di farne pretesto di scontro. Il desiderio di affermazione di potere ha indotto al braccio di ferro devastante degli ultimi mesi, a escludere ogni alternativa al conflitto, a resistere sulla propria posizione, declinando ogni opportunità di pacifico confronto.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con l’evoluzione delle Civiltà.
Il treno del progresso ha deragliato, e ora punta in direzione opposta al nuovo Rinascimento.
Vince il dubbio. Vince l’inaridimento culturale. Vince l’isolamento.
Perde l’umanità.
E diventiamo tutti sempre meno capaci di giudicare, di coltivare nuove idee, di reagire, di prendere coscienza del nostro ruolo nella società. Diventiamo sempre meno capaci di agire, di sacrificare qualcosa per avere di meglio, di tendere la mano all’altro e così aiutare noi stessi.
Puntiamo alla sopravvivenza. Attendiamo il giorno dopo, per vedere come va, ma restiamo fermamente ancorati nell’oggi.
In un nuovo vecchio medioevo, fatto non di oscurità, ma di solitudine.
Uomini soli. Disabituati alla socialità. Raccolti nel conforto di una bolla di isolamento. Volutamente proiettati nell’artificio di un mondo virtuale, che riproviamo, ma dal quale dipendiamo patologicamente, senza possibilità di cura.
Servirebbero dei programmi di riabilitazione alla realtà, per riacquisire coscienza sociale e ravvivare lo spirito di cittadinanza attiva e superare la vera tirannia, che oggi è nelle mani di chi ha il controllo del virtuale e quindi delle abitudini e delle preferenze di milioni di cittadini, ed è capace di plasmare il mondo secondo i propri interessi.
Vogliamo un nuovo Rinascimento, ma forse basterebbe la forza di combattere per i propri ideali e di resistere che non mancava neppure nel medioevo. Basterebbe uscire dalla condizione di generale debolezza e ignavia nella quale abbiamo deliberatamente scelto di relegarci.