IL VALORE DELLE DONNE
Ricerca e formazione
“Se davvero si sta pensando a me, io posso dire con certezza che non ritirerò il Nobel se non con la nomina congiunta di mia moglie, Madame Marie Curie, per giustizia, per rispetto del lavoro fatto insieme sui corpi radioattivi.”
Con le parole di Pierre Curie si inizia a narrare la storia delle donne nel mondo della ricerca, della cultura e del coraggio.
Una storia che parla di ambizioni vissute e di pregiudizi vinti.
Moltissime sono le figure femminili che hanno aperto a nuovi orizzonti, talenti che hanno realizzato i propri sogni al di là dei premi e dei riconoscimenti. Donne che hanno pagato con la vita la loro visibilità.
Ipazia di Alessandria, eccellente studiosa di scienze e filosofia del V secolo, dopo aver seguito gli insegnamenti del padre matematico, lo superò al punto da attrarre verso di lei molti ascoltatori e discepoli.
Per alcuni mai esistita, Trotula de Ruggiero fu la più famosa tra le Dame della Scuola Medica di Salerno dell’XI secolo e autrice di un trattato (Trotula Major) che venne utilizzato per diversi secoli presso le Scuole di medicina più rinomate, subendo numerose modificazioni e, di volta in volta, impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile.
Lottando per il diritto allo studio, le Sette di Edimburgo, iscritte alla facoltà di Medicina di Edimburgo nel 1869, furono osteggiate per tutto il percorso al punto che il Tribunale dell’Università decise di non concedere la laurea sostenendo che l’Ateneo non avrebbe dovuto neppure immatricolarle. Dopo quasi 150 anni fu riconosciuto il titolo conquistato, attribuito nel 2019 alla loro memoria. Ignorate all’epoca, hanno il merito di aver aperto la strada all’istruzione superiore alle donne.
Oggi il quadro è certamente mutato, ma è innegabile che, come in altri settori, anche nel mondo Accademico le donne facciano maggior fatica ad emergere e a raggiungere posizioni apicali.
Le ricerche di settore rivelano che su circa 15.300 professori ordinari solo 3.000 siano donne.
Le ragioni sono molteplici e, non ultima, quella di doversi fare carico della famiglia e della ricerca come affermava riguardo alle donne pioniere nella società e nella scienza, anche il premio Nobel Rita Levi Montalcini descrivendole in un suo libro, proprio lei che alla famiglia aveva rinunciato per dedicarsi interamente alla ricerca.
L’impegno nell’insegnamento nelle Scuole, invece, è diventato, nel corso del XX secolo, a sempre maggiore accesso femminile, come rilevano i dati dell’Indire (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa). In Italia come in altri Paesi, nei quali gli uomini rappresentano meno di un terzo del totale.
Per la verità, è anche che la professione, che richiede un alto livello di competenze ad ampio spettro e non solo disciplinari, sembra aver perso attrattiva per via del peggioramento delle condizioni di lavoro dei docenti e per il basso livello di retribuzione, specie a paragone con quelli di altre professioni intellettuali.
Il mondo della formazione vive, però, due realtà distinte e, se il mondo della Scuola, si colora di rosa altrettanto non si può dire di quello universitario.
Fare ricerca non si concilia con gli orari familiari e la gestione familiare, se non a prezzo di importanti compromessi e, per tale motivo, spesso sono le stesse donne a rinunciare alla carriera universitaria, con mortificazione delle proprie aspirazioni.
Su questa linea, si restringe il novero degli ambiti lavorativi nei quali la donna può esercitare la propria professionalità e acquisire ulteriori competenze. La conseguenza è che, a parità di competenza e preparazione rispetto agli uomini, le donne non riescono a raggiungere la stessa posizione lavorativa nei ruoli più prestigiosi. E’ il fenomeno del glass ceiling, ‘soffitto di cristallo’, e si riferisce a tutte quelle condizioni spesso non chiaramente visibili che, in ambito lavorativo, rendono più difficile per una donna fare carriera a parità di caratteristiche, curriculum, formazione e meriti rispetto ad un uomo.
Ostacoli invisibili che si frappongono tra donne e carriera. Ostacoli da abbattere dando continuità al coraggio delle donne del passato.
Ora servono misure adeguate a restituire effettività al diritto a un’equa distribuzione delle opportunità. Occorrono interventi mirati ad abbattere pregiudizi e pensieri statici legati alla condizione femminile e proposte concrete volte a sostenere le donne impiegate nella ricerca e per spronarle a concorrere per posizioni di prestigio.
Fondamentale è
– favorire più diffusa presa di coscienza del valore della donna fin dal primo ciclo d’istruzione, per il superamento di stereotipi oggi consolidati sul ruolo di genere;
– introdurre una maggiore flessibilità negli orari lavorativi, soprattutto a beneficio delle giovani madri;
– programmare, per tutte le Università e gli enti di ricerca, la produzione dei bilanci di genere per monitorare gli andamenti delle assunzioni e delle progressioni di carriera e predisporre piani di uguaglianza di genere (GEP, gender equality plan) in ogni istituzione, al fine di programmare piani di attuazione delll’equità (è una delle principali azioni previste dal progetto PLOTINA “Promoting Gender Balance and Inclusion in Research, Innovation and Training”, che è stato finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Horizon 2020);
– prevedere all’interno delle strutture universitarie facilities di assistenza (asili, gruppi doposcuola, gruppi sportivi…) a beneficio delle giovani ricercatrici madri;
– istituire corsi di formazione per l’individuazione e contrasto alle molestie sessuali e psicologiche sui luoghi di lavoro, che dia alle donne una nuova informazione e consapevolezza di essere tutelate e difese.
“Specchiandoci nelle donne coraggiose che ci hanno preceduto, vedremo riflessa la parte di noi stessi di cui prenderci cura come il più prezioso regalo della vita.”