
Inammissibilità referendum su autonomia differenziata: sia colta l’occasione per lavorare meglio sull’abbattimento dei divari
La Consulta ha annunciato l’inammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata (già “bocciata” con la sentenza n. 192 del 2024, quanto ai famosi sette punti di incostituzionalità che hanno lasciato una legge dimezzata sulla quale un referendum sarebbe stato effettivamente difficile da concepire).
La Corte, in particolare, ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudicherebbe la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore.
Se, da un lato, la notizia non ha destato particolare stupore, dall’altro non si può ignorare che la legge Calderoli di fatto è una legge quadro, ovvero una cornice che fissa regole di ingaggio e di iter per arrivare alla stipula di intese Stato-Regione su alcune o tutte le funzioni relative alle materie rispetto alle quali le Regioni hanno possibilità di chiedere maggiori e ulteriori forme di Autonomia rispetto allo Stato.
Tuttavia, se è certamente vero che il regionalismo corrisponde a un’esigenza insopprimibile della nostra società, gradualmente strutturatasi tale anche grazie alla Costituzione, spetta, però, solo al Parlamento il compito di comporre la complessità del pluralismo istituzionale, dal momento che la sede parlamentare consente un confronto trasparente a legittimazione democratica.
A tale logica costituzionale va ricondotta la differenziazione contemplata dall’art. 116, comma 3, cost., che può essere non un fattore di disgregazione dell’unità nazionale e della coesione sociale, ma uno strumento al servizio del bene comune della società e della tutela dei diritti degli individui e delle formazioni sociali.
Pertanto, nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale, che meriteranno analisi approfondita, Meritocrazia Italia, prendendo atto che l’effetto immediato dell’inammissibilità del quesito referendario sarà quello di restituire la palla al Parlamento e al Governo – che avrà modo di intervenire nuovamente sulla legge anche alla luce delle indicazioni della Corte –, per cui al momento è tutto in fieri, ancora una volta invoca equilibrio e lungimiranza chiedendo che lo stop della Corte rappresenti un’occasione per un ripensamento dell’autonomia differenziata, con una più seria analisi delle ricadute socio-economiche, anche in considerazione della necessità di evitare che siano sottratte risorse decisive alle politiche redistributive e che invece servono, pur nella differenziazione, alla rimozione delle iniquità sociali.
A tal fine propone di:
– dare priorità alla tanto attesa definizione dei Lep, la cui assenza ha cristallizzato i divari di servizi nel Paese in più di venti anni;
– coinvolgere maggiormente i cittadini, anche in forma aggregata con enti rappresentativi di cittadinanza attiva, nel monitoraggio preventivo sui servizi erogati dalle Regioni per poter definire correttamente e realisticamente il fabbisogno effettivo;
– fermo il principio di redistribuzione, rafforzare un fondo perequativo a beneficio delle aree economicamente più depresse.
Stop war.