INTERCULTURA IN ABRUZZO

INTERCULTURA IN ABRUZZO

«Coesione sociale non vuol dire soltanto lotta all’emarginazione e alla povertà. Vuol dire soprattutto creazione di reti di operosa solidarietà e capacità di dar valore alle diversità, sempre fonte di arricchimento reciproco e mai fattore di conflitto».
E allora serve interrogarsi sulle varietà etniche presenti nei particolari territori.
Secondo l’art. 3 cost., «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione […]». Eppure, nella realtà, troppo spesso dicerie, false credenze e fatti di cronaca poco chiari ostacolano la fattiva integrazione delle comunità minori, con buona pace della coesione sociale, che rimane proposito non corrisposto da reale spirito di solidarietà né da politiche di concreta integrazione nella società, anche quando ne facciano parte a pieno titolo.
Attualmente in Abruzzo vivono stabilmente oltre 8000 rom, cittadini abruzzesi a tutti gli effetti.
I rom sono una minoranza etnica che costituisce circa lo 0,25% della popolazione italiana: originari dell’India del nord, nel XIV secolo arrivarono in Europa e tra il 1300 e 1400 in Italia. I rom sloveni e croati furono inclusi nel Regno d’Italia dopo la prima guerra mondiale.
Il popolo rom non è nomade per cultura, ma per mobilità coatta, fin dalle origini: storicamente la scelta di migrare genera dal ripudio di guerre e violenze e dalla necessità di stabilizzarsi altrove in cerca di maggior benessere e possibilità lavorative.
La bandiera rom, simbolo del viaggio, della famiglia e della libertà, reca due strisce orizzontali: la superiore, azzurra, rappresenta il cielo e l’inferiore, verde, la terra; al centro una ruota, come movimento e progresso costante, rossa, a memoria del sangue versato durante il genocidio.
Intercultura significa vivere la cultura altra, non solo conoscendola, ma consentendole spazio d’espressione e di condivisione, accogliendo il concetto di coesistenza di usi e costumi quale occasione di ricchezza e mai come limite.
Integrazione è celebrazione del diverso, accoglienza di ogni altra cultura nelle variegate forme in cui si esprime: arte, lingua, letteratura, abitudini, sistema organizzativo, artigianato, gastronomia.
Per le persone rom la strada del riscatto e della reale inclusione è lunga e tortuosa, ma sentita e voluta.
L’Abruzzo vanta la cittadinanza del Maestro Santino Spinelli, in arte Alexian, musicista, compositore, cantautore, insegnate, poeta, saggista, Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Romanì nel mondo, Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina di Mattarella nel marzo del 2020, promotore del cambiamento, ma consapevole che «La strada del riscatto è lunga e tortuosa e passa attraverso il sacrificio, l’istruzione, il merito, l’impegno, la professionalità, la credibilità. Politica, media e società tutta devono facilitare il percorso di integrazione. In maniera particolare gli eventi culturali andrebbero maggiormente esaltati. L’inclusione passa attraverso la valorizzazione culturale».
Meritocrazia Italia Abruzzo ha avuto l’onore di incontrare d intervistare Santino Spinelli quale illustre rappresentante delle etnie minori presenti nel territorio, occasione che consolida la convinzione di quanta ricchezza vada perduta in quelle scelte di assistenzialismo fermo alla sopravvivenza, che faticano a trasformarsi in progetti di autentica integrazione.
Il reale cambiamento parte dall’accettazione e dalla valorizzazione delle culture altre, contemporaneamente alla promozione di azioni inclusive volte a:
– sollecitare la volontà politica e sociale ad includere realmente le etnie minori;
– contribuire a rimuovere l’erronea immagine, spesso demoniaca, attribuita al ‘diverso’;
– sostenere la scolarizzazione dei giovani appartenenti alle comunità minori, adulti di domani;
– favorire l’integrazione lavorativa con progetti di inserimento occupazionale, anche al fine di contrastare l’emarginazione.

«Chi è costretto a vivere nel disagio e nella frustrazione, privato dei diritti minimi e indispensabili, è ovvio che aspiri a qualcosa di meglio. Eppure si deve sentir dire che non c’è modo di cambiare le cose, perché in fondo sono gli stessi zingari a voler vivere così, senza costrizioni. Ma è un’atroce falsità. I rom non sono apolidi senza casa e perennemente squattrinati. Ma sono obbligati ad esserlo.» (Santino Spinelli)

 

 

 

 

 

 

Fonti:
www.alexian.it-www.associazionethemromano.it-www.discoveryabruzzomagazine.altervista.org-www.giornaleradiosociale.it-www.semprenews.it-www.simbolisignificato.it-www.wikipedia.org



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