INVALIDITÀ CIVILE: NON SI DIA LA CACCIA AGLI ONESTI – COMUNICATO 16.11.21
Mentre il Paese è distratto dalle polemiche degli ultimi giorni su Green pass e derive fasciste e antifasciste delle proteste, l’INPS comunica senza clamore che milioni di cittadini invalidi potrebbero perdere il beneficio dell’assegno.
Fino a ieri tra i requisiti necessari per accedere all’invalidità civile v’era il mancato svolgimento di attività lavorativa, salvo però ‘casi particolari’.
Oggi la riserva dei ‘casi particolari’ è soppressa.
Fino a ieri, per accedere alla prestazione, serviva essere in stato di disoccupazione, uno stato che, di fatto, si può mantenere anche lavorando, ma con reddito non superiore a una certa soglia (€ 8.145,00 all’anno per il lavoro dipendente; € 4.800,00 per il lavoro autonomo).
Oggi l’inattività lavorativa, coordinata con la misura del reddito, non è più una mera condizione per accedere al beneficio, ma un ‘elemento costitutivo’ del diritto alla prestazione assistenziale, così come il requisito sanitario. Con una nota dello scorso 14 ottobre, l’Ente spiega che, in virtù del recepimento del mutato orientamento giurisprudenziale, l’erogazione del suddetto assegno di invalidità civile presupporrà, come condicio sine qua non, l’inattività lavorativa.
A conti fatti, questo vuol dire che non possono ricevere alcun beneficio le persone affette da invalidità che pure svolgono attività lavorative con salari irrisori, utili più a fini di inclusione e realizzazione personale e per la libertà da logiche meramente assistenziali, che per fini di sostentamento (per intendersi, si tratta anche di stipendi mensili dell’importo di meno di € 300,00 al mese). Persone, peraltro, costrette a sostenere spese aggiuntive per terapie e farmaci.
Nella giusta lotta all’abuso a perdere non può essere il diritto universale al lavoro, come strumento di realizzazione delle personalità, e a un’esistenza libera e dignitosa. Il problema dei falsi invalidi esiste e va risolto, ma non al prezzo del sacrificio della dignità di chi soffre e meriterebbe maggiore tutela. Né possono prevalere pure logiche di bilancio.
Meritocrazia Italia torna a riportare l’attenzione sulla necessità di puntare il focus sulla tutela del Prodotto Interno Umano, perché la Persona resti al centro di ogni determinazione e sia dato valore alla ricchezza insita nelle diverse abilità, e auspica che sia fatto un passo indietro e si torni a considerare l’erogazione del beneficio d’invalidità civile compatibile con lo svolgimento dell’attività lavorativa. Si rimuova, dunque, il requisito del «non prestare attività lavorativa», conservando soltanto quello del limite di reddito.
Occorre dirottare l’impegno, piuttosto, sulla costruzione di fattivi processi d’integrazione e nella garanzia di servizi pubblici quantitativamente e qualitativamente adeguati.
Per altro verso, in linea con le proposte già avanzate con il comunicato dello scorso 18 gennaio, Meritocrazia insiste sulla necessità di
– una riforma seria e strutturata della gestione delle invalidità, che passi attraverso valutazioni celeri ma rigorose, mediante il ricorso a commissioni valutative composte secondo le competenze necessarie in relazione alla particolare patologia che si chiede di verificare e con snellimento delle procedure;
– un più efficiente ed efficace sistema di controllo e sanzionatorio per il caso di rilascio di false o inesatte attestazioni, in funzione deterrente e disincentivante rispetto a fenomeni corruttivi.