Invisibili per chi non vuol vedere
La piaga sociale dell’abbandono
Con la risoluzione del 24 novembre 2020 il Parlamento europeo si propone di arginare il fenomeno dell’abbandono entro il 2030.
Gli eurodeputati raccomandano la creazione di un quadro comunitario di strategie nazionali (in termini di aiuti statali o leggi fiscali), richiedendo agli Stati membri di depenalizzare il fenomeno dei senzatetto e di continuare a mobilitare fondi per affrontare il problema.
Secondo i dati Istat, in Italia, al 2021, risultano essere 96.197 i senza tetto e senza fissa dimora iscritti all’anagrafe: il 38% sono stranieri, soprattutto uomini, con un’età media di 41 anni (che si alza fino a 45 anni per i soli italiani). Le persone senza fissa dimora censite sono residenti in 2.198 comuni, ma sono concentrate per il 50% a Roma (23%), Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%).
L’ultima indagine, pubblicata ben sette anni dopo la precedente (un tempo indicativo dell’interesse per la questione), riporta cifre in approssimazione per difetto: considera solo chi è iscritto agli indirizzi delle associazioni o presso vie fittizie immaginate dai comuni per chi non ha una residenza. Restano fuori, quindi, migliaia di stranieri irregolari e di italiani che non possono o non riescono ad accedere a questi strumenti.
Dati sommari riguardano anche le loro morti, perché in Italia, a differenza di Regno Unito e altri Paesi, i dati non sono il risultato di indagini statistiche ufficiali ma del lavoro della Federazione nazionale delle organizzazioni che si occupano di persone senza dimora. Gli ultimi sono usciti il 6 febbraio e descrivono una situazione drammatica: il 2022 si è chiuso con un bilancio più pesante degli ultimi tre anni. Le persone decedute sono state 393, più di 1 al giorno, il 55% in più rispetto al 2021.
A differenza di quanto si possa comunemente credere, si muore il più delle volte in circostanze violente. D’inverno si muore anche per il freddo, ma fortunatamente i ‘piani freddo’ limitano queste tragedie. Si tratta di interventi speciali che i servizi sociali dei Comuni predispongono sui territori quando le temperature calano sotto una certa soglia, allestendo in scuole o palestre accoglienze notturne speciali, aperte tutto il giorno e gestite da enti del terzo settore. Ma, se il gelo è una causa importante di morte, altrettanto a dirsi per il caldo. L’estate, senza molti volontari partiti per le vacanze, senza piani comunali, che si concentrano in maniera miope solo sui mesi freddi, può essere ancora più feroce.
Sui provvedimenti necessari per limitare le sofferenze dei senza dimora e su cosa possano fare le istituzioni, in questo momento ci sono margini di ottimismo.
Grazie ai fondi legati alla pandemia, in particolare al Pnrr, esistono finanziamenti dedicati alla grave emarginazione adulta. Il Ministero utilizzerà questi fondi tramite le Regioni per avviare progetti di accoglienza e nuovi interventi soprattutto di Housing First: si tratta probabilmente di uno degli approcci più innovativi per intervenire nel contrasto alla grave marginalità. Sviluppato a New York negli anni Novanta, questo modello si è rivelato un successo per il supporto dei senza dimora e di persone con disagio multi-fattoriale negli USA, in Canada e in molti Paesi europei. In pratica, le persone con anni di vita in strada o a serio rischio di perdere l’abitazione ricevono dai servizi sociali territoriali l’opportunità di entrare in un appartamento autonomo ‘senza passare dal dormitorio’, godendo dell’accompagnamento di una equipe di operatori sociali direttamente in casa. Gli studi mostrano che in 8 casi su 10 le persone coinvolte escono dall’isolamento, stabilizzano il proprio benessere psico-fisico, si prendono cura della propria salute, si impegnano in attività di training e occupazioni e riprendono i legami con familiari e amici.
In Finlandia questo metodo ha dato la possibilità di fare diventare Helsinki la città che non ha più senzatetto per strada. A differenza di altri Paesi, qui non sono state chiesti requisiti da dimostrare per avere una casa, anzi il percorso è stato invertito. La casa è assegnata incondizionatamente.
Occorre una politica nazionale adeguata, ma la questione merita di essere affrontata anche con sinergia a livello europeo:
– realizzando una raccolta dati continua e costante per monitorare il fenomeno;
– creando le basi per un mercato immobiliare più inclusivo: in Italia le famiglie spendono più del 40% del loro reddito disponibile per un alloggio, contro il 10% circa della media europea;
– impegnandosi in programmi di occupazione e formazione su misura, per un inserimento nel mondo del lavoro che favorisca i processi di integrazione;
– utilizzando le strutture comunali in disuso o di proprietà statale, per garantire accoglienza soprattutto notturna;
– creando una rete di solidarietà con servizi anche professionali gratuiti, a partire dai servizi legali.
FONTI
Comunicato stampa 21/06/2021 Commissione Europea “Nasce la piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora”
www.feantsa.org Quarta panoramica sull’esclusione abitativa in Europa “Aumento dell’esclusione abitativa: giovani a rischio!” 08/05/2021
www.fiopsd.org “Principali statistiche sul fenomeno homelessness in Italia” Dicembre 2022
www.istat.it Comunicato 29/10/2021 “Censimento anche per le persone più difficili da rilevare”