IT Wallet
Osservazioni critiche e alcune proposte
Il 2024 dovrebbe essere un anno interessante per la cittadinanza digitale, un anno di confronto tra diversi sistemi ed evoluzione dei sistemi di identità e di firma sino ad oggi utilizzati.
Auspicabile è che sia un anno utile per risolvere e chiarire le troppe mancanze e incoerenze che presentano i vari sistemi disponibili: tra gli addetti ai lavori è diffusa la sensazione che si preferisca lanciare un nuovo sistema, piuttosto che far funzionare bene quelli che ci sono.
Le firme elettroniche, ad esempio, esistono dal 1999, lo SPID dal 2013 e, ancora, mancano pezzi di regolamentazione importanti e quelli che ci sono, in certi casi, sono obsoleti e non aggiornati: inutile avviare nuovi sistemi se quelli ad oggi utilizzati presentano lacune, si rischia di creare una “burocrazia del digitale” che rende al cittadino la vita più complicata invece che più semplice.
Il nuovo IT wallet avrà l’arduo compito di colmare le lacune che tuttora si ritrovano nei vari servizi e di cui facciamo alcuni esempi.
Vi sono lacune nell’accesso tramite identità elettronica da parte di persone giuridiche. Esiste – è vero – uno SPID per le imprese ma non vi è alcun omologo lato CIE e, comunque, non vi è sistema per abbinare con precisione l’uso dell’identità elettronica ai poteri di rappresentanza effettivamente posseduti. Se si ha l’identità d’impresa si è considerati rappresentanti dell’impresa o dell’ente a qualsiasi titolo, mentre un sistema di identità di persone giuridiche dovrebbe consentire di essere identificati solo laddove si possieda effettivamente la rappresentanza.
Nei casi, invece, in cui la rappresentanza sia ripartita tra amministratore delegato e legale rappresentante, l’identità dovrebbe consentire di accedere solo ai servizi che rientrano nell’effettivo ambito di competenza del soggetto identificato, altrimenti il suo uso rischia di generare ambiguità e imprecisioni.
Anche il domicilio digitale soffre di incertezze e applicazione a macchia di leopardo: è stato iscritto d’ufficio per società e professionisti, mentre l’adozione per i cittadini e per gli enti privati avviene a rilento: ad oggi meno di 3.000.000 di cittadini hanno iscritto un domicilio digitale e non più di 400 enti.
Sarebbe necessario dare un maggiore vantaggio al cittadino che iscrive domicilio digitale: al momento può solamente ripetere le spese di notifica, con una apposita istanza; ad esempio si potrebbe prevedere uno sconto su sanzioni e notifica di cartelle per il caso in cui il destinatario abbia domicilio digitale.
Ha creato inoltre problemi una pronuncia del Garante Privacy che ha vietato la notifica di multe automobilistiche alla PEC-domicilio digitale per motivi di privacy.
Ci si domanda anche se attivare l’IT wallet comporterà la attivazione d’ufficio del domicilio digitale sul wallet stesso.
Il sistema delle firme – per come è adesso – sconta un enorme problema nel fatto che lo Stato non mette a disposizione dei provider di firma un sistema per la verifica delle carte di identità: il sistema attualmente disponibile (SCIPAFI e CRIMNET) consente solamente di sapere se un certo numero di carta di identità esiste e se è stato o meno denunciato come rubato o smarrito; non consente di sapere chi sia l’intestatario di una carta di identità, per cui, un documento falso che venga presentato con il numero di un documento reale fatica ad essere prontamente individuato. Tale problema riguarda soprattutto la firma qualificata, ma anche i rilasci di SPID e deve urgentemente essere risolto nell’ottica di espandere il sistema a tutti i cittadini e passare alla completa digitalizzazione.
Occorre, insomma, assicurare sistemi di identificazione per il rilascio di identità elettroniche e firme che garantiscano la sicurezza e resilienza del sistema generale.
Auspicabile, infine, sarebbe indirizzare al meglio i fondi PNRR: a oggi viene incentivata con questi fondi, ad esempio, l’adozione di SPID da parte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e relativa formazione all’uso: se veramente l’uso di questa credenziale di identità verrà meno, occorrerà far transitare al nuovo sistema tutti coloro che hanno ricevuto questo tipo di incentivo.
Dovranno, inoltre, essere chiariti i ruoli di sorveglianza sul sistema: ad oggi Agid è competente su SPID e non su CIE e non risulta che il Ministero dell’Interno abbia strutture di vigilanza paragonabili.