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Crisi della giustizia, mancata digitalizzazione della p.a. e riforma dell’Ordinamento giudiziario che non coglie nel segno: queste le criticità evidenziate nel discorso inaugurale dell’anno giudiziario tenuto dal Guardasigilli lo scorso 26 gennaio, confermate dai contenuti della relazione che ha accompagnato la cerimonia presso la sede della Corte d’Appello di Venezia.

Uno sguardo triste e forse rassegnato a un sistema che – nella difficoltà pandemica – ha dimostrato importanti limiti.

L’emergenza non ha risparmiato nemmeno di evidenziare gli affanni organizzativi della Corte d’appello veneziana, che ha comunque cercato di consegnare risposte concrete all’alta domanda.

Ma le inefficienze hanno radici lontane nel tempo.

Venezia non è mai menzionata nelle classifiche Istat del CSM, né per volume di procedimenti pendenti, né per valore, né per smaltimento. Lo stesso per il tribunale di Padova.

Merita una menzione non del tutto negativa Verona in ambito fallimentare, per aver diminuito il numero procedimenti pendenti, ma resta nella lista dei tribunali con pendenze di lunga data.

Forse il Tribunale di Vicenza riesce a recuperare qualche posizione nella classifica generale, per aver saputo alleggerire la portata di carico in una rinnovata visuale prospettica organizzativa.

Se si ritiene di prendere a paragone Bolzano – che, con una carenza del personale pari a quasi il 34%, risulta oggi il miglior tribunale d’Italia, per aver saputo affrontare il carico spettante con velocità ed efficienza di riscontro -, ci si rende conto che l’efficienza sta nell’equilibrio e non nell’eccellenza. Troppo carico, troppe poche risorse ed organizzazione poco programmatica sono un limite da superare. Sono infatti moltissimi i parametri di analisi utilizzati al fine di stilare le classifiche biennali che il Consiglio Superiore di Magistratura pubblica al fine di comprendere lo stato di salute della giustizia italiana: dimensione e comparto geografico dei tribunali, numero di unità applicate per ogni singolo comparto (civile e penale, con un’analisi accurata del comparto amministrativo e di quello tributario), volume di procedimenti radicati e percentuale di prosecuzione. All’interno del numero dei procedimenti pendenti, distinzione delle modalità di chiusura, applicazione di strumenti deflattivi, miglioramento del ranking in generale. Nel comparto penale (ove forse Venezia conquista un ultimo posto – ma in accezione positiva – per vantare il numero minimo di carcerazioni errate), qualificazione della speditezza dei procedimenti e del sistema di ausilio delle cancellerie dedicate (tra le quali un primato va attribuito al Tribunale di Napoli Nord).
E non si tratta di mal funzionamento o di mancanza di unità, ma dell’equilibrio che il sistema giustizia dovrebbe raggiungere nella difficoltà tutta del sistema.

Stupisce il posizionamento nella classifica nazionale dell’efficienza dei tribunali veneti e sbalordisce ancor più all’interno di un distretto che si credeva comunque funzionale alla richiesta territoriale, le cui criticità, note e conosciute agli operatori del diritto, si credeva comunque potessero risultare meno gravose di altre realtà.
Non certo per posizionamento della Corte d’Appello, che, perdendo il fascino dei palazzi storici veneziani ( ed inoltre non per tutte le sezioni), oggi è di immediato e facile raggiungimento grazie alla nuova ubicazione nelle immediate vicinanze dei parcheggi e della stazione ferroviaria; non certo per funzionalità dei tribunali di distretto, completi di parcheggi e serviti delle imminenti necessità nei comparti cittadini divenuti nel tempo “le cittadelle della giustizia”.

L’equilibrio è la risposta a molte delle domande, anche in ambito giuridico.

Molti gli sforzi che dovranno essere comuni a tutti i distretti italiani: l’efficientamento del personale e la richiesta della digitalizzazione della p.a., nonché l’auspicata riforma della Magistratura onoraria.

Presenti i risultati veneti del periodo emergenziale Covid:
– maggior informatizzazione della Corte d’appello veneziana, già comunque abbastanza avanzata;
– rinvii delle udienze nel settore civile disposti tramite PCT;
– celebrazione delle udienze civili in modo dematerializzato o “a distanza” (rispettivamente tramite la c.d. udienza cartolare oppure via Teams);
– celebrazione nel settore penale del le udienze e le camere di consiglio “non in presenza” in tutti i casi in cui la normativa ed i mezzi tecnici a disposizione lo consentono;
– utilizzo del sistema Microsoft Teams (nella “aula bunker” di Mestre) e di tre personal computer portatili concessi in comodato alla Corte dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, per evitare il pericolo di contagio connesso alla traduzione dei detenuti e nella impossibilità di utilizzare in via generalizzata il sistema di multivideo conferenza perché non attivo in tutte le strutture carcerarie;
– costituzione di un gruppo di lavoro a composizione mista per supportare e coordinare le esigenze informatiche del settore penale dei magistrati e del personale amministrativo;
– costituzione di un front office telematico per le cancellerie penali della Corte finalizzato a ridurre al minimo gli accessi attraverso la presentazione degli atti e delle istanze tramite pec;
– sbilitazione dei funzionari della Corte alle caselle pec per il deposito con valore legale degli atti penali;
– utilizzo di protocolli condivisi con la magistratura requirente e con i locali Consigli dell’Ordine degli Avvocati per la gestione delle udienze penali “a distanza” (soprattutto in primo grado, per lo svolgimento delle convalide mediante l’uso inizialmente di Skype e, successivamente, di Teams);
– organizzazione di tutte le riunioni, anche del Consiglio giudiziario, a distanza attraverso l’utilizzo dell’applicativo Teams;
– organizzazione via Teams di tutti i corsi della formazione decentrata e realizzazione di una capillare attività di formazione e-learning a tutto il personale di cancelleria;
– introduzione del sistema di messaggistica per la comunicazione istantanea con i magistrati, il Foro e la utenza di informazioni di interesse comune, con collegamento al sito della Corte.
È stato regolamentato l’accesso ai servizi amministrativi introducendo sistemi online di richiesta e di rilascio delle copie degli atti così ottenendo lo scaglionamento ordinato delle presenze e l’assenza di assembramenti.
È stato adottato il versamento dei diritti ed il pagamento delle marche da bollo esclusivamente con modalità on line, evitando così l’accesso del pubblico agli uffici per i relativi incombenti.
Per l’accesso “ordinato” e scaglionato dell’utenza all’UNEP è stato adottato un sistema informatico di prenotazione.
Nel sito internet della Corte è stata inserita una maschera dedicata alla “emergenza coronavirus” in cui vengono inserite tutte le informazioni utili (le misure di “protezione” raccomandate dalle autorità sanitarie, le disposizioni date dalla Corte di Venezia per l’accesso e la permanenza nelle sue sedi, i protocolli adottati, le Linee guida emanate dalla Corte e dagli Uffici giudiziari del distretto, la normativa primaria e secondaria emanata durante la pandemia).
Nel settore civile della Corte è stata disposta l’adozione di un sistema informatico per regolare l’accesso ordinato alle udienze da parte agli avvocati (tramite app scaricabile sullo smartphone), così da evitare assembramenti. Si tratta dell’app “Giustizia Veneto”, una nuova applicazione di Servicematica (IOS e Android) volta a ridurre i tempi di attesa presso i tribunali e le Corti d’Appello durante le udienze (così riducendo i tempi di esposizione e quindi la percentuale di possibile contagio). La maschera dell’applicazione, permette di tener monitorato in tempo reale l’avanzamento del ruolo, con eventuali rinvii disposti all’ultimo minuto, udienza cancellate o prove testimoniali che sforano i tempi previsti. L’applicazione è di sicuro immediato utilizzo in fase pandemica, e resta uno strumento che dovrà caratterizzare il programma di efficientamento territoriale anche nel prossimo futuro.

La pandemia deve diventare un’occasione di reazione e miglioramento, un momento di riflessione e di programmazione di implementazione delle risorse mancanti e di miglioramento delle esistenti.

E’ di evidente rilevanza che l’implementazione del personale amministrativo in uno con l’aumento del numero dei magistrati debba costituire dal punto di vista delle risorse umane una priorità tanto quanto la digitalizzazione e l’informatizzazione dei sistemi giudiziari. Ma è altrettanto vero che il tempo, che scorre inesorabile nel far “invecchiare” le cause rinviate per Covid o per altri motivi, scorre anche per gli operatori del diritto che trascorrono (un tempo con il piacere di condividere un momento di riflessione con i Colleghi) presso le sedi dei tribunali durante il corso della giornata.
Che questo tempo quindi divenga essenziale e funzionale, che permetta una maggior organizzazione personale e di studio e coadiuvi anche l’avvocato alla propria programmazione ed alla propria ripresa.

Perché la professione forense torni a rappresentare l’esercizio di quella funzione pubblica e sociale che lo strumento giustizia riveste quale maggior garanzia di uno stato etico e democratico.

L’auspicio è che presto torni a vedere nello strumento giustizia l’elemento garantista più elevato di un percorso di democraticità funzionale a difesa e supporto dei suoi cittadini, nel corretto e funzionale svolgimento attraverso la tutela degli operatori tutti che in uno, verso un obiettivo comune, vi lavorano.



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