
La bolla
In politica e in economia alcune realtà vengono paragonate a una bolla.
Ogni tanto ne esplode una, di bolla, politica, finanziaria o ideologica.
Mi viene da pensare a quello che accadde al tempo dell’introduzione dell’euro. Un momento di speculazioni aggressive, di battaglia sui tassi di sconto con Paesi in affanno per il crescente del debito pubblico.
Le tante preoccupazioni non fermarono chi immaginava di poter costruire l’Unione europea sulla moneta. Fu vinto, con non poche difficoltà, il diffuso scetticismo, anche incoraggiati dagli esiti del referendum francese, che ottenne larga maggioranza a favore dell’euro.
La Germania era particolarmente determinata, certa che dalla moneta unica avrebbe tratto giovamento. Non si sbagliava, si ingegnò per capire come gestire il nuovo regime monetario.
Molti altri Paesi tentennavano per via della solita lunga instabilità governativa.
In Italia, alla fine del Governo Ciampi nessuno si aspettava quello che sarebbe accaduto con l’iniziativa politica di Silvio Berlusconi. Spiazzò anche la Germania. Erano anni in cui non si comprendevano bene le dinamiche nazionali interne. Mai comunque ci si sarebbe potuti immaginare che un imprenditore impegnato, tra l’altro, nella gestione di reti televisive nazionali e che aveva il controllo dell’informazione pubblica sarebbe poi sceso in campo, con un effetto tanto dirompente.
Eravamo già nel post-ideologico.
Berlusconi diede di fatto una scossa al Paese, nella vivacità del quale aveva ancora fiducia. Pensava soltanto che le energie andassero canalizzate nel verso giusto.
Non se ne comprendevano bene le intenzioni, specie per la vicinanza mostrata da subito a Lega Nord e Alleanza Nazionale, a coloro che andavano contro l’idea di un’euro-zona.
Seguirono tante promesse. Tra le quali quella di risanare la finanza pubblica e ridurre il debito pubblico, che, nel 1994, era addirittura al 121% del pil. L’inflazione stava subendo un’impennata e serviva imprimere una spinta differente alla prima Repubblica.
Si sentiva una grande fibrillazione generale, anche per la commistione che si era creata negli anni immediatamente precedenti tra politica ed economia.
Insomma, il momento generò non poche illusioni.
Bolle.
I cittadini andavano a votare riponendo in un solo uomo tutte le speranze di risoluzione dei problemi che affliggevano la società. Il post-ideologico si proponeva come una garanzia di vita libera.
Ma ogni bolla è destinata a dissolversi.
La bolla raccoglie tutta l’aria dentro di sé, in un perimetro leggero, pronto a rompersi all’improvviso e a disperderla.
Ogni percorso politico o ideologico nasce nelle migliori intenzioni. Queste, però, vanno poi supportate da obiettivi concreti, raggiungibili.
È molto complicato.
La stessa Meritocrazia Italia nasce su belle intenzioni, ma potrebbe essere costretta ai compromessi.
Come si fa a tenere la barra dritta ed evitare che tutto si risolva in una bolla?
Basta non promettere l’impossibile. Attenersi alla realtà e programmare azioni mirate e di pronta fattibilità.
Leggendo i comunicati di Meritocrazia è facile notare che si tiene sempre con i piedi ben saldi nella verità delle cose. Mai sopra le nuvole. Ma sempre per terra. Parlando con le persone comuni.
È così che si inseguono le più grandi ambizioni.