LA ‘CULTURA’ DEL BIOLOGICO

LA ‘CULTURA’ DEL BIOLOGICO

Nuovi percorsi formativi per nuove opportunità

I dati dell’Osservatorio Sana 2020 (La fiera del Biologico e del Naturale) hanno evidenziato un deciso incremento nella domanda dei prodotti bio da parte dei consumatori rispetto all’anno precedente (2019). Gli aumenti si registrano sia nel mercato interno sia nell’export.

L’Unione europea sta puntando con maggior impegno sull’agroecologia, elaborando strategie perseguite con numerosi progetti, tra i quali i due macro-progetti ‘Green Deal Farm to Fork‘ e ‘Biodiversità’, con l’obiettivo ambizioso di triplicare le superfici coltivate a biologico e ridurre del 50% l’uso di pesticidi entro il 2030.

L’Italia è il terzo paese per superfici bio rispetto alla superficie agricola totale, con un’incidenza pari al 15,8%, a fronte di una media europea del 7,5%. In parallelo, per il 2019, si rileva una crescita del settore biologico anche dal punto di vista del numero degli operatori impegnati, che toccano quota 80.643 unità, con un incremento del 2% [dati Sinab].

Il bio rappresenta dunque una grande opportunità per la ripresa economica e impone impegno nella proposizione innovativa fondata sulla sostenibilità. Il cambiamento culturale passa da un maggiore impegno nella ricerca e da un’adeguata struttura formativa.

Ricerca e Innovazione (R&I) sono fattori chiave per l’accelerazione della transizione verso sistemi alimentari sostenibili, sani e inclusivi, che vanno dalla produzione primaria al consumo e di fatto rappresentano il mezzo per effettuare sperimentazioni, cercare soluzioni e opportunità di nuovi mercati. Non a caso, nell’ambito del programma Orizzonte Europa saranno investiti 10 miliardi di euro in attività di ricerca e innovazione riguardanti prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, pesca, acquacoltura ed ambiente.

La Commissione Europea collaborerà con gli Stati membri per rafforzare il ruolo del partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura” (PEI-AGRI) nei piani strategici. Inoltre, il Fondo europeo di sviluppo regionale investirà nell’innovazione e nella collaborazione lungo le catene del valore alimentare, attraverso la specializzazione intelligente (SNSI) che ha il compito di individuare le priorità di investimento a lungo periodo condivise con le Regioni ed i principali stakeholder. Anche all’interno delle SNSI esistono diverse aree tematiche che garantiscono la possibilità di sviluppo su ricerca e innovazione nel campo del biologico.

La ricerca ricopre, insomma, un ruolo fondamentale nella corsa verso i traguardi programmati. E l’innovazione è di fondamentale supporto anche per la divulgazione della cultura del biologico.

Senza contare che potenziare la cultura del biologico appare indispensabile per creare un percorso formativo dal bambino all’adulto che poi possa diventare coscienza sociale per il futuro.

E’ essenziale, dunque, non soltanto promuovere nuovi investimenti nello studio e nella elaborazione di migliori sistemi di sfruttamento dell’innovazione tecnologica, ma anche intervenire sui percorsi formativi nel verso di alimentare le sensibilità sul tema fin dalle fasce d’età più giovani e di stimolare l’interesse per l’acquisizione delle nuove competenze.

Al fine, utile sarebbe

strutturare la formazione scolastica, universitaria e professionale ‘in chiave biologica’, con riferimento non solo alle aree strettamente legate alla produzione del biologico ma a tutte le aree formative, nell’ottica di un rinnovamento dello stile economico, sociale e culturale;

– introdurre nelle scuole materie come l’educazione alimentare, con condivisione d’esperienze nelle mense, secondo il modello ‘Farm to Fork‘;

– atteso che l’esperienza diretta è la migliore fonte di conoscenza, favorire il contatto con il biologico, ad esempio, finanziando gli orti scolastici, ricorrendo, per l’alternanza scuola-lavoro, alle aziende biologiche, e, in generale, promuovendo progetti e concorsi che si focalizzino sulla partecipazione attiva al cambiamento;

– orientare la formazione professionale verso le nicchie lavorative che interessano tradizioni regionali, in una visione di recupero futuristico di antiche tecniche di coltivazione e sviluppo dell’entroterra;

strutturare corsi di laurea mirati, incentrando gli studi verso gli obiettivi fissati al 2030, con sviluppo di ambiti come  bioagricoltura, biodiversità, biodinamica, in ottica agro-ecologica.

Di CAMILLA DE GIROLAMO

 

FONTI

Biologico a scuola. Dieci milioni dal ministero per prodotti genuini nelle mense

https://www.suoloesalute.it/bio-sui-banchi-di-scuola-il-piano-nazionale-che-punta-alla-formazione-scolastica-e-professionale/

http://www.milanopost.info/2015/09/30/expo-crescono-coltivazioni-e-consumi-bio-un-settore-che-chiede-piu-spazio-a-scuola/

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/professioni/2015/09/29/formazione-scolastica-professionale-piano-nazionale-punta-bio_DGiN566BHYOneIRRYYiTXN.html?refresh_ce

https://www.sciencenewsforstudents.org/article/organic-food-starts-prove-its-worth

https://ilfattoalimentare.it/sana-2020-biologico-boom.html

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/actions-being-taken-eu/farm-fork_it

https://www.agenziacoesione.gov.it/s3-smart-specialisation-strategy/strategia-nazionale-di-specializzazione-intelligente/

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?qid=1590404602495&uri=CELEX%3A52020DC0381

 



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