LA FELICITÀ NON SI MISURA IN NUMERI – 1 AGOSTO 2021
In una frenetica corsa contro i numeri, ci si convince che la Felicità sia un’entità misurabile, e sia un fatto individuale. Ci si dimentica di godere di tutto quello che non si esprime in quantità e pesa, invece, in passione ed entusiasmo condivisi.
In una vita irregolare, di salite e tornanti artificiosi, si perde di vista il bello di sentirsi parte di un tutto universale.
I numeri sono una creazione dell’uomo. Sono serviti per le rivoluzioni tecnologiche che hanno stravolto i piani di comunicazione e cambiato irreversibilmente i modelli di relazione. Le radici di sistemi innovativi come Google e Twitter si riportano alla necessità avvertita dagli Stati Uniti di monitorare i flussi di dati provenienti da altri Paesi e assumere, così, il controllo delle relazioni internazionali. Le grandi operazioni partono dai Governi, che hanno potere di finanziamento e prima realizzazione, ma sono destinate a reggersi sugli investimenti dei privati. Per diventare parte del quotidiano di tutti. Così è accaduto che la rotta si è invertita, i cittadini della Rete hanno preso in mano la situazione e oggi è lo Stato ad adeguarsi alle nuove esigenze e a seguire il flusso.
Innovazioni di immensa utilità. Ma il mezzo non diventi mai il fine.
I nuovi modelli culturali, di una Comunità composta in algoritmo, generano inedite fragilità. Il sistema sociale è più esposto di prima ad attacchi scomposti e a nemici sconosciuti.
Può rendere invulnerabili soltanto rompere le catene delle moderne schiavitù.
In questo, i contenitori di pensiero libero come Meritocrazia giocano un ruolo decisivo.
La democrazia vince quando a tutti è riconosciuta pari libertà di espressione e a tutti sono affidati gli strumenti per esprimersi con consapevolezza e coscienza. E invece le diseguaglianze sociali sono l’ordinario. Anche nei Paesi a largo sviluppo economico, è forte il divario tra una fascia molto ristretta di ricchi, potenzialmente destinati a diventarlo ancora di più, e una molto ampia di poveri, che non avranno mai opportunità di risalita. Nella inaccettabile tendenza secondo la quale chi più ha più avrà.
Un’iniquità strutturale, passivamente subita. Il disagio è avvertito ovunque; vince, però, la sfiducia sul coraggio della reazione. In una resa incondizionata.
Non aiuta una politica che organizza costose campagne elettorali rivolte a cogliere l’attenzione delle masse, puntando alle più delicate sensibilità, nella segreta intenzione di curare soltanto gli interessi di lobby e gruppi di potere. Poca visibilità e spazio di azione è lasciato, invece, a movimenti con idee nuove, con il coraggio di rompere gli schemi della politica tradizionale, a gruppi che davvero potrebbero cambiare le cose. Strategicamente ha la meglio quell’élite di pochi potenti che millanta fare democratico, ma si alimenta di dittatura economica.
Eppure il quadro può essere ridipinto. C’è spazio per colori diversi. La democrazia può ancora essere ripristinata con il contributo di tutti. Bastano un po’ di impegno e lo sforzo di guardare oltre lo steccato del proprio giardino.
Con l’opera collettiva si neutralizzano le debolezze, vecchie e nuove, del sistema sociale, e si anticipano i bisogni. Quei numeri, che ormai fanno parte dell’ambizione di tanti, restituiscano la speranza e siano fatti strumento di previsione e programmazione delle spese, degli interventi e delle riforme.
A Noi spetta riscrivere le regole del gioco. A Noi riprendere il controllo.