LA FISCALITA’: STRUMENTO DI SVILUPPO? – COMUNICATO 12.10.10
La tassazione degli strumenti di lavoro, in parte oggetto delle anticipazioni sulla legge di bilancio 2020, fa riflettere sulla vera finalità delle imposizioni fiscali e sull’obiettivo di promuovere lo sviluppo sociale.
Dagli inizi degli anni 70 fino agli anni 90 la classe media, impiegati, piccoli imprenditori e professionisti, è stata traino, al pari ed alleata della grande industria, dell’economia, da una parte garantendo investimenti in attività produttive e servizi, dall’altra sostenendo occupazione e consumi e, conseguentemente, la diffusione del benessere, in modo capillare e trasversale sul territorio.
La crisi degli anni 2000 ha interrotto la circolarità reddituale e sociale, creando un vuoto nel mezzo ed un livellamento verso il basso, con risorse allocate ormai sempre di più nelle mani di pochi.
Lo sviluppo sociale dovrebbe passare attraverso agevolazioni fiscali e finanziarie che consentano a tutti di accedere agli strumenti lavorativi in ogni ambito economico, dalla semplice simcard business, allo smartphone, ad attrezzatture di maggior valore.
L’imposizione fiscale attuale, che pare finalizzata solo ed esclusivamente a soddisfare esigenze di bilancio a breve termine, colpisce in misura prevalente coloro che potrebbero ancora oggi favorire una crescita occupazionale e reddituale del Paese, destinando le risorse, pretese od ipotizzate dal fisco, ad investimenti, assunzioni e consumi.
Viene così a mancare l’impulso del cittadino medio, privato della fiducia nel futuro, all’accrescimento del benessere sociale, al raggiungimento dell’equità e della premialità del merito.
Sarebbe auspicabile un cambio di paradigma: il passaggio dall’attuale contrapposizione tra le persone, che determina una frattura sociale, alla collaborazione ed al rispetto tra individui, i quali ciascuno secondo le proprie competenze, capacità ed inclinazioni, potrebbero concorrere tutti al miglioramento collettivo.