La grande sfida delle Marche: trasformare un ritardo in opportunità
La grande sfida: coniugare mobilità e sostenibilità
L’autenticità che contraddistingue la Regione Marche fa rima con la sua scarsa praticabilità. Il ritardo infrastrutturale che grava sulla Regione ha permesso al territorio di mantenere le sue straordinarie bellezze e tradizioni, per contro ha sancito una posizione economicamente sfavorevole sotto molteplici aspetti.
La grande contraddizione tra crescita economica e sostenibilità ambientale impone la necessità di lavorare ad un progetto complessivo e integrato, che tenga conto dei vari livelli dei quali si compone lo sviluppo contemporaneo.
Se da un lato il mercato pretende rese veloci e celermente disponibili, dall’altro è necessario considerare prioritaria la sostenibilità ambientale. L’Italia, d’altronde, detiene un primato poco onorevole in Europa: è prima nel consumo di suolo rispetto al territorio disponibile. Peraltro, il trasporto su gomma nella nostra rete stradale, rappresenta ancora i ¾ dello spostamento delle merci in Italia.
L’estrema variabilità territoriale italiana obbliga però a dei distinguo tra le varie aree della penisola. Paragonare la viabilità marchigiana alla viabilità offerta in Lombardia o in Emilia Romagna senza tenere conto delle peculiarità territoriali è fuorviante. Il territorio marchigiano, infatti, si contraddistingue per l’alta prevalenza collinare (più del 60%) e ciò che resta è un territorio per lo più montagnoso. Inoltre, la percentuale di popolazione sparsa è tra le più alte del Paese, così anche la distribuzione dei distretti industriali, molto numerosi (28, come in Lombardia), ma fortemente dispersi e frammentati. Alla luce di ciò, è lecito affermare che le Marche poco si prestano alla costruzione di strade ad ampie corsie, che infatti sono limitate al tratto costiero. Ciò si traduce in enormi difficoltà nei collegamenti tra gli innumerevoli Comuni, relativamente al trasporto di merci sia del mercato interno che nel mercato internazionale. Le difficoltà maggiori sembrano riscontrarsi proprio nella distribuzione internazionale, per la quale la mancanza di operatori di livello e idonee piattaforme logistiche fanno sì che le tempistiche di consegna richiedano almeno due giorni in più rispetto a quelle che le aziende del Nord Italia riescono a garantire. Le grandi partite di merci sono di fatto scomparse dalla Regione, piuttosto le spedizioni vedono volumi bassi ma frequenti. L’intera filiera logistica ha così un sostanziale ritardo che grava su tutta la distribuzione del distretto marchigiano.
Grande entusiasmo è stato concentrato sull’interporto di Jesi, che doveva diventare il polo logistico delle Marche e il progetto è risultato vincitore per due anni consecutivi del premio come Progetto logistico dell’anno. La mancanza di una intermodalità regionale ne ha fatto emergere tutte le falle e ad oggi la destinazione futura di questa infrastruttura tanto elogiata è purtroppo ancora incerta.
Altri nodi da sciogliere sono quelli relativi alla rete ferroviaria, vetusta ed obsoleta, con solo 386 km di tratte e circa 25.000 viaggiatori al giorno, rispetto ad una rete italiana di 19.400km e 3 milioni di viaggiatori al giorno, nonché all’aeroporto di Ancona dove le possibilità di raggiungere altre città sono molto limitate, costringendo di fatto i viaggiatori a recarsi presso gli aeroporti di Roma o Bologna. A ciò si aggiunga la mancanza di coesione all’interno del comparto industriale, che si tramuta in assenza di proposizioni univoche verso le istituzioni, atte a guidare gli investimenti infrastrutturali necessari. Istituzioni e aziende appunto si trovano, pertanto, di fronte ad una grande sfida: rilanciare l’economia marchigiana, mantenere le peculiarità culturali e territoriali e preservarne l’ambiente. Sulla base di queste premesse la vera grande sfida che le Marche dovrà affrontare è proprio la manutenzione e l’ammodernamento delle infrastrutture esistenti, a partire dalla rete ferroviaria. A ciò dovrà affiancare ovviamente il completamento delle grandi opere, come il progetto della Quadrilatero. Contestualmente, risulta necessaria una implementazione della rete di telecomunicazioni, nonché una maggiore digitalizzazione delle imprese esistenti e di quelle emergenti. Sembrerebbe necessario altresì un ripensamento e relativo potenziamento dei centri di smistamento in termini di intercambio ferro/gomma, soprattutto nel cosiddetto “ultimo miglio”. Auspichiamo quindi che gli operatori del settore inizino a dialogare proficuamente con le istituzioni, ponendosi come guida nello sviluppo e nella crescita della regione e bilanciando attraverso un processo integrato: mobilita, sostenibilità ed opportunità economiche per tutti i settori di interesse, da quello industriale fin anche a quello turistico.