LA LEGGE DI BILANCIO 2020: LA NORMA ‘ASSALTO AI CONTI CORRENTI’ – COMUNICATO 04.12.19
La bozza della legge di bilancio 2020 all’esame del Senato prevede, tra le tante novità, la riforma della riscossione per gli Enti locali. Riforma che ha incontrato numerose polemiche: Salvini parla di “regole da Unione Sovietica” il premier Conte parla di semplificazione.
Oggetto della riforma in particolare, è l’articolo 96, battezzato dalla cronaca nazionale come: la norma di “assalto ai conti correnti”.
Tale articolo prevede che
“decorso il termine di trenta giorni dal termine ultimo per il pagamento, la riscossione delle somme richieste è affidata in carico al soggetto legittimato alla riscossione forzata, che informa con raccomandata semplice o posta elettronica il debitore. Il soggetto legittimato sulla base del titolo esecutivo procede ad espropriazione forzata con i poteri, le facoltà e le modalità previste dalle disposizioni che disciplinano l’attività di riscossione coattiva”.
In pratica, se non cambia nulla, dal 1 gennaio 2020 gli atti di accertamento emessi dagli enti locali saranno subito esecutivi senza la successiva cartella di pagamento o di ingiunzione fiscale.
Si unificano le prime due tappe della riscossione proprio perché, essendo «esecutivo», l’atto di accertamento non ha bisogno di trasformarsi in una cartella o in un’ingiunzione, ma acquista efficacia di titolo esecutivo decorso il termine utile per la proposizione del ricorso, ovvero 60 giorni dalla notifica dell’atto.
In sostanza nel caso in cui i cittadini si trovino in debito verso i Comuni o altri enti locali, ad esempio con i pagamenti delle tasse locali come Imu e Tasi, possono vedersi pignorati i conti correnti o applicarsi il fermo amministrativo.
Di sicuro l’Italia non è un Paese facile da governare, ma eliminare i diversi passaggi del procedimento di accertamento e riscossione tributaria, concentrandoli al massimo, finisce per svilire il rapporto di leale collaborazione tra contribuente e burocrazia.
L’art. 96 del disegno di legge infatti, porrebbe gli Enti Locali in una condizione di assoluto potere rispetto ai contribuenti che verrebbero privati delle garanzie minime di informazione effettiva, sia preventiva che postuma, rispetto all’accertamento d’imposta.
Senza voler chiamare in causa la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che all’art. 41, prevede il principio di una buona ed imparziale attività amministrativa che riconosce ai cittadini il diritto di essere “ascoltati” prima che l’amministrazione adotti un provvedimento individuale che rechi pregiudizio, occorre riflettere sul fatto che accentrare tutti i poteri in un’unica fase del procedimento, nelle mani di un solo soggetto, senza una possibilità effettiva per i cittadini di godere del diritto all’ascolto preventivo, nonché postumo, mette in discussione il principio stesso del contraddittorio che è la base dei sistemi democratici.
Il problema, quindi, non è tanto quello di accelerare il procedimento, sottraendo garanzie al cittadino, quanto – piuttosto – quello di rendere effettivo il sistema di riscossione.
Meritocrazia Italia auspica che questa tendenza che vede il cittadino al centro di una crescente pressione fiscale ed accertativa, veda nel contempo l’impegno del Governo nel dirimere la problematica relativa al pagamento dei debiti dello Stato nei confronti dei cittadini e delle società private. Non sarebbe errato prevedere in tal senso degli obblighi temporali tassativi per il pagamento dei crediti da parte della Pubblica Amministrazione, che ben potrebbero bilanciare i reciproci interessi tra i cittadini e lo Stato.