La luce di una candela

La luce di una candela

Un elemento semplice come la candela mi consente di rendere l’idea della missione di Meritocrazia Italia.
Ognuno di noi è come una candela. Possiamo far luce, ma esiste un tempo definito nel quale spiegare tutta la nostra intensità.
Tenere la candela accesa durante il giorno, quando splende il sole, sarebbe uno spreco di risorse. Non ne avremmo più per le ore del buio. E ci verrebbero a mancare luce, conforto e protezione.

A me pare che, proprio nel momento in cui si avverte più il bisogno di libertà democratica, abbiamo scelto di fare cento passi indietro. Non siamo più nemmeno capaci di indignarci. Ci adagiamo nelle nostre fragilità, incapaci di reazione.

Proprio pensando all’esempio della candela, alla scelta di razionarne l’uso ai momenti di reale bisogno, mi è tornato in mente il personaggio di Mirandolina, la locandiera di Goldoni. Una donna forte e affascinante, con un pregio che spiccava sugli altri, quello di saper dire di no. Di saper usare il rifiuto come strumento per trovare la propria strada.
Spiego meglio il collegamento.
Se Mirandolina avesse detto di sì a ogni ospite della locanda, avrebbe annullato del tutto la propria personalità. Avrebbe trasformato l’eccezione in regola. Avrebbe neutralizzato le proprie capacità, omologandosi a tutto il resto. Una tra le tante.
E invece risultava ancora più attraente per il fatto di essere cortese ma distante, gelosamente legata al proprio mondo.
È bellissima la storia del conte corteggiatore, prima convinto misogino e poi innamorato folle.
Ma a Mirandolina, dice, piaceva l’arrosto, il fumo lo lasciava andare. Nella sua umiltà, coltivava l’ambizione di un amore vero, per una persona con la quale sarebbe stato possibile condividere la vita. Diversamente, tutto sarebbe stato inutile. Meglio la solitudine.

Una candela. Mirandolina. Meritocrazia Italia.
Il fattore comune è nel coraggio di dire di no. Di non lasciarsi adescare. Di resistere a offerte allettanti ma non in linea con l’anima del progetto. Di dare le proprie energie e il proprio cuore, senza limiti e senza remore.

Tutti dovremmo dare prova dell’intensità della nostra passione quando accendiamo la candela interiore, quella che illumina il percorso emotivo quando serve.
Nella notte buia della cultura italiana, Meritocrazia può dare un contributo importante, lavorando sull’essenziale e lasciando da parte l’effimero. Concentrando le energie su quello che serve davvero per creare un cambiamento. Scegliendo di essere diversa da quei gruppi che tengono accese le candele di giorno, quando non serve e quando è più facile non far vedere che la fiamma della passione è fioca, è poca cosa.

Senza autoreferenzialità, ma con consapevolezza, è necessario rendersi conto dei traguardi già raggiunti e della grandezza di un gruppo che cresce e resiste, per trovare la forza di tenere la rotta. Fino a quando saremo capaci di meravigliarci per ogni successo, vorrà dire che siamo sulla strada giusta, quella del sacrificio puro di chi si dà senza chiedere un ritorno.
Ricevo quotidianamente i complimenti per il lavoro del gruppo e per le tante proposte che condividiamo anche da rappresentati delle Istituzioni. Riuscire a fare tutto quello che facciamo in libertà, senza condizionamenti ideologici ma solo puntando a dar valore alla persona, è impresa straordinaria. Il modo migliore per boicottare il qualunquismo dilagante.
Vorrei che il progetto di Meritocrazia fosse la locanda di Goldoni e noi tanti Mirandolina.
Vorrei che ognuno di noi fosse capace di dire di no, di conservare sempre umiltà ma anche consapevolezza. Chi sa resistere alle tentazioni è per certo anche capace di raggiungere gli obiettivi più alti.
Serve personalità.

Non tutti hanno il coraggio di intraprendere questo percorso e la costanza di restare in corsa quando la salita si fa irta.
Noi amiamo mantenere la candela accesa quando si fa notte, e coltivare una visione differente delle cose.



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