La macchia dell’egoità
Non c’è persona, luogo, oggetto privo di macchia.
La macchia dà identità e consente di connotare in maniera particolare tutto ciò che colora. Spesso neppure i percorsi di vita sono immacolati, ma questo non necessariamente è un male. La macchia non ha sempre accezione negativa.
Si pensi anche soltanto ai bellissimi racconti del filosofo francese Sartre, che accompagna, con i suoi pensieri, la crescita delle nostre coscienze. Diceva che la natura dell’uomo è non avere natura, e questo riflette la propensione a ricercare con forza la libertà. L’uomo, nato libero, deve confermare questo status per tutta la sua esistenza.
Pensate quanto questa idea diventi potente in un tempo come quello in cui viviamo, di negazione delle vere libertà.
Nel 1700 Adam Smith si riferiva all’evoluzione delle civiltà greca, araba e romana, al concetto di economia come strumento di libertà negli scambi.
Alla fine è il concetto stesso di libertà a essere una macchia. Specie quando svilito da visioni troppo ideologicamente orientate e tendenti all’omologazione delle idee.
Quello che dovremmo fare è cercare di forzare i confini della realtà di ciò che accade e fare della nostra vita quello che vorremmo che fosse davvero.
Questo vale anche per il mercato. Negli scambi, la quantità di beni e l’attrattività degli stessi dipende anzitutto dalla passione di chi opera. Non conta soltanto il tempo necessario a realizzare un certo prodotto, conta soprattutto come si incrociano offerta e domanda, contano le necessità del momento e contano le tante variabili che possono mutare la normalità in eccellenza.
Tutto dipende dalle qualità umane, dalla capacità di curare le relazioni, di mettersi in contatto con l’altro.
Ritornando a Sartre, se è vero che la vera natura dell’uomo è non avere natura, allora è vero anche che, dopo aver tanto pensato e fatto, l’uomo ha bisogno di tornare alle sue origini e di ritrovare se stesso, guardandosi intorno e riflettendo su quello che ha costruito.
I più grandi artisti cedono al desiderio, a un certo punto della propria carriera, di farsi un autoritratto. Questa è una macchia nel loro percorso.
Anche i migliori hanno finito per sporcarsi di edonismo, della voglia di rendersi immortali e di scolpire la propria immagine nel tempo.
Ragioniamo su questo.
Solo una riflessione lucida e profonda può aiutarci a riscoprire il significato reale del concetto di libertà. A capire quali siano i diritti da rivendicare e ad accorgersi che, accanto alle giuste rivendicazioni, ci sono dei doveri ai quali assolvere.
L’autoritratto che dovremmo regalarci è quello che riflette il logo di un progetto comune.
Smettiamo di guardarci allo specchio e allarghiamo il pensiero al prossimo. Nell’opera comune è la libertà di tutti.