LA ‘METRO DEL SALENTO’

LA ‘METRO DEL SALENTO’

Per uscire dall’isolamento

Per una Regione dotata delle risorse adeguate a fare del turismo il principale comparto economico, il problema della carenza logistica rappresenta un limite invalicabile.
L’isolamento dell’area salentina, difficile da raggiungere e caratterizzata da serie criticità anche con riferimento alla mobilità interna, scoraggia e disincentiva le visite e rende impossibile realizzare gli auspicati obiettivi di destagionalizzazione e diversificazione dei flussi turistici.

Da più lati si invoca l’intensificazione dei voli da e verso Brindisi, a costi maggiormente competitivi, ma non si può ignorare che il collegamento tra l’aeroporto e la stazione ferroviaria, pure promesso in più occasioni, resta progetto irrealizzato e non esistono prospettive concrete per il prossimo futuro.
La mancanza non è colmata neppure con la predisposizione di un’adeguata rete di autobus di comunicazione tra aeroporti e stazioni del basso Salento.
Si aggiunge l’arretratezza delle infrastrutture delle Ferrovie del Sud-Est, ancora a binario unico. La rete non è elettrificata e in uso sono poche vecchie littorine. Poco curato anche il piano orario, senza programmazione di coincidenze tra arrivi dei treni nazionali e partenze di quelli locali.
Il difetto di un sistema integrato di trasporto (treno-bus-navette) genera un disagio che si avverte soprattutto nei mesi estivi, quando raggiungere eventi e mete turistiche si trasforma in una vera e propria avventura. Senza contare il devastante impatto ambientale di mezzi lontani dalla sostenibilità e, non ultimo, l’inquinamento acustico, a grave carico di abitazioni e scuole poste in prossimità della ferrovia.

Basti pensare che la rete ferroviaria del Sud-Est risale, nel suo completamento, al 1931. Alcune tratte sono in funzione dal 1861.
Si immaginino le potenzialità di una rete che corre per 474 km, in un’area di complessivi 4.600 km2, e che passa per 85 comuni e 3 capoluoghi di Provincia. Mette in collegamento le principali città del Salento, e, a oggi, è l’unico vettore su rotaia a sud di Lecce.
Le Ferrovie Sud Est si estendono anche più a Nord, per toccare i comuni della provincia di Brindisi, Taranto. Partono dalla stazione di Bari Centrale per raggiungere l’estremo Sud, a Gagliano del Capo, vicino Santa Maria di Leuca.

Per vero, qualcosa sembra muoversi.
Il processo di elettrificazione e ammodernamento della tratta Bari-Lecce è avviato, ma i lavori procedono tanto a rilento da lasciar paventare ulteriori ritardi nella consegna. E, se, dopo decenni di attesa e disagio, pare finalmente prevista la consegna di una ventina di convogli a trazione elettrica per il 2024, si ipotizza comunque una conclusione delle opere di ristrutturazione infrastrutturale per il 2026.
Per l’effetto, i nuovi convogli resterebbero inutilizzabili per almeno due anni, con conseguenti ulteriori costi di deposito e manutenzione, e con rischio di obsolescenza.

Dai report, sei su otto delle opere commissariate in Puglia presentano criticità di diversa natura, per lo più riconducibili a intoppi burocratici (complessità delle procedure, ottenimento di provvedimenti di Via o pareri del Ministero dei Beni Culturali). Difficoltà che procurano rallentamenti tali da far temere per le concrete possibilità di usufruire delle risorse messe ora a disposizione con il PNRR, per le quali si impone il rispetto di tempi contenuti.

Eppure il recupero del piano ferroviario o la costruzione di una rete autobus interna, per la creazione della desiderata ‘Metro del Salento’ potrebbe avere anche l’utilità di ricavare maggior valore dal contesto artistico e paesaggistico unico offerto dal territorio salentino.
Lo svecchiamento e l’efficientamento dei servizi di trasporto potrebbe abbinarsi al ripristino di ferrovie storiche e percorsi pedonali o ciclopedonali e alla riqualificazione, in ottica di servizio turistico, degli asset immobiliari in disuso lungo le linee (stazioni, caselli ed edifici ferroviari) e di quelli che si trovano lungo la rete stradale (case cantoniere ANAS e Provinciali), anche ricorrendo a interventi dei privati in partnership con il pubblico.
Oltre ai vantaggi in termini di comodità, efficienza e sostenibilità, sarebbe così possibile attirare un nuovo modello di turismo esperienziale, in grado di meglio apprezzare le ricchezze della Regione.



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