LA PENA DI MORTE, UNA SCONFITTA PER L’UMANITÀ – COMUNICATO 11.01.21
Domani, 12 gennaio, negli Stati Uniti verrà giustiziata Lisa Montgomery, colpevole di un reato cruento.
La violenza, specie quella più efferata, suscita sempre sentimenti contrastanti. Di pietà per la vittima. Di avversione per l’autore.
Ma, perché odio e moralismo non alimentino un giustizialismo che poco ha a che vedere con la Giustizia, è necessario che le decisioni restino impermeabili alle emozioni, a soggettiva emotività e a preconcetti ideologici.
E allora, fuori da ogni retorica e lucidamente guardando ai fatti, ci si chiede se è accettabile che siano ancora tanti i Paesi che prevedono l’eventualità della pena capitale. USA, Iran, Afghanistan, Antigua e Barbuda, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados. Tra gli altri.
In disparte ogni arida considerazione in ordine alla concreta utilità della misura, in vero a efficacia deterrente pressoché nulla, la pena di morte resta il più alto grado di violazione dei diritti fondamentali, anacronisticamente ancorata a impostazioni culturali che poco si confanno al livello d’evoluzione delle Civiltà moderne e allo spirito inclusivo che porta ad assegnare alla sanzione finalità non punitiva ma rieducativa.
Di triste attualità l’insegnamento di Cesare Beccaria, che denunciava tutta l’illogicità della pena di morte in epoca lontana, nel tempo e nei costumi.
«Parmi un assurdo che le legge che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio». Era il 1764.
Eppure, nonostante le lotte per l’affermazione dei diritti umani, l’obiettivo non è ancora traguardato.
Per rendere onore al sacrificio della conquista dei diritti umani, l’Italia non può restare a guardare.
Meritocrazia Italia prende le distanze da ogni forma di giustizialismo e si appella ai governanti, oggi in particolar modo al neo eletto Presidente Biden, che aderiscano alla moratoria universale della pena di morte ratificata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007, attivandosi affinché le
pene di morte già comminate vengano commutate nel carcere a vita e sia rimesso finalmente ordine nella gerarchia dei valori.
«Molti di quelli che vivono meritano la morte e molti di quelli che muoiono meritano la vita. Tu sei in grado di valutare?
Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti» [J.R.R. Tolkien].