La politica privilegi la stabilità
Al momento, questo è lo stato dei fatti.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato le dimissioni dopo lo strappo del Movimento 5 stelle, che non ha votato al Senato la fiducia sul decreto Aiuti.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le ha respinte e ha rinviato il premier alla Camere per «effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata».
Il Premier parlerà al Senato mercoledì alle 15.30, per verificare, in sede parlamentare, l’esistenza o meno della maggioranza che sostiene il Governo.
Nel mentre, si discute di tutto e del contrario di tutto, ma certamente non dell’interesse reale del Paese.
Spunta l’ipotesi di ritiro dei Ministri da parte del partito di Conte, il che porrebbe fine ad ogni ragionamento di tenuta, spalancando le porte al voto anticipato.
Ma qualcuno si è chiesto a quale scenario politico condurrebbe una nuova votazione politica con l’attuale legge elettorale, visto che nessun partito né coalizione è in grado di raggiungere la maggioranza garantendo la governabilità del Paese?
Al di là dell’enorme sperpero di soldi pubblici e dell’ulteriore beffa degli esiti elettorali già noti, non ci troveremmo di nuovo nella condizione iniziale che ha condotto alla nascita di questo e dei precedenti governi tecnici, chiamati a garantire maggioranze di larghe intese, con specifico mandato d’opera?
E qualcuno ha considerato che, per tutto il tempo tecnico intercorrente sino alla formazione di un nuovo Governo, l’Italia sarebbe sottoposta alla sola gestione ordinaria, con conseguente altissimo rischio di impossibilità di adottare le misure necessarie a concludere i percorsi di riforma e legislativi in essere, senza voler pensare all’ipotesi tragica della mancata approvazione della legge di bilancio dello Stato?
Ed infine, il duro lavoro di credibilità internazionale e di ritaglio di una leadership concreta e universalmente riconosciuta non verrebbe immediatamente meno, con conseguente tracollo finanziario, oltre che relegazione del Paese ad un ruolo di subalternità nell’adozione di fondamentali scelte di impatto comunitario e geopolitico?
Per tali ragioni, Meritocrazia Italia ha già invocato continuità di Governo e comunanza di impegno oltre le ideologie ed appartenenze, perché ora è il momento di fare fronte comune alle enormi problematiche che minacciano il Paese, rinnovando la piena fiducia al Premier ed all’esecutivo.
Servono, però, serietà ed onestà di intenti, in uno ad una riaffermata stabilità politica e di Governo, che consenta al Paese di gestire questo momento di enorme difficoltà ad ogni livello e su più fronti.
Non è possibile, né giustificabile, tagliarsi la testa per far dispetto al nemico.
I politici, per una volta, pensino al bene dell’Italia e non ai propri tornaconti elettorali, perché l’errore di oggi verrà pagato a caro prezzo da tutti.
Il Parlamento sia sovrano ma superi ogni dichiarazione di facciata, in nome di una rinnovata presa di coscienza dell’importanza del momento, del mandato e dei propri doveri di tutela, prima ancora che dei propri diritti o poteri.
Stop war.