La politica sociale per i meno abbienti
Chi di noi non ha guardato con stupore ed un certo distacco le immagini dei dipendenti della Lehman Brothers andar via dal luogo di lavoro con gli scatoloni in mano, pensando che fosse una realtà lontana dall’Italia e che mai avremmo interagito con il progressivo impoverimento del ceto medio? Ci è stato fatto credere il contrario ma i dati oggettivi nel 2018 sono sotto gli occhi di tutti: in Italia i meno abbienti sono tantissimi e molti tra questi sono proprio i più giovani. Per invertire la rotta è necessaria una nuova politica sociale e creare impulsi efficaci in materia di lavoro, famiglia, istruzione e sanità pubblica. I centri per l’impiego debbono essere profondamente riformati ed assicurare in concreto, lontani da logiche meramente assistenziali, occasioni di lavoro per chi – anche non più giovane- si trovi in condizioni di precarietà; si deve consentire a tutti una esistenza dignitosa aumentando i contributi ad integrazione dei canoni di locazione dei nuclei familiari in stato di indigenza con figli e di quei soggetti con un reddito particolarmente basso, contribuire ad una scuola pubblica di qualità ed inclusiva partecipando alle spese di acquisto dei testi scolastici che tanto gravano come costi sui bilanci familiari ed, infine,assicurare effettivamente il diritto di tutti a curarsi e ad avere un sistema sanitario nazionale ancor più di qualità: adesso è un “quarantenne” in forma ma si può e si deve dare di più soprattutto in termini di uniformità dei livelli essenziali di assistenza. Questo è solo l’inizio ma serve tanto altro ancora: ci hanno fatto credere che tutto ciò sia impossibile ma non provare a cambiare le cose sarebbe il peggior fallimento.
di Fabrizio De Nuccio