LA RESILIENZA DEL CINEMA ITALIANO: UN PALCO AL MERITO
«C’è bisogno di tornare a sognare»
Nonostante le difficoltà causate dall’emergenza epidemiologica e il conseguente annullamento di gran parte della programmazione di spettacoli dal vivo previsti per l’Estate 2020, si è regolarmente svolta la 77a Mostra del Cinema di Venezia in programma dal 2 al 12 Settembre al Lido di Venezia.
È stato il primo grande festival a valenza internazionale in presenza dopo la pandemia da Covid. Seppure con delle limitazioni per garantire la sicurezza di operatori e ospiti, resta comunque un chiaro e significativo segnale di ripartenza.
Il Presidente della giuria principale quest’anno è stata l’attrice australiana Cate Blanchett. Il film d’apertura, ‘Lacci’ di Daniele Lucchetti, nella sezione ‘Fuori Concorso’, e l’ultima proiezione, ‘Lasciami andare’ di Stefano Mordini, anch’esso ‘Fuori Concorso’.
La prima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (denominata ‘1ª Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica’) si svolse dall’1 al 15 agosto del 1932, nata dall’intuizione del Presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di Luciano De Feo, il segretario generale dell’Istituto internazionale per il cinema educativo, emanazione della Società delle Nazioni con sede a Roma, concorde sull’idea di svolgere la rassegna nella città lagunare e primo direttore-selezionatore. Scopo dell’iniziativa era la presentazione di opere che attestassero il valore del Cinema in campo artistico, culturale, scientifico ed educativo. Proprio per queste ragioni la manifestazione conquistò subito prestigio e autorevolezza. Nel corso della sua storia ha tenuto fede all’originario intento di far conoscere i prodotti migliori di un Cinema inteso come forma d’arte, ma è stata anche specchio, nel bene e nel male, delle politiche culturali espresse da regimi e governi italiani, attraversando non di rado polemiche, subendo condizionamenti e finendo comunque per identificarsi, nei vari periodi, con le idee di cinema espresse dai direttori succedutisi.
La storia attuale è fortemente condizionata dall’emergenza epidemiologica che stiamo vivendo.
«Metta la mascherina, grazie».
Se il festival di Venezia, nel primo anno della pandemica era Covid, è giunto al termine senza ‘contagio’ è merito prima di tutto dalla cortese ma solerte presenza del personale di sala. Certo è che, da oggi, Venezia 77 avrà una fortissima carica simbolica. Cannes salta un giro e ricorre alla targhetta di riconoscimento per un Concorso nemmeno virtuale. Venezia si realizza materialmente fino in fondo, senza red carpet ma con la magia della sala piena a sedili alternati.
È stata la presidente di giuria Cate Blanchett a consegnare i premi più importanti del primo festival internazionale di cinema in era Covid: Nomadland è il Leone d’Oro di Venezia 77; a Vanessa Kirby il riconoscimento come miglior attrice, mentre la Coppa Volpi come miglior attore è andata a Pierfrancesco Favino, per la sua interpretazione in Padrenostro.
Nel film autobiografico diretto da Claudio Noce, Favino è Alfonso ovvero il vicequestore Alfonso Noce vittima di un attentato terroristico nel 1976 sotto casa a Roma. Performance come sempre intensa, misurata, attenta quella di Favino, qui meno in scena del solito rispetto alle sue storiche interpretazioni (si veda Hammamet di Amelio), basette imbiancate, viso tiratissimo, pure ferito seriamente sul selciato, ma soprattutto punto di riferimento paterno sfuggente per il piccolo Valerio (Mattia Garaci).
Queste le parole di Favino che, emozionato, ha trasmesso grande passione e sentimento:
«Sono felice di aver contribuito in qualche modo all’energia che questo festival ha avuto il coraggio di mettere in atto. È un premio di tutti, non soltanto il mio. Dietro c’è il lavoro di tutti quanti, dai produttori, fino alla persona che chiudeva l’ultimo camion la sera. […] Io non voglio essere il paladino, io voglio essere uno di quelli che sta dietro a spingere». Aggiunge: «Il cinema penso debba essere rilanciato, c’è bisogna che sia visto. Il nostro impegno credo debba essere quello di fare delle storie in cui le persone possano rivedersi e nelle quali si possano emozionare».
La storia del cinema è stata anche la nostra storia; l’emergenza epidemiologica provocata dal Coronavirus ha spento le luci di questa avventura che da quella sera del 1895 aveva continuato senza sosta a regalare emozioni.
Per ripetere le parole di Pier Francesco Favino, «C’è bisogno di tornare a sognare». E mai come in questo momento se ne avverte l’impellente necessità.
È una vittoria di tutto il Cinema italiano, che intorno alla manifestazione veneziana ha voluto lanciare un segnale di ripartenza e dare entusiasmo a un settore dove attori, registi, scenografi, compositori e costumisti sono sempre stati apprezzati anche all’estero e omaggiati dei più importanti riconoscimenti.
Non può non esprimersi soddisfazione per lo svolgimento della 77 Mostra del Cinema di Venezia. Per quello che rappresenta in questo momento storico, e perché le premiazioni sono un riconoscimento dell’eccellenza e delle capacità italiane, che non si riferiscono solo ai singoli attori, ma a tutto un comparto del quale oggi giorno si avverte un estremo bisogno, affinché tutti possiamo ri-scoprire la meraviglia di «tornare a sognare».
I dati del cinema in sala riferiti al 2019 [fonte ANICA] riportano una crescita degli incassi del 14,35% e un aumento delle presenze del 13,55%, rispetto al 2018.
Il trend positivo è stato interrotto dalla pandemia; le sale cinematografiche in crisi dalle conseguenze del lockdown stanno ripartendo nel rispetto delle normative vigenti per il contenimento del Covid-19, quindi posti contingentati nel rispetto delle distanze interpersonali e conseguente diminuzione degli incassi.
Nello spirito di positività alimentato dalla ripresa di questi giorni, è il momento di intervenire in maniera fattiva per la valorizzazione del settore.
È essenziale uno stanziamento mirato a beneficio di un comparto finora dimenticato.
Serve promuovere un fondo d’investimento strategico per il Cinema e per il sistema Spettacolo più in generale, puntando anche su azioni di project-financing e partenariato tra pubblico e privato.
Utili sarebbero anche campagne di sensibilizzazione, intese a invogliare il pubblico al rientro al cinema, se del caso con riduzione dei prezzi al botteghino e maggiori rassicurazioni sull’adeguatezza delle misure di protezione sanitaria (già adottate e di prossima adozione). È infatti prioritaria l’elaborazione collettiva di una strategia anche comunicativa che permetta alle comunità e ai cittadini di riappropriarsi delle proprie abitudini.
Ogni iniziativa troverebbe innesto nel quadro d’opera funzionale a coadiuvare i territori a riconquistare quel ruolo di aggregazione e di promozione che sembrano progressivamente perdere, con contestuale crescita in vitalità economica e culturale.