La responsabilità che parte dal basso
Se si vogliono studiare le basi del vivere in comunità si devono considerae le dinamiche che portarono alla nascita dell’antica polis del VII sec. a.C., quando si cominciò a sentire più forte l’esigenza di vivere insieme. Da subito, ci si dovette dare delle regole, perché condividere non è facile. Anzi, è molto complicato.
Lo si avverte sempre quando ci si trova in gruppo. Anche la gestione della vita di coppia può essere complessa, la convivenza a due si regge su equilibri sottili e a volte precari. Non stupisce oggi l’altissima percentuale di matrimoni naufragati.
I greci si accorsero subito della fallibilità della polis. Le guerriglie interne portavano già all’epoca instabilità.
In tanti, si pensi ad Alessandro Magno, hanno poi approfittato di questo, creando collegamenti utili a rafforzare il proprio dominio. Da qui, la nascita dei grandi centri. Oggi abbiamo le città metropolitane, caratterizzate da un multiculturalismo avanzante.
Le forme di aggregazione si sono evolute, sono cambiate, ma i vecchi problemi restano. Ancora alto è il rischio di contrasti interni.
Nella polis, la chora era tutto ciò che era fuori dalle mura della città ma che comunque era funzionale alla polis (terre concesse in coltivazione,…).
Voglio recuperare questo paradosso a pochi giorni dal sesto Congresso nazionale, per spiegare che, per essere utili e per avvertire il peso della responsabilità, non bisogna necessariamente essere detentori del maggior potere o far parte delle Istituzioni. Possiamo tutti partecipare alla conservazione degli equilibri, smussando le acredini e valorizzando il dato culturale.
In natura, il capobranco che invecchia è subito vittima dell’attacco dei più giovani e forti, e capita che venga destituito, ucciso o messo al margine. Purtroppo gli uomini non sono troppo diversi. Solo che, più subdoli, quando alimentano i conflitti, mascherano il desiderio di prevaricazione con l’esigenza di proteggere il proprio popolo. E questa voglia di emergere costa la vita di tanti giovani mandati a combattere, e quella di migliaia di civili innocenti. Chi comanda resta protetto nel proprio castello dorato.
Rappresenta bene questa realtà il ‘Guernica’, una delle principali opere di Picasso, che rappresenta le atrocità della guerra, nella sua incredibile complessità. Nella scelta dei colori e nel garbuglio delle immagini c’è tutta la devastazione del tempo, la fuga dei monarchi, l’arrivo dei repubblicani e poi l’avvicendarsi dei conservatori, il contributo di Hitler e Mussolini, la soppressione della resistenza popolare. Vista l’indifferenza degli alleati democratici, come Inghilterra, Stati uniti e Francia, si creò un esercito indipendente che difendeva, strada per strada, le città spagnole.
Insomma, guardando all’oggi, nulla è cambiato. La stessa brama di potere genera le stesse storture e gli stessi pericoli di allora. Che si ripropongono ciclicamente.
Eppure basterebbe poco per ribaltare il piano e sollevare la rivoluzione culturale che serve. Basterebbe praticare e insegnare il rispetto. I genitori dovrebbero insegnare ai giovani il garbo nei confronti degli anziani, inducendoli a cedere il posto in autobus. Un esempio banale di chora. Un gesto più importante di una legge finanziaria o di una legge di bilancio. Fuori dalle Istituzioni, si pongono pesanti mattoni per la costruzione di una società diversa.
Anche Meritocrazia opera fuori dai palazzi, perché sa che si può crescere, proporre, lavorare al cambiamento anche dal basso, eliminando la cattiveria e riducendo le conflittualità. Prendendo coscienza di cosa debba essere la civiltà.
Quando una società viene eretta sui pilastri dell’odio e della devastazione, dell’apparenza e del superfluo, dell’individualismo, non possono che avere la meglio i cattivi sentimenti, il cinismo e l’indifferenza. E il risultato è tutto quello a cui, tristemente, assistiamo oggi. Una indicibile regressione.
Non si sottovalutino questi passaggi.
Si può essere disinteressati alla politica nel senso istituzionale del termine, ma non si possono dimenticare e trasgredire le regole del vivere civile. Non si può dimenticare che i traguardi più alti si raggiungono sempre in gruppo, giocando di squadra, indossando la stessa maglia.