La riforma Cartabia è legge
Una prima ricognizione
Dopo anni di attesa, discussioni e malcontenti, entra in vigore la l. 17 giugno 2022, n. 71 (c.d. riforma Cartabia), recante «Deleghe al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura».
Il Governo è delegato ad adottare, entro un anno, i provvedimenti necessari a dare trasparenza ed efficienza all’ordinamento giudiziario, nel rispetto dei principi e dei criteri direttivi indicati dalla riforma e in relazione alla revisione dell’assetto ordinamentale della magistratura, con specifico riferimento
– alla necessità di rimodulare, secondo parametri di trasparenza e valorizzazione del merito, i criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semi direttivi, di rivedere il numero degli incarichi semi direttivi e di ridefinire i requisiti di accesso alle funzioni di consigliere di Cassazione e di sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione;
– alla riforma del procedimento di approvazione delle tabelle organizzative degli uffici giudicanti;
– alla razionalizzazione del funzionamento del Consiglio giudiziario, con riferimento alla necessità di assicurare la semplificazione, la trasparenza e il rigore nelle valutazioni di professionalità;
– alla modifica dei presupposti per l’accesso in magistratura dei laureati in giurisprudenza;
– al riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili.
Principali novità per Magistratura e CSM sono rappresentate dall’introduzione di una nuova legge elettorale, dalla separazione delle funzioni (primo passo verso l’auspicata separazione delle carriere) e dal superamento delle c.dd. ‘porte girevoli’ tra magistratura e politica, con riduzione dei fuori ruolo.
Anche le valutazioni per gli incarichi direttivi e semi direttivi dei giudici saranno meglio imperniate su criteri di trasparenza e valorizzazione del merito, con previsione anche dell’istituzione di un fascicolo per la valutazione del magistrato.
La disciplina degli illeciti disciplinari ha visto, da una parte, l’introduzione di nuove fattispecie, come «l’adozione di un provvedimento restrittivo della libertà personale in assenza di presupposti o la violazione di regole nei rapporti con gli organi di informazione» e, dall’altra, l’introduzione di istituti per l’estinzione dell’illecito a seguito del decorso di un determinato periodo di tempo e con una valutazione positiva della professionalità.
L’accesso alla magistratura è stato semplificato con riduzione a tre prove scritte e con mantenimento per l’orale delle più importanti materie (civile, penale, amministrativo, lavoro, costituzionale), oltre alla lingua inglese.
Nel CSM, diventano 30 i consiglieri (dei quali 20 togati e 10 laici); si fa divieto di svolgere funzioni giurisdizionali e ricoprire contemporaneamente cariche elettive (locali, nazionali e di governo); è previsto un solo passaggio di funzione da giudice a p.m., entro 10 anni dall’assegnazione della prima sede; è introdotto il c.d. fascicolo personale che, nell’ambito delle valutazioni di professionalità, verrà compilato annualmente e non ogni quattro anni come ora, con una verifica anche per i successivi gradi di giudizio.
In relazione all’eleggibilità al CSM, infine, non sono previste liste né un minimo di firme per la presentazione della propria candidatura (precedentemente era necessario raccogliere 25 firme).
Lungi dall’esaurire le necessità di intervento del ‘sistema Giustizia’, la riforma Cartabia rappresenta un primo passo verso la riorganizzazione della Magistratura e dell’ordinamento giudiziario in generale, al fine di riconsegnare autorevolezza e prestigio al terzo potere dello Stato ma soprattutto ridare ai cittadini fiducia nella Giustizia e nell’equità delle decisioni.
Tanto c’è ancora da fare.