LA RIFORMA DEL C.S.M. PREMI IL MERITO E NON IL CORRENTISMO – COMUNICATO 17.12.21
Sembra ormai imminente la presentazione del disegno di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.
Un momento che si attendeva da tempo. Un passaggio chiave per una ristrutturazione dell’organo di autogoverno attorno a valori indispensabili. Un tassello fondamentale nel complesso meccanismo della riorganizzazione del sistema Giustizia, affinché si restituisca prestigio alla funzione giudiziaria e si recuperi a pieno la fiducia dei cittadini.
Tra i proposti dichiarati del disegno di riforma vi è anche il superamento delle logiche correntizie interne. L’obiettivo sarà probabilmente perseguito per le vie dell’aumento del numero dei componenti.
Da sempre Meritocrazia Italia insiste per l’introduzione di un sistema di elezione che premi il merito rispetto all’appartenenza, perché pur riconoscendo l’importanza delle correnti come momento di confronto e crescita condivisa, è essenziale eliminarne il risvolto politico in sede di elezione e di nomina per gli incarichi direttivi, a favore delle competenze e dei meriti.
Oggi, dunque, con il consueto spirito di servizio e supporto propositivo che ne contraddistingue l’operato, il Movimento torna a:
1) proporre un’elezione a sorte dei componenti del CSM, tra soggetti rientranti in una lista di selezione per meriti, composta sulla base dei seguenti requisiti: a) anzianità di servizio continuativa minima di 10 anni; b) aver ricoperto ruoli semi direttivi e direttivi; c) aver ottenuto una percentuale di riforma delle proprie sentenze non superiore al 20% del totale dei provvedimenti emessi in un anno giudiziario (per la magistratura giudicante), con medesimo, speculare meccanismo per le percentuali di assoluzione del presunto reo con formula piena (per la magistratura inquirente); d) non aver ricevuto negli ultimi 5 anni sanzioni disciplinari.
2) invocare, in linea con i comunicati già condivisi nei mesi scorsi, l’attuazione della riforma della separazione delle carriere dei magistrati (giudicante e inquirente), con garanzie di autonomia e indipendenza per entrambe, sin dalla fase concorsuale; in uno ad una maggiore garanzia di effettività all’art. 6 del Codice Etico della Magistratura, imponendo a magistrati e operatori della giustizia di astenersi dal partecipare e rendere dichiarazioni in trasmissioni televisive, al fine di non compromettere il corretto svolgimento della funzione giudiziaria, con inutile spettacolarizzazione e svilimento della loro attività.
È essenziale anche introdurre il divieto dell’assunzione di incarichi politici da parte dei magistrati, al fine di scongiurare in radice anche il minimo sospetto di azioni giudiziarie volte al perseguimento di scopi personalistici o politici, con grave violazione del principio della separazione dei poteri, cardine di ogni democrazia