LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA NON SI DIMENTICHI DELLA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA – COMUNICATO 08.02.22
A distanza di quasi 3 anni da quando il caso Palamara ha aperto il vaso di pandora sulla giustizia, mettendo il luce quello che il Presidente della Repubblica ha recentemente definito una “inammissibile commistione tra politica e Magistrati”, i cittadini italiani sono ancora in attesa di una legge di riforma della giustizia che ponga freno, una volta per tutte, a tale distorsione del sistema.
Lo scontro tra i partiti che è in corso sugli emendamenti alla bozza di legge dell’ex guardasigilli da parte dell’attuale Ministro Cartabia, verte specialmente sulle soluzioni individuate per bloccare o limitare all’interno del CSM il fenomeno del correntismo ed il meccanismo delle “porte girevoli”.
Ma, mentre i riflettori dei media sono puntati sulla giustizia penale, MI intende evidenziare che vi è un mondo, quello della giustizia amministrativa – composto da poche centinaia di Magistrati che compongono i Tribunali Amministrativi Regionali e il Consiglio di Stato – ove politica e giustizia si intrecciano da tempo senza suscitare alcun clamore. I Giudici Amministrativi ricoprono, infatti, buona parte dei posti chiave all’interno dei Ministeri e del Governo, occupando gli uffici legislativi mentre mantengono lo status di Magistrati; svolgono incarichi stragiudiziali come arbitrati e corsi di formazione; partecipano ai collegi giudicanti della Giustizia Sportiva nei Tribunali del CONI e di tutte le Federazioni sportive.
E allora la riforma della giustizia non potrà trascurare di occuparsi del funzionamento del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, al fine di evitare le stesse storture causate dal sistema delle “porte girevoli” evitando che i Giudici che si occupano di politica possano successivamente rientrare in Magistratura e prendere decisioni non imparziali, perché la Magistratura per restare un potere indipendente non deve mischiarsi alla politica dando adito, anche solo al sospetto, di essere in conflitto di interessi.
In conclusione, MI ribadisce che, affinché la forza della giurisdizione possa autonomamente e autorevolmente esprimersi, la politica deve restare fuori dalla porta, perché come diceva il grande giurista Piero Calamandrei “…quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”.