LA RILEVANZA DELLA LOGISTICA NELL’AGROALIMENTARE
Nuove strategie
Il Logistic performance index (Lpi) – indice elaborato dalla Banca Mondiale che consente di confrontare il sistema della logistica dei trasporti in termini di performance – posiziona l’Italia al 19º posto (2018) con 3.74 punti.
Il sistema agroalimentare è uno dei settori più sensibili alle problematiche connesse alla logistica perché caratterizzato da una forte specificità, dalla natura dei prodotti (freschi, secchi e surgelati), dalla complessità delle catene produttive e di trasformazione alimentare, dall’articolazione dei canali di vendita, che per i prodotti agroalimentari si estendono dall’ambulantato all’e-commerce, passando per la grande distribuzione e l’Ho.Re.Ca., e da una crescente globalizzazione e internazionalizzazione dei mercati.
Il costo della logistica sulle filiere agroalimentari è molto variabile.
Muta in funzione del valore e del tipo di prodotto, del valore aggiunto di servizi in esso incorporato, della lunghezza dei canali commerciali e logistici.
Un dato medio per l’industria alimentare italiana si aggira intorno al 10% del fatturato (ISMEA 2015), con punte di più del doppio per il settore ortofrutticolo, mentre, considerando il prezzo medio di vendita al consumatore, l’incidenza della logistica ‘estesa’ vale fino a un terzo del valore del venduto.
Più in generale, rileva non soltanto la struttura delle filiere prodotto, ma anche la distanza fra paesi di origine e di destinazione, che si tratti di catene logistiche/canali commerciali corti o catene logistiche/canali commerciali lunghi. Il numero di passaggi commerciali e logistici fra un operatore e l’altro (intermediario commerciale od un operatore logistico) incide in modo forte e diretto sull’aumento dei costi complessivi.
Anche per questo accorciare i canali di commercializzazione e di distribuzione fisica dei prodotti è una delle esigenze prioritarie per l’efficienza dei sistemi agroalimentari.
L’incidenza del costo del trasporto è crescente negli ultimi anni ed è legata alla crescita dei costi del carburante, ma anche alle difficoltà di fare massa critica e saturazione dei carichi nella gestione dei flussi delle merci.
Diversi sono, quindi, gli ambiti di miglioramento sia nel trasporto primario (flussi di scorte) con la saturazione dei carichi, sia nel trasporto secondario (verso il punto vendita) con l’ottimizzazione dei tempi e dei percorsi. Poi, certamente, anche nella gestione degli ordini del cliente, sempre più parcellizzati (più frequenze per meno volumi medi consegnati) e forzati sul piano dei tempi di consegna (lead time) e sulla pianificazione dei viaggi.
In tutto questo, il miglioramento/rafforzamento delle relazioni clienti/fornitori, il ricorso ad avanzate tecnologie di gestione delle informazioni, la crescita manageriale e tecnica delle professionalità rappresentano certamente le piste migliori da seguire sulla via della razionalizzazione dei processi e, con essa, della riduzione dei costi lungo tutta la supply chain.
È necessaria un’ottimizzazione logistica per il sistema agroalimentare, con l’aumento dell’offerta di servizi per migliorare le relazioni distributive clienti/fornitori e con un approccio settoriale e legato a una visione di insieme di tutte le problematiche esistenti, sostenendo la diffusione di piattaforme logistiche di piccole dimensioni (sotto i 10 mila mq) localizzate nei bacini produttivi, utili alla concentrazione dell’offerta di piccoli produttori locali.
I progetti di piattaforme logistiche di medio-grandi dimensioni dovrebbero essere previsti sia nei bacini produttivi sia lungo i grandi assi di traffico ai fini del rilancio e della redistribuzione delle merci, ma con interventi corredati di tecnologie informatizzate ICT per le crescenti esigenze di monitoraggio dei flussi, con particolare riferimento alla rintracciabilità, alla gestione della catena del freddo e al suo controllo lungo tutta la catena di offerta.