LA SCARCERAZIONE NON E’ LA SOLUZIONE – COMUNICATO 06.05.20
L’emergenza legata al “Covid-19” ha riportato al centro dell’agenda politica del Paese le tante difficoltà del nostro sistema penitenziario.
Noti a tutti sono i drammatici episodi verificatisi nelle scorse settimane, in ventisette istituti penitenziari, ove sono stati registrati diversi casi di decessi, emergenze sanitarie, evasioni, aggressioni, danneggiamenti, culminati nelle recenti contestate scarcerazioni di alcuni boss mafiosi. Il tutto ha evidentemente destato preoccupazione e sconcerto nell’opinione pubblica. Il sovraffollamento carcerario è da tempo una piaga sociale che affligge il nostro Paese, una realtà determinata dall’assenza di investimenti nell’edilizia penitenziaria, dalla mancata implementazione e attuazione delle misure alternative alla detenzione, dalla progressiva carenza di personale e dalla mancata approvazione di riforma dell’ordinamento penitenziario.
Non è un caso che l’Italia sia già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Sent. Torreggiani) per le condizioni degradanti e inumane a cui sono stati sottoposti numerosi detenuti risarciti con ingenti somme di denaro pubblico.
Le cifre sono semplici ed esplicative. Il numero di detenuti italiani è pari a 61.230, a fronte di una capienza regolamentare pari a 50.931 posti (dati Ministero della Giustizia aggiornati al 29.02.20); di questi 19.889 sono stranieri, 2072 donne, quasi un terzo in attesa di giudizio. Il governo, nel tentativo di arginare l’emergenza sanitaria, ha, in un primo momento, deciso di isolare, per quanto possibile, le carceri, prendendo misure precauzionali come il trasferimento dei colloqui su piattaforme telematiche e la revoca temporanea dei permessi premio e dei regimi di semi-libertà, registrando tuttavia le nefaste conseguenze sopra citate in uno all’acuirsi del problema legato ai contagi.
E’ quindi nuovamente intervenuto sul tema con l’art. 2 del d.l. n. 28/2020 rubricato “Disposizioni urgenti in materia di detenzione domiciliare e permessi”, prevedendo il ricorso alla concessione di tali misure alternative alla permanenza carceraria, previo coinvolgimento, nella definizione dei provvedimenti dei magistrati di sorveglianza su detenuti al 41 bis, la Procura e la Dia, tenuti a fornire un parere in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata e dalla pericolosità del soggetto.
Meritocrazia Italia è consapevole che il rischio di contagio, particolarmente alto nelle carceri che si trovano in condizioni di sovraffollamento, pone la difficile sfida di riuscire a bilanciare in modo equilibrato il diritto costituzionale alla salute, di cui tutti i detenuti devono godere, con la tutela della sicurezza pubblica, che potrebbe essere messa a rischio da un novero non adeguatamente ponderato di scarcerazioni. Ciò specialmente quando l’applicazione della misura domiciliare, che certamente non assicura il necessario grado di neutralizzazione della pericolosità del condannato, viene concessa ai detenuti sottoposti al regime detentivo speciale del 41 bis. Ed è su tali basi che invoca un diverso contemperamento delle esigenze contrapposte in campo, mediante una gestione efficace della problematica, che vada nella doppia direzione dell’adozione di alcune misure emergenziali finalizzate al contrasto pandemico, in uno alla programmazione di un intervento strutturale più ampio e di sistema in materia di edilizia carceraria.
Per tali ragioni Meritocrazia Italia auspica che:
a) sul fronte emergenziale:
-si proceda rapidamente allo screening della popolazione detenuta, degli operatori della polizia penitenziaria e del personale sanitario e civile ivi impegnato, mediante effettuazione di tamponi nasofaringei, o, se idonei agarantire il risultato, di test sierologici, grazie ad accordi tra P.R.A.P. e Regioni;
-si provveda alla rapida fornitura di dispositivi di protezione individuale in quantità sufficiente per personale e detenuti, anche incrementando le attività di produzione di mascherine avviate all’interno degli stessi istituti;
-si proceda alla assunzione di nuovo personale medico socio-sanitario e penitenziario ed al potenziamento distrumenti telematici per una maggiore comunicazione a distanza tra detenuti e familiari, così contribuendo ad allentare le tensioni che rischiano, diversamente, di amplificarsi sono all’impossibilità di controllo.
b) sul fronte strutturale, invece, venga data celere attuazione al piano di edilizia penitenziaria già contenuto nel Decreto-legge n. 135 del 14 dicembre 2018, cd. “Semplificazioni” (poi divenuto legge il 7 febbraio 2019) inattuato da diversi anni per ragioni non prioritarie e per il quale vi era stato stanziamento di capitali e risorse molto consistenti, ad oggi inutilizzati. Lo Stato deve intervenire per garantire la tutela della salute del detenuto, in un luogo che realizzi una maggiore e migliore soddisfazione delle istanze di prevenzione, mediante collocazione del detenuto bisognevole di cure in una struttura carceraria attrezzata ove il detenuto possa ricevere adeguato trattamento sanitario.
Meritocrazia Italia chiede allora che:
-venga immediatamente ripreso il progetto tecnico-finanziario dell’ex Piano-carceri, finalizzato alla creazione dinuovi spazi detentivi, con nuove strutture, nuovi reparti e nuove sezioni;
-vengano effettuati progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso all’amministrazione penitenziaria;
– vengano riqualificati anche gli alloggi di servizio per la Polizia Penitenziaria, ove possibile con ampliamento delle strutture esistenti;
-venga snellito il percorso burocratico per la gestione delle procedure di affidamento degli interventi anzidetti.
Quando infatti il virus sarà debellato, il sovraffollamento delle carceri, senza interventi incisivi, rimarrà una “bomba ad orologeria” pronta a riesplodere al primo accenno di un nuovo innesco.