
La sicurezza globale sia anche sicurezza ambientale
È di qualche giorno fa l’ultima manifestazione di piazza contro la politica del riarmo.
È convinzione comune che la scelta, non in linea con propositi di pace, porti beneficio soltanto ai grandi gruppi industriali, non certo ai cittadini, e faccia soltanto gli interessi di alcune potenze europee.
Sottovalutato è l’impatto dell’escalation delle tensioni geopolitiche sulle determinazioni ambientali.
È un fatto che la corsa agli armamenti distragga risorse ingenti, sia economiche sia politiche, tra l’altro, dagli sforzi per contrastare il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità. Gli investimenti in energie rinnovabili, efficienza energetica, trasporti sostenibili e protezione della biodiversità vengono ridimensionati o rinviati, compromettendo la possibilità di raggiungere gli obiettivi climatici globali e aggravando il rischio di disastri ambientali locali.
Di più, il riarmo comporta un aumento esponenziale delle emissioni di gas serra. La produzione di armi, i test nucleari, le operazioni militari e il trasporto di truppe e attrezzature generano un’impronta di carbonio enorme, vanificando i progressi compiuti con le politiche green.
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, le forze armate globali sono responsabili di circa il 5% delle emissioni totali di gas serra, una cifra spesso esclusa dai conteggi ufficiali sul clima. Le attività militari, incluse le basi e infrastrutture installate in aree ecologicamente sensibili, rappresentino un ulteriore rischio per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità. Si pensi, ad esempio, all’impatto di testate nucleari dismesse o a incidenti militari che hanno contaminato suoli e falde acquifere.
Insomma, la cooperazione internazionale, essenziale per affrontare le sfide ambientali, viene indebolita dagli squilibri del momento, che alimentano politiche protezionistiche e nazionaliste.
La corsa agli armamenti innesca un circolo vizioso: la competizione per le risorse naturali, come petrolio, gas e minerali, genera conflitti, che a loro volta intensificano la corsa agli armamenti e aggravano il degrado ambientale, in particolare nei Paesi del Sud globale, dove le risorse vengono spesso sfruttate in modo predatorio. Seguono instabilità e aumento delle migrazioni forzate.
Meritocrazia Italia chiede alla comunità internazionale di prendere coscienza di questa pericolosa deriva.
La sicurezza globale sia intesa in senso ampio, includendo la sicurezza climatica e la protezione dell’ambiente.
Diventa sempre più urgente considerare anche l’inserimento del concetto di “ecocidio” tra i crimini internazionali, in modo da riconoscere legalmente la gravità degli attacchi contro l’ambiente e responsabilizzare le Istituzioni. Servono scelte politiche coraggiose, fondate su una visione integrata della sicurezza, capace di coniugare la protezione del Pianeta con la pace tra i Popoli
Stop war.