LA SOFFERENZA INDIFFERENTE È LA PIAGA DELL’UMANITÀ – 23 AGOSTO 2020
«Immaginate di passare davanti a uno stagno e vedere un bambino che sta per affogare; potreste salvarlo senza difficoltà, ma al prezzo di rovinare le vostre scarpe di lusso. Ora, tirare dritto lasciando che anneghi pur di non dover comprare un nuovo paio di scarpe sarebbe una cosa sbagliata, per non dire mostruosa: la vita di un bambino vale infinitamente di più di un paio di scarpe! Tuttavia, anche se siamo tutti d’accordo nel dire che sarebbe sbagliato tirare dritto, al mondo ci sono altri bambini le cui vite potrebbero essere salvate con altrettanta facilità, e di fronte a questi non facciamo nulla» [Peter Singer]
Lo stato di eccezionale emergenza sollecita le coscienze, dormienti nel bisogno del quotidiano.
Piccoli gesti possono contribuire al miglioramento della qualità della vita di tanti, ma resta più comodo voltarsi dall’alta parte. Lo fanno i singoli. E lo fanno le Istituzioni, quando scelgono di non dare risposta a un Popolo che chiede soccorso, strumentalizzandone il disagio al fine di dar maggior forza a poche lobby di potere.
Le necessità dei cittadini rappresentano da sempre l’alibi per decisioni d’urgenza, per scelte non realmente calibrate alla soddisfazione di interessi collettivi, per alleanze non rispettose del principio di rappresentatività democratica e mirate a evitare la delegittimazione di un certo partito nell’immediato o a consentire a un altro di rafforzare la propria posizione per il futuro.
Il Popolo ne è consapevole. Eppure passivamente subisce strategie politiche contrarie al proprio benessere. Senza sforzarsi di creare un’utile alternativa. Senza ricercare un percorso differente per riappropriarsi del presente e consegnare alle prossime generazioni un futuro più sostenibile di quello all’orizzonte.
Le risorse non mancano, ma ad averne il controllo sono quei pochi che hanno interesse ad alimentare un sistema sociale iniquo. Purtroppo, fino a quando non verranno contrastate logiche finanziarie surrettiziamente costruite sulla soggezione del Popolo, il divario sociale, in termini di benessere, sarà destinato ad accentuarsi.
Meritocrazia Italia inverte la rotta. È reazione. È un Movimento fatto di cittadini che hanno scelto di riconoscere le proprie responsabilità, di non farsi strumento di legittimazione di decisioni favorevoli soltanto a classi sociali già agiate, e di rivendicare verità.
Uno studioso inglese teorizzò che, per realizzare il viver bene collettivo, sarebbe necessario che ogni cittadino percepisse un reddito di almeno ventimila sterline; la serenità economica di tutti contribuirebbe a generare solidarietà sociale e a escludere ogni forma di povertà o discriminazione. Insomma, sarebbe sufficiente saper distribuire la ricchezza in modo da dare a tutti la possibilità (non di sopravvivere, ma) di vivere.
L’idea è provocatoria. Però è vero che, a fronte del notevole spreco alimentare di molti Paesi occidentali, la fame nel mondo cresce. Parimenti, il sistema sanitario mostra spesso delle falle gravissime e, contro ogni etica e morale, le cure riservate a chi può permettersi di accedere a cliniche private sono molto diverse da quelle rivolte a chi è costretto alle code e alla malasanità di alcuni ospedali pubblici. È vero anche che ci sono ancora lavoratori senza possibilità di prospettiva e imprenditori senza certezza del futuro o capacità di programma.
Di questo deve occuparsi la politica.
Di questo si occupa Meritocrazia Italia.
L’obiettivo è imparare a cogliere le debolezze e anticipare i problemi, con accortezza e lungimiranza.
Il proposito è restituire concretezza a una riflessione politica fatta di slogan e proclami.
È essenziale riavvicinare i cittadini alla pubblica amministrazione. Non è difficile intervenire sullo snellimento dei processi; utile sarebbe sostituire limitanti controlli preventivi con più severi controlli successivi, e così garantire ai singoli maggiore margine di manovra con contestuale rafforzamento dei presidi di legalità. Il ripristino delle strutture dismesse prima di avviare nuove lottizzazioni aiuterebbe al recupero ambientale.
Con il coraggio delle idee, è ancora possibile rivoluzionare l’assetto valoriale comune e restituire alla società l’immagine di un’Istituzione fonte non di prevaricazione, ma d’altruismo, generatore di solidarietà ed equità. Verso una rinnovata civiltà.