La sovraesposizione oraria non si risolve semplicemente con la ‘settimana corta’. MI propone nuove politiche del lavoro

La sovraesposizione oraria non si risolve semplicemente con la ‘settimana corta’. MI propone nuove politiche del lavoro

All’ordine del giorno è ancora il tema della sovraesposizione oraria dei nostri lavoratori rispetto alla media europea.

Soluzione al problema sembra a molti la strategia della ‘settimana corta’. Più utile invece iniziare a parlare di nuovi modelli produttivi e flessibilità oraria.
È indispensabile, per porre il lavoratore, persona, al centro delle politiche sul lavoro, strutturare modelli che garantiscano maggior benessere e accrescano l’indice di produttività. Un giusto bilanciamento di tali fattori non solo è possibile ma è indispensabile al fine di adottare politiche di crescita condivise e un’equa distribuzione della ricchezza.
È altrettanto corretto demandare alla contrattazione collettiva questo cambiamento con un confronto schietto, culturale, non ideologico, in quanto, per cambiare i modelli, occorre la condivisione delle parti in causa con individuazione di punti di incontro.

Nell’attuale sistema di contrattazione collettiva vi sono criticità che andrebbero sanate in maniera preliminare.
Il concetto di base riguarda la rappresentatività, ovvero la capacità che le associazioni rappresentative hanno di stipulare contratti vincolanti. Un problema, questo, alla base di non poche distorsioni nel mercato del lavoro: si pensi ai contratti pirata, ad associazioni, seppur vietate dalla legge, create ad hoc per bypassare i contratti di categoria e all’universo di lavoratori che non beneficiano per nulla di una contrattazione collettiva.
In questo scenario diviene altrettanto indispensabile promuovere meccanismi a tutela che, in carenza di contrattualistica, possano essere garanzia verso i lavoratori.

Un contemperamento dei poteri è fondamentale. Non basta la capacità trilaterale con il governo da arbitro a colmare quelle lacune generate da una non piena applicazione dell’art. 39 cost. Risulta necessario ridefinire i perimetri con quella ‘registrazione’ dei sindacati e delle associazioni di categoria attesa da tempo con una norma che non è mai arrivata.

Il mercato del lavoro è un sistema complesso, con variabili complesse che necessita di interventi strutturali al fine di mantenere o raggiungere risultati di equità e produttività. Meritocrazia Italia per tali ragioni nuovamente propone:
– di promuovere un adeguamento culturale in grado di puntare all’efficienza, trovando equilibri tra benessere aziendale e benessere delle persone che compongono l’azienda;
– di adottare un sistema di adeguamento automatico, triennale e comunque al raggiungimento di un livello pari al 10% dei rincari, delle spettanze retributive;
– di puntare sulla cura del benessere della persona lavoratore, che sempre più si deve sentire parte attiva e centrale della vita produttiva aziendale, lavorando per obiettivi comuni;
– di creare e/o rafforzare modelli produttivi già esistenti in cui si sia ben bilanciato il rapporto tra lavoro e vita privata;
– di favorire un aumento della produzione pro capite attraverso l’applicazione di nuovi modelli produttivi, e ciò al fine di donare all’Italia nuova prosperità;
– di definire parametri oggettivi su cui fondare la validità della contrattazione collettiva, rendendola il più possibile equa;
– di estendere i contratti collettivi a tutti quei lavoratori che non beneficiano di questo importante istituto e ciò a garanzia di maggiori tutele.

Stop war.



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