“L’ACQUA CHE NON PIOVE IN CIELO STA”
Nei proverbi sta la saggezza che la cultura delle tradizioni tramanda di padre in figlio, ma a volte la stessa saggezza si perde nelle azioni sconsiderate dell’uomo e nella presunzione di credere di essere più forte di ogni equilibrio naturale.
La corsa intrapresa punta a un traguardo fatto di velocità, comodità e semplificazione, ma nel percorso si perdono di vista le questioni a maggiore rilevanza.
L’Abruzzo è una delle Regioni più verdi d’Italia, caratterizzato dalla presenza di patrimoni naturali incontaminati che hanno permesso il proliferare della vita, di quella biodiversità che ha regalato all’uomo, fin dall’antichità, un habitat generoso, ricco di acqua, fonte primaria di vita.
Eppure oggi ci si trova in una evidente condizione di emergenza idrica.
Diventa urgente esaminarne i motivi e proporre soluzioni utili a ripristinare il benessere generale.
In Abruzzo, circa la metà dell’acqua potabile si disperde nelle condotte obsolete, tanto da avere l’onere di essere una delle Regioni a maggior dispersione idrica (dati ISTAT).
Dall’analisi di Confartigianato, stando agli ultimi dati disponibili del 2018, emerge che in Abruzzo le perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua sono pari al 55,6% (media nazionale 42%). Il parametro, tra l’altro, è peggiorato nel corso del tempo: nel 2015 era al 47,9% e nel 2012 al 42,3%. I dati parlano chiaro: ci si trova di fronte a reti colabrodo.
I numeri riferiscono dell’inadeguatezza del sistema idrico abruzzese, che di efficiente ha ben poco, nonostante gli alti costi sostenuti dagli utenti.
Non ultime, le imprese abruzzesi, già in grandissima difficoltà a causa della pandemia, non possono permettersi di subire anche i gravi disagi dovuti all’assenza di acqua.
Di certo, la crisi idrica risulta essere legata anche alla scarsità di precipitazioni, e quindi alla mancata ricarica degli acquiferi di base. Il cambiamento climatico e la tipologia, spesso violenta, delle precipitazioni aumentano la possibilità di ruscellamento superficiale e dilavamento costruendo le basi per una instabilità del terreno e conseguente dissesto idrogeologico.
In questo quadro disastroso, la cui versione definitiva si muove verso un punto di non ritorno, si cerca di trovare soluzioni captando acqua con condotte provvisorie (Progetto Tirino del 2020), si cerca di continuare a sfruttare l’acqua a fini idroelettrici progettando nuovi impianti (il fiume Sangro è di nuovo interessato da un progetto per la captazione di acqua, 1.500 – 3.000 l/sec, presentato dalla Tecnobuilding di Eboli per un tratto del corso d’acqua nel territorio del Comune di Alfedena) e per finire RFI propone di costruire di gallerie ferroviarie all’interno del Morrone che possano agevolare il collegamento Pescara-Roma. Quest’ultimo progetto sembra prevedere una galleria di circa 13 km situata a monte delle sorgenti del Giardino che forniscono con una portata attestata su circa 1000 l/s, riforniscono ogni giorno di acqua potabile decine di comuni della Val Pescara, Chieti e Pescara compresi. Senza contare l’elevata pericolosità sismica della zona, in cui una faglia molto importante sarebbe attraversata perpendicolarmente dalla galleria, situazione che potrebbe creare disastri e successiva inutilizzazione definitiva della stessa.
L’aumento dei consumi di acqua, soprattutto nelle zone costiere nei periodi estivi, pone sotto stress tutto il sistema idrico regionale generando disagi alla popolazione e gravi danni all’ambiente nel momento in cui si cerca di intervenire con cure palliative e non con una seria programmazione.
Gli habitat fluviali, lacustri, le sorgenti, i sistemi idrici sotterranei sono retti da delicati equilibri e le decisioni in merito alla captazione, all’utilizzo, allo sfruttamento e all’impatto ambientale vanno ben ponderate.
Ogni azione che l’uomo reitera verso l’ambiente ha delle conseguenze: utilizzando l’acqua a fini idroelettrici, ad esempio, si potrebbe aumentare il grado di rischio idraulico e alterare gli equilibri preesistenti relativi all’habitat (variazioni di portata, periodi di piena e di secca), procurare danni a flora e fauna, senza dimenticare le caratteristiche geologiche dell’alveo dei fiumi che, se ad elevata permeabilità, potrebbero essere a rischio secca per diversi tratti.
Nel 2000, la direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, sia dal punto di vista ambientale, sia amministrativo-gestionale. La direttiva cerca di raggiungere obiettivi come la prevenzione del deterioramento qualitativo e quantitativo, il miglioramento dello stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee.
Tale direttiva stabilisce, inoltre, che i singoli Stati Membri affrontino la tutela delle acque a livello di ‘bacino idrografico’ e l’unità territoriale di riferimento per la gestione dello stesso è individuata nel ‘distretto idrografico’, area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere. In questo modo si ottiene una caratterizzazione per zona e, di conseguenza, il controllo potrebbe essere più facilitato. I risultati dell’applicazione dei piani di gestione risultano però non essere sufficienti alla tutela ed alla continua necessità di acqua da parte dei cittadini.
L’Abruzzo ricorda ancora i danni provocati durante la perforazione della galleria del Gran Sasso, quando nel settembre del 1970, l’escavatrice perforò l’acquifero sotterraneo e venne investita da acqua e fango ad una pressione di circa 60 ATM provocando la morte di 11 persone e danni incalcolabili al patrimonio idrico abruzzese. Il livello della falda si abbassò di circa 600 m e la portata di molte sorgenti fu dimezzata per le più grandi, inoltre molte fonti di altura, utilizzate soprattutto per gli animali da pascolo, si prosciugarono.
Nel cercare soluzioni per il benessere collettivo è necessario quindi anche iniziare un percorso di risanamento e aiutare l’ambiente a ripristinare i giusti equilibri.
Per questo, servirebbero:
– una solida programmazione sugli investimenti necessari alla riparazione ed ammodernamento della rete idrica regionale al fine di limitare la dispersione;
– un progetto di educazione sistematica dei cittadini all’uso consapevole dell’acqua attraverso campagne di informazione su come ridurre lo spreco (ad esempio eventi in piazza con gadget rompi getto per rubinetti…);
– la creazione e attuazione di un piano regionale che dia priorità alla salvaguardia ambientale riferita soprattutto agli ambienti fluviali, lacustri e marini, e che preveda nelle zone interessate da rischio idrogeologico una immediata azione di risanamento e protezione;
– l’individuazione di aree da porre sotto tutela, il cui sfruttamento potrebbe giovare a breve termine alla comunità, ma arrecare seri danni a lungo termine a tutto l’habitat interessato.
FONTI
https://www.mite.gov.it/direttive/direttive-acque
– Portate fluviali: dieci anni di misure. Riepilogo storico delle portate fluviali della provincia di Pescara. Spatola Mayo C. (2013). Arta Abruzzo.
– Piano di tutela delle acque D.LGS. 3 APRILE 2006, N. 152 E S.M.I. – Relazione idrogeologica. Habetswallne F. (2008). Regione Abruzzo.
– Deliberazione 24.07.2008, n. 671: L.R. n. 17 del 25.06.2007 art. 8:“Studio a supporto della programmazione regionale in materia di risorse idriche destinabili alla produzione di energia elettrica”- approvazione.( Anno XXXIX – N. 53 – 12.09.2008)
– Redazione del piano stralcio difesa alluvioni aggiornamento delle elaborazioni modellistiche idrauliche e relativa produzione di elaborati cartografici nell’ambito del progetto di p.s.d.a., riferito ai bacini idrografici di rilievo regionale. Avanzi A. (2007). Regione Abruzzo.
– Dispersione del deflusso fluviale nell’area portuale di pescara: proposte preliminari di intervento. Lalli F., Corsini S., Guiducci F. (2005). APAT – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici.
– Studio di un ecosistema fluviale ad elevato rischio ambientale mediante un approccio olistico basato sull’utilizzo di bioindicatori di diversi livelli nello spettro biologico. Giansante C., Caprioli R., D’Angelo A.R., Diletti G., Gatti G., Melai V., Nepa M., Pelini S. (2016). Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. CAPORALE”.
– Piano di Azione Locale per la Regione Abruzzo Rapporto finale (PO 2005/2006 AdP MATT-CNLSD 2005).. D’Alessandro L., Piacentini T., Salvatore F., D’Eramo A. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio – Comitato Nazionale Lotta alla Siccità e alla Desertificazione.