L’ARROGANZA DELLA FALSA DEMOCRAZIA – 29 GENNAIO 2023
Nel 1989, la gran parte del mondo gioiva per la fine della Guerra fredda.
Ci si volle illudere del fatto che un lieto fine fosse stato finalmente stato scritto, e che la democrazia avesse vinto sul totalitarismo. Si volle tracciare un confine netto, certo, tra la buona e la cattiva politica.
La versione della storia raccontata da Francis Fukuyama lascia riflettere ancora oggi. In ‘La fine della storia’, lo scrittore sembrava lanciare un messaggio di grande ottimismo e positività; la democrazia ne veniva fuori come l’ipotesi migliore di governo in assoluto. Dalle sue parole, traspariva però anche la preoccupazione per gli effetti dell’evento, che portavano una democrazia annientata nella sua voglia di cambiare le cose, altezzosa, spavalda, convinta dell’inadeguatezza di ogni altro modello di governo dei popoli.
L’errore, insomma, è stato quello di credere di aver raggiunto il traguardo. Una volta per tutte. Di aver vinto ogni battaglia.
È stato ingenuo adagiarsi sulla vittoria e credere il male sconfitto definitivamente.
Nel 1947 Churchill definì la democrazia il peggior sistema di governo, su tutti gli altri sistemi mai sperimentati.
Tant’è che la Guerra fredda, proprio quella che si credeva vinta e tramontata, oggi ritorna in tutta la sua veemenza e crudeltà.
Crisi energetica. Crisi ambientale. Crisi finanziaria. Sconvolge che il 4% dell’intera ricchezza mondiale sia concentrata nel potere di pochissimi noti.
Questo è riuscita a fare una democrazia spocchiosa e arrogante.
Viene spontaneo, dinanzi a questo scenario desolante, rivolgere un pensiero a tutti coloro che non hanno tempo da dedicare alla ricostruzione del benessere. È tutta lì l’arroganza della democrazia, che sconfigge se stessa.
Quanto tempo perso bloccati nel traffico, in conversazioni telefoniche inutili, dietro la maschera di un social. Quanto tempo sprecato inconsapevolmente. Quanto tempo sottratto a quello che conta davvero. Quanto tempo sottratto all’altro.
Meritocrazia sarà sempre fatta solo da persone che ‘trovano il tempo’. Perché bastano pochi istanti per stravolgere una democrazia finta, illusoria, trasformandola in vera libertà.
Ma, per cambiare le cose, bisogna prima di tutto saper cambiare se stessi e comprendere davvero di quante energie si dispone e a chi e cosa le si vuole rivolgere. Bisogna prima imparare ad amare se stessi e gli altri, rinunciando all’indifferenza, all’opportunismo, all’odio e al rancore.
Perché la vera rivoluzione è quella delle idee. E le idee possono nascere e attecchire soltanto con l’onestà di pensiero, il confronto e la coesione, con la forza del gruppo e della condivisione.
Partecipare è un dovere, ma è anche un’opportunità. Interloquire con le Istituzioni, per rappresentare problemi e suggerire soluzioni, è un’occasione preziosa per fare la propria parte e vivere la vera libertà di espressione. Che non è anarchia di giudizio o facoltà di puntare il dito e alimentare la spirale di odio e cattiveria dalla tastiera di un pc, condividendo pensieri scomposti, ma è possibilità di agire per il bene comune.
La libertà è nella possibilità di essere differenti da quello che non va.
La libertà, insomma, non è una cosa facile. Richiede sacrificio, costanza e dedizione.