LAVORO FEMMINILE

LAVORO FEMMINILE

Un’inversione di rotta culturale

L’importanza del ruolo della donna nel mondo del lavoro sembra un fatto ormai pacificamente riconosciuto.

Numerosi sono gli studi che dimostrano che il contributo femminile, sia in ambito lavorativo, sia in ambito economico, finanziario e sociale, abbia un impatto significativo sullo sviluppo e sulla crescita del Paese.
In Italia l’impianto normativo esistente sembra garantire una sostanziale parità giuridica per quanto riguarda le regole di accesso al lavoro, unitamente alle regole di svolgimento dello stesso, e continui ritocchi alla regolazione muovono verso una progressiva rimozione di ogni discriminazione fondata sul genere e l’adozione di sempre maggiori tutele.

Ma una legislazione adeguata non basta a garantire effettività al diritto alle pari opportunità.
Non basta a vincere stereotipi culturali, purtroppo ben radicati, che incidono tuttora sull’atteggiamento adottato nei confronti delle Donne, e che contribuiscono a mortificare le potenzialità del sistema economico con conseguente sottoutilizzo del lavoro femminile in termini, sia quantitativi, sia qualitativi.

Il problema non è ancora superato. E la lotta all’iniqua distribuzione delle opportunità non può arrestarsi. La strada è ancora lunga.

Ancora reali disparità si riscontrano in termini di prospettive di carriera, qualificazione professionale, formazione imprenditoriale, parità di retribuzione, e possibilità di ricoprire ruoli apicali.
C’è di più che la disuguaglianza basata sul genere è un fenomeno trasversale che, seppur in maniera diversa e con forte dipendenza da elementi di natura storica, culturale e religiosa, è riscontrabile nell’intera dimensione sociale.

Il cambiamento passa per un’inversione di rotta culturale.

Per questo, investire in opere di sensibilizzazione collettiva è fondamentale. A partire dalla scuola e incoraggiando sempre più donne ad intraprendere studi in materie scientifiche e/o in ambiti tradizionalmente appannaggio dell’altro genere.

Il pensiero dei Giovani sul problema è indicativo.
Sono le ultime generazioni a subire in misura minore il peso di anacronistici retaggi culturali. In ambito scolastico e lavorativo, la differenza è meno avvertita.
Però restano tutte le difficoltà di conciliare tempi di lavoro e cura della casa e della famiglia. Questa è la causa principale dell’abbandono del posto di lavoro, con tutto ciò che comporta sul piano economico ed emotivo.

Un contributo utile al miglioramento della condizione di lavoro femminile dovrebbe anzitutto passare dalle seguenti iniziative:

agevolare l’imprenditoria femminile, per sopperire alla ridotta presenza di Donne nel campo imprenditoriale (già in decido aumento, ma ancora non a livelli di parità), con i) la composizione di un adeguato piano di finanziamento per le imprese a conduzione femminile, attraverso la concessione di prestiti a durata pluriennale per favorirne l’avviamento, ii) creazione di una piattaforma digitale di discussione tra le rappresentanze ed elaborazione di proposte, e iii) regime di fiscalità che renda convenienti le assunzioni presso le imprese a conduzione femminile;

rivedere il regime contrattuale del part-time delle donne per conciliare esigenze familiari con quelle aziendali, con regime di maggior flessibilità oraria accompagnata dall’obbligo del mantenimento della stessa retribuzione percepita, e con inserimento di un termine massimo per poter usufruire di questo regime, a condizione che questo termine sia adoperato in modo tale non aggravare la condizione lavorativa della donna;

– puntare sul welfare aziendale e prevedere una detrazione fiscale totale per le spese di asilo nido (se del caso in relazione alla situazione reddituale economica dichiarata nell’ultimo anno).



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