LE BASI DI UNA PALINGENESI POLITICA – 11 LUGLIO 2021
Il termine ‘palingenesi’ ha radici religiose. Ricorre spesso nelle Sacre Scritture e racconta di quel rinnovamento che parte dall’intimo di ciascuno, ma è potenzialmente idoneo al contagio di tanti.
Dalla passione, dalla costanza e dalla determinazione di alcuni, l’impulso alla rinascita collettiva.
Su questa idea nasce Meritocrazia Italia.
Non è chiaro in cosa consista la vera Felicità, né quali gli ingredienti per la creazione del benessere comune. Gli stereotipi confortano, ma annebbiano la vista, distraggono e confondono.
La Felicità è sintesi di emozioni e sensibilità. È contenitore di situazioni diverse, di approcci emotivi differenti alle relazioni sociali, alla famiglia, al lavoro.
Proprio l’estrema varietà di sfumature e l’eterogeneità di bisogni, aspirazioni e attitudini rende il concetto così complicato. Comprendere le debolezze altrui non è semplice, e a vincere è più spesso il desiderio di affermazione di sé, in una competizione insana alimentata da odio e invidia. L’errore è ricercare il benessere nel chiuso della propria individualità.
La nuova tirannia dell’io.
Nata in Oriente, la tirannia venne presto acquisita dalla Grecia come nuova forma di governo. Gige, per primo, si impadronì del potere, spodestando il re in carica e imponendo il personale dominio. Finalmente fuori da ogni logica dinastica.
La forza del tiranno è, almeno sulle prime, nel sostegno del Popolo, deluso o insoddisfatto dalla precedente classe politica.
Nella storia, però, gli esiti sono sempre stati gli stessi.
Nonostante l’emancipazione da dinamiche aristocratiche, accolta dai cittadini con speranza e fiducia, le scelte del tiranno sono destinate a seminare sconforto e delusione, perché improntate a prepotenza e indifferenza ai bisogni reali.
Una rivoluzione più apparente che reale.
Purtroppo il potere abbaglia e annienta le migliori intenzioni. Anestetizza i rapporti. Intorpidisce le sensibilità. Sollecita la diffidenza e aumenta le distanze.
Accade per le alte cariche istituzionali. Accade in ogni comunità organizzata.
Meritocrazia segna un punto di rottura. Non è mai ostentazione di sé. Non ha bisogno di quell’evidenza che tanti ottengono grazie all’appeal di proclami carichi di inutile ovvietà. Non cerca la stabilità in intese politiche non coerenti con il proprio piano valoriale.
L’ambizione è un’altra. È ben oltre tutto questo.
La principale aspirazione di Meritocrazia è gettare le basi per una crescita culturale solida ed effettiva e aiutare la Società nella riscoperta del valore dell’altruismo.
Lo dimostra il fare inclusivo del Movimento, alla continua ricerca di nuovi compagni di viaggio e pronto a ricavare spazio per chiunque abbia il desiderio di dare il proprio contributo. Senza interessi altri rispetto a quello del bene collettivo e con cieca fiducia nei valori e nei principi racchiusi nel logo.
Dato l’obiettivo, tutto sta nel non lasciarsi deviare dalle tentazioni della tirannia, dalle lusinghe del potere, dalla brama di primazia.
Il successo di uno sia parte del successo di tutti.
Contro lo Stato tirannico, vinca lo Stato dell’inclusione e dell’equità.