L’EQUILIBRIO TRA MILLE PAROLE – 28 NOVEMBRE 2021

L’EQUILIBRIO TRA MILLE PAROLE – 28 NOVEMBRE 2021

Trovare l’equilibrio è essenziale, per star bene con se stessi e per star bene con gli altri. È essenziale soprattutto nelle organizzazioni di gruppo. Lo è ancora di più nella gestione della cosa politica.
Trovare l’equilibrio vuol dire anzitutto essere in grado di contenere gli eccessi dell’emotività, ridimensionare l’Io per lasciare spazio al Noi, forzarsi ad abbassare le barriere e aprire maggiormente al dialogo, assecondando la curiosità verso nuove esperienze.

Non è semplice.

Spesso hanno la meglio sensazioni del momento, paure, incertezze e sfiducia verso le proprie potenzialità.

Accade anche in Meritocrazia, che chiede coraggio per una missione molto impegnativa.

La competenza non è tutto. Con un po’ di equilibrio organizzativo e con la giusta pianificazione delle attività, è possibile anche mettersi alla prova in ambiti prima inesplorati o non ben conosciuti. E rendersi utili in ruoli inediti.
Fare politica vuol dire saper uscire dalla propria zona di confort, e confrontarsi con situazioni nuove e sfide mai immaginate. Per affrontare l’impegno, occorre fare tesoro delle proprie conoscenze e delle proprie abilità. Ma serve anche ricercare abilità nascoste. In una continua prova di maturità.

È la guida a dar supporto al gruppo nella ricerca di equilibrio, tra sensibilità, emozioni e attitudini diverse. E, per farlo, alle volte deve compiere scelte che non soddisfano tutti nell’immediato. Scelte di prospettiva, talora impopolari.

Nelle pagine di Tocqueville e Rifkin, a più di due secoli di distanza, si legge di un cittadino europeo più accorto alle relazioni che al lavoro e alla seria accumulazione, alla ricerca di una sicurezza fatta di rapporti. Un atteggiamento, quello del ‘relazionarsi sostenibile’, che va a vantaggio del patrimonio storico e del benessere collettivo.
Ma nessuna felicità può realizzarsi senza capacità di cogliere le occasioni di godere dell’essenza della vita, che è fatta di conoscenza e contatto umano, di condivisione di sentimenti ed emozioni, di specialità, di meravigliosa diversità. Dimentichiamo di cogliere le sfumature. Di vivere la natura.
Persa la coscienza civica e la consapevolezza di essere tutti chiamati alle stesse regole del gioco, parti importanti della società vengono abbandonate a loro stesse. In una silenziosa secessione, prevalgono parassitismo, corruzione, spirito di sopraffazione. Cecità per le pieghe dell’animo altrui.
Prevale lo scoramento. Prevale la convinzione di non essere in grado di raggiungere l’obiettivo, di non avere le capacità giuste e le conoscenze adeguate.

Però, se qualcuno non avesse avuto l’ardire di osare e di confrontarsi con sfide nuove, la Civiltà sarebbe rimasta ferma a secoli addietro.

Si cresce soltanto guardando oltre il proprio ordinario raggio d’azione.

La capacità di trovare coesione è la spia delle reali opportunità di riuscita di un progetto che si propone ambiziosamente di creare un mondo diverso, sovvertendo le logiche della quantità, di una felicità misurata a peso e di una morale in balia di un pericoloso relativismo. Quel che si desidera si prende. I numeri hanno preso il palco. Le statistiche non ammettono repliche. La natura umana non entra nel conto.

Quello che ha realizzato finora Meritocrazia è frutto del sacrificio di chi ha l’ardire di crederci e il coraggio di confrontarsi con la novità, di chi vive la dimensione umana delle relazioni.

Robert Musil scrive, a proposito de ‘L’uomo senza qualità’, che «ogni individuo ha soltanto compiti precisi, le professioni sono raggruppare in luoghi determinati, si mangia mentre si è in moto, i divertimenti sono radunati in altre zone della città e in altre ancora sorgono le torri che contengono moglie, grammofono e anima». Questo è il modello industriale capitalista, basato sul valore dei beni.

Meritocrazia è diversa. Crede nell’Uomo, e costruisce sulle relazioni tra le emozioni.
Bisogna saper misurare le proprie capacità. Bisogna sapersi confrontare con se stessi e cercarsi anche nello sguardo degli altri. Solo così si impara a scoprire i propri veri limiti, superando timori e sfiducia.

Solo così si riscopre il valore dell’altro.



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