Libertà d’espressione e fake news: l’uso dei social network non sia una minaccia ma un’opportunità

Libertà d’espressione e fake news: l’uso dei social network non sia una minaccia ma un’opportunità

Continua ad allarmare il monito di Geoffry Hinton sui pericoli dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale.
I rischi, però, sono nascosti anche nell’internet per come lo conosciamo già e nell’uso della Rete fatto da tutti quotidianamente.

È innegabile che negli ultimi anni i social network abbiano fortemente influenzato il comportamento degli utenti in tutti i settori: se nel comparto degli acquisti si è passati dal paradigma di e-commerce a quello di social-commerce (un sistema di vendita e acquisto che inizia dalla promozione sui social), il settore dell’influencer marketing sta da alcuni anni veicolando anche il mercato dell’informazione.
Un’analisi dei dati dimostra che, del 75% degli italiani che dichiarano di preferire l’informazione online a quella offline, il 47% utilizza i social network anche per informarsi, acquisendo non solo notizie di attualità, ma anche nozioni di base a livello sociale, storico e culturale. I più giovani preferiscono informarsi su Instagram e YouTube, mentre le persone oltre i 35 anni con-tinuano a preferire Facebook. Una nota a parte la merita TikTok, il social dei giovanissimi, che sta diventando un canale di informazione molto in voga tra gli adolescenti.

I social media, in particolare Instagram e TikTok, sono diventati il mezzo preferito dei giovani per acquisire notizie e creare una propria opinione sostituendo, spesso, motori di ricerca, testate giornalistiche e blog di informazione; se da un lato gli influencer, in alcuni casi, sono diventati veri e propri opinion maker specializzandosi anche in contenuti di alto livello culturale, ar-tistico, scientifico, ambientale ed economico che divulgano, rendendoli accessibili ai più, dall’altro lato, c’è il rischio che, senza un lavoro rigoroso di selezione delle informazioni e divulgazione delle stesse, i social possano diventare un veicolo di disin-formazione.
La libertà d’espressione costituisce uno dei principi cardine del nostro impianto costituzionale. Ma se i contenuti delle testate giornalistiche sono (o dovrebbero essere) legati a doveri deontologici, che impongono la valutazione della natura della fonte e la verifica della verità della notizia, i social network – nonostante abbiano il loro codice etico (la Digital Chart) che dovrebbe limitare le fake news – non sono ancora dotati di un meccanismo di controllo rigoroso relativo alla diffusione delle notizie esponendo – alcune volte – le persone, a causa della viralità del web, a una vera e propria infodemia o epidemia di fake news.

Un altro rilevante rischio a cui possono andare incontro gli utenti utilizzando la piattaforma come principale e unico canale di informazione è la confirmation bias: quando le persone effettuano una ricerca, spesso lo fanno per confermare una loro ipotesi, rischiando di finire in una tana confortevole in cui si sentono protetti perché circondati esclusivamente da opinioni con cui concordano e che, quindi, confermano le loro convinzioni.

Meritocrazia Italia chiede da sempre che il problema non venga sottovalutato. La libertà di autodeterminazione e di scelta consapevole, in ambito professionale, politico, delle relazioni sociali o della tutela della salute, dipende strettamente dalla possibilità di accedere a fonti attendibili e informazioni certe. I social network possono rappresentare uno strumento prezioso in questo senso, ma l’uso distorto genera un effetto boomerang pericolosissimo.
Perché si creino spazi sicuri di relazione, il settore merita una seria regolazione, che punti alla maggiore responsabilizzazione dei gestori delle piattaforme e all’educazione a un utilizzo consapevole da parte degli utenti, giovani e meno giovani.

Da qui, la proposta di Meritocrazia del c.d. T.U. Social network già condiviso da tempo con le Istituzioni e oggetto di ampia discussione.

Stop war.



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